(ASI) Il Presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha dichiarato che non vi è alcuna intenzione da parte dell’Iran di sviluppare la bomba atomica. Secondo quanto affermato, il Paese si schiera a favore di un utilizzo dell’energia nucleare “pulita”. Il contesto è anche legato alla religione iraniana, in linea con le fatwa (regole che stabiliscono, a livello religioso, i principi morali ed etici del comportamento islamico).
A sostegno di questa tesi, l’Ayatollah Khamenei ha definito l’uso delle armi nucleari come haram, ossia proibito.
Si tratterebbe dunque di una presa di posizione chiara: escludere programmi nucleari a scopi bellici. Secondo i leader iraniani, gli impianti colpiti da Israele sarebbero destinati a usi civili ed economici. Le parole chiave restano progresso, ricerca e sviluppo, nell’ottica di fonti energetiche più moderne.
Il complesso di Fordow, bombardato pesantemente da Israele, è un impianto sotterraneo situato a circa 100 metri di profondità, fortificato e progettato per resistere anche ad attacchi militari di una certa intensità. Diverse fonti affermano che nel sito venga sviluppata energia nucleare a fini pacifici. Si tratta infatti di un sito di stoccaggio dove l’uranio verrebbe arricchito per scopi non bellici, come è stato più volte ribadito.
Tuttavia, la profondità, l’ubicazione e le forti misure di protezione del sito hanno suscitato sospetti in Israele e in alcuni Paesi occidentali circa la possibilità che venga utilizzato per scopi non dichiarati. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha spesso espresso preoccupazione per la mancanza di trasparenza in alcune attività nucleari iraniane.
Israele condanna apertamente il programma nucleare di Teheran. Le tensioni derivano anche dalla guerra in corso da circa una settimana, caratterizzata da raid e bombardamenti reciproci. Restano forti dubbi sull’utilizzo del nucleare da parte dell’Iran, mentre il premier israeliano Netanyahu ribadisce l’inaccettabilità di tale programma, soprattutto in relazione allo status di “Terra Santa” attribuito a Israele.
La legge ebraica, infatti, non presenta punti di contatto con quella islamica. I lettori si interrogano se sarà mai possibile risolvere una questione così spinosa e delicata tra due fazioni profondamente divise.
Massimiliano Pezzella – Agenzia Stampa Italia



