(ASI) - Nuova escalation in Medio Oriente tra Israele e Palestina. Malgrado le pressioni e le richieste internazionali di cessate il fuoco, che includono anche l’esortazione ufficiale da parte del presidente americano Donald Trump a «sospendere i bombardamenti», le operazioni israeliane nella Striscia di Gaza sono continuate, provocando decine di vittime civili.
Secondo fonti sanitarie palestinesi, almeno 36 persone sono state uccise in attacchi israeliani durante le ultime 24 ore, nonostante le richieste Usa di interrompere i raid. Inizialmente la voce di Trump sembrava essere stata accolta da Hamas, tuttavia le cose risultano essere ben più complesse.
Il quadro politico è piuttosto complicato: dopo l’invito di Trump a Israele, sull’interruzione dei bombardamenti e la confema israeliana a rigurdo, i fatti mostrano uno scenario totalmente opposto: nuove esplosioni e colpi aerei vengono segnalati quotidianamente. Il The Guardian riferisce che alcune fonti israeliane hanno affermato che specifiche aree sono state soggette a una “riduzione operativa” ma non a un vero e proprio cessate il fuoco.
Benjamin Netanyahu ha annunciato un accordo condizionato al piano in 20 punti proposto da Trump, accordo che prevede una graduale ritirata e un congelamento delle operazioni solo se Hamas accetterà diverse condizioni, fra cui il rilascio degli ostaggi, lo smantellamento delle sue capacità militari, e una forma di governance sotto supervisione internazionale. Nel governo israeliano tuttavia, ci sono voci dissidenti che si oppongono a qualsiasi revisione militare significativa. Da parte sua Hamas ha risposto con cautela all’offerta Usa-israeliana: alcune fazioni palestinesi si sono dette pronte ad accettare parti del piano come il rilascio di ostaggi, ma restano ostacoli su smilitarizzazione e modalità della transizione amministrativa.
L’equilibrio internazionale sembra messo a dura prova. Da un lato gli Stati Uniti, che orientano e orchestrano il piano di pace; dall’altro Israele, che vuole preservare la sua capacità militare e la propria sicurezza. Hamas osserva, pronta ad alzare il tiro se riterrà che il piano filoamericano favorisca troppo l’una o l’altra parte. Il conflitto rimane dunque in uno stallo ancora più pericoloso: nessuna tregua concreta, ma sforzi diplomatici sotto pressione. In attesa che le parti decidano, sono i civili a pagare il prezzo più alto.
Carlo Armanni - Agenzia Stampa Italia



