(ASI) - Israele ha ripreso raid aerei nella Striscia di Gaza, in palese violazione del cessate il fuoco. Il governo di Tel Aviv ha affermato che le operazioni erano in risposta ad aggressioni contro truppe israeliane e in seguito alla morte di un soldato; gli attacchi servivano a colpire esclusivamente obiettivi militari.
Fonti umanitarie di Gaza tuttavia, riferiscono di decine di vittime e numerosi feriti nei raid avvenuti in diverse aree della Striscia, tra cui Gaza City, Khan Younis e il campo profughi di Bureij.
Immediate le conseguenze immediate sul piano umanitario e su quello politico. Gli ospedali nella Striscia segnalano arrivi di vittime e oggettive difficoltà logistiche nelle zone colpite, mentre le organizzazioni umanitarie avvertono che ogni ripresa dei combattimenti complica le consegne di aiuti e mette a rischio infrastrutture civili già gravemente danneggiate. Sul piano diplomatico, l’episodio aumenta la pressione sui mediatori internazionali.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato che nonostante i raid israeliani, il cessate il fuoco regge e non è a rischio. La Casa Bianca e funzionari statunitensi hanno rilanciato l’appello al contenimento sottolineando la necessità di preservare le vie destinate all’aiuto della popolazione civile. Al tempo stesso Washington ha precisato che Israele mantiene il diritto a reagire se viene attaccato; in questa direzione si crea così un doppio binario pericoloso che si divide tra il sostegno alla tregua e la legittimazione della risposta militare in caso di provocazioni.
La situazione resta quindi estremamente delicata. La problematica principale è proprio il diritto di reagire in caso di attacco. Entrambe le parti si accusano, contrattaccando, mentre le vittime civili continuano a salire. Secondo i mediatori internazionali, servono meccanismi di verifica della violazione del cessate il fuoco, che in qualche modo possano convalidare un’eventuale risposta militare. Una sorta di avallo. Perché nel 2025 l’umanità è talmente progredita da non bombardare più “a caso”. Reazioni militari per rappresaglia sono ammissibile, se e solo se preventivamente verificate. Un po’ come la VAR nel calcio: che certifichi che il raid è moralmente giustificato e burocraticamente ammissibile, mentre la pace, invece, continua a restare senza protocolli.
Carlo Armanni - Agenzia Stampa Italia



