(ASI) - Ieri lo United States Senate ha approvato un pacchetto legislativo che potrebbe presto porre fine al blocco delle attività governative federali, il più lungo della storia degli Stati Uniti.
Lo shutdown statunitense è iniziato lo scorso 1° ottobre 2025, quando il Congresso statunitense non è riuscito ad approvare in tempo le leggi di finanziamento necessarie alle agenzie federali per svolgere le proprie attività. In sostanza, quando non ci sono fondi legali disponibili a pagare stipendi e per coprire le spese operative delle istituzioni pubbliche, tutto si ferma: alcune agenzie e uffici restano comunque aperti solo per garantire le attività considerate essenziali, come la sicurezza nazionale, i servizi di emergenza e le prigioni federali. Tuttavia altri dipendenti federali vengono invece messi in congedo forzato senza stipendio. I programmi pubblici, come sussidi alimentari o trattamenti amministrativi, possono essere sospesi o rallentati, mentre eventi e procedure governative non urgenti e non essenziali, vengono posticipati d’ufficio.
Il testo approvato ieri, stabilisce innanzitutto un finanziamento temporaneo che consente alle agenzie federali, di riprendere le attività lavorative fino al 30 gennaio 2026. La votazione al Senato è stata di 60 sì e 40 no. Il sostegno è arrivato da quasi tutti i senatori repubblicani e da otto democratici, che hanno rotto la linea di partito. Il provvedimento dispone inoltre che i dipendenti federali in congedo forzato e senza stipendio, vengano reintegrati e ricevano il salario arretrato. Il passo successivo è ora alla Camera dei Rappresentanti, controllata dai repubblicani, che potrebbe votare già mercoledì, secondo il presidente della Camera Mike Johnson. Se la Camera approverà e il presidente firmerà il provvedimento, il governo federale riprenderà a funzionare pienamente.
Negli USA questi shutdown sono relativamente frequenti, tuttavia questo segna un record negativo, in quanto passerà alla storia come lo shutdown più lungo con 41 giorni di inattività prima della sua risoluzione. Ha avuto impatti concreti: benefici governativi sospesi per milioni di persone (tra i quali sostegni di tipo alimentare), pesanti ritardi nelle pratiche amministrative, e centinaia di migliaia di lavoratori federali non retribuiti, che di fatto ha inciso anche sulla spesa dei consumatori, e su alcune imprese che dipendono dal governo e subiscono ritardi nei pagamenti.
Carlo Armanni - Agenzia Stampa Italia



