Aodi: «Basta con le promesse a vuoto. Apprezziamo il Piano Mattei dell’Italia ma la nostra politica estera si faccia finalmente valere nelle stanze che contano per sostenere i Paesi più bisognosi, lavorando sui processi di pace, sulla crescita economica, sulla formazione sanitaria, combattendo la fame e la povertà. Basta con le promesse a vuoto e i tornaconti personali».
(ASI) Roma - «Con le nostre associazioni, con l’impegno costante di Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, di Umem, Unione Medica Euromediterranea, di Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in Italia, tutte sotto l’egida del Movimento Internazionale Interculturale Uniti per Unire, e con lo strumento della Web Tv Scuola Unione per l’Italia, non abbiamo mai smesso di seguire l’evoluzione geopolitica internazionale, cercando di fare costantemente la nostra parte per favore il dialogo, le cooperazioni, e di sostenere l’evoluzione sanitaria mondiale, cercando di svolgere un ruolo attivo con indagini, statistiche, report attendibili.
E se dal 2000 con la nascita delle associazioni di cui sono promotore e presidente, ho cercato di creare una comunicazione fatta di verità, di indagini, e di notizie attendibili, nel contempo non ho mai smesso di muovermi su un doppio fronte, quello di medico e di professionista sanitario, mettendo al primo posto la divulgazione, la ricerca, la prevenzione, la collaborazione con altri colleghi, nel corso di convegni, dibattiti e interviste, e dall’altra svolgendo il ruolo di comunicatore, sia con la stampa nazionale che con quella internazionale, con 25 interventi al giorno tra intervista e citazioni.
Naturalmente con le nostre associazioni abbiamo l’obiettivo di valorizzare e raccontare il vissuto quotidiano delle comunità italiane di origine straniera, guardando con occhio critico a ciò che accade a quelle popolazioni in difficoltà, alle prese con conflitti, pandemie, crisi economica e sanitaria.
Il mio personale impegno va avanti sin dai tempi della cosiddetta primavera araba e della caduta del muro di Berlino.
Ho seguito, studiato, analizzato e divulgato ai media le quattro fasi-ondate dell’immigrazione in Italia.
1. Abbiamo prima avuto l’arrivo in Italia degli studenti stranieri fino alla caduta del muro di Berlino. (Anni 70-80)
2. Abbiamo avuto l’arrivo di professionisti e lavoratori già laureati nei propri paesi di origine, in particolar modo provenienti da Paesi dell’Est.
3. L’inizio della Primavera Araba con l’arrivo di cittadini africani in particolare modo dal Maghreb (Tunisia, Libia, Marocco, Algeria) ma anche principalmente Egitto, Sudan, Somalia.
4. L’inizio della Pandemia e l’arrivo di professionisti della sanità.
In questo momento così delicato di contingenza internazionale, ho seguito con attenzione il G7, il vertice delle grandi potenze.
Non smetterò mai di dire che ogni fase ha delle peculiarità e delle soluzioni differenti da adottare.
Posso dire con certezza, ad oggi, guardando l’evolversi delle relazioni internazionali, che davvero poco è stato fatto dalla politica internazionale sul piano dell’integrazione e del supporto alla buona immigrazione, arginando sul nascere gli sbarchi clandestini, laddove la colpa non è certo dei poveri disperati che cercano un futuro migliore ma di quelle realtà criminali senza scrupoli che lucrano sulle speranze e sui sogni di donne, bambini, uomini che spesso muoiono in un lungo viaggio che diventa un incubo senza ritorno.
Con le nostre associazioni lottiamo in modo serrato per incentivare la politica “dei Grandi” ad una cooperazione internazionale che miri a creare le condizioni per fermare gli esodi incontrollati, creando le condizioni per una buona sanità, per una buona politica, ma soprattutto non smetteremo mai di invocare la pace, laddove i conflitti dimenticati sono la prima causa di morte di donne e bambini, aprendo la strada alla fame, alla sete e quei genocidi a cui abbiamo assistito nel corso della storia.
E’ necessario creare le condizioni “per aiutarli a casa loro”, sulle cui premesse sono nati anche i nostri “Manifesti della Buona Immigrazione e della Buona Sanità Internazionale”. In questo caso è indispensabile lavorare sulla crescita delle nuove generazioni di professionisti sanitari all’interno dei propri paesi di origine, con progetti di formazione a distanza ma anche con l’invio di tutor ed figure di grande esperienza, senza dimenticare che vanno sostenuti l’economia locale, l’occupazione e lo studio, con la nascita di strutture ospedaliere all’avanguardia, scuole, aziende e spazi dove i bambini possono crescere senza essere sfruttati, oltre a combattere la fame e la povertà, i nemici numero uno.
Occorre, lo diciamo da sempre, sostenere, incentivare e valorizzare proprio la buona immigrazione, quella di professionisti, di studenti, di cittadini che scelgono l’Italia per crearsi un futuro migliore ma che rappresentano anche una risorsa da non far scappare, da non depauperare, perché potrebbero scegliere altri Paesi se da noi non trovano condizioni idonee. E parliamo di retribuzioni al pari delle altre nazioni europee, prospettive di carriera e snellimento della burocrazia, come accade per i professionisti sanitari.
Abbiamo poi il dovere, internamente, di lavorare sull’integrazione dei giovani di origine straniera, nati qui da genitori immigrati o arrivati qui da piccoli, stimolando ovviamente anche loro allo studio, alla partecipazione, al dialogo, senza ovviamente tralasciare le proprie origini.
Non possiamo quindi che, come Amsi, Umem e Uniti per Unire, accogliere positivamente il Piano Mattei ma non possiamo nasconderci e non affermare di essere stanchi delle promesse a vuoto.
Vogliamo concretezza per il processo di pace, in particolar modo nella Striscia di Gaza, con l’impegno dei Paesi più forti a creare Due Stati e Due Popoli e mettere fine all’uso delle armi.
Vanno ovviamente anche risolti con la diplomazia tutti i conflitti dimenticati, come Yemen, Siria, Iraq, Libia, Sudan, Somalia, sostenendo sul serio le economie locali e i professionisti sanitari locali.
Non dimentichiamo che sono stati i Paesi ricchi a creare i cosiddetti deserti sanitari e questo ha minato e continua a minare nel profondo la già debole sanità di queste nazioni, dall’Africa all’Asia, arrivando fino all’America Latina.
Chiediamo ancora una volta corridoi sanitari immediati nella Striscia di Gaza, sostenendo le donne, i bambini, gli uomini che soffrono.
La pace non si ottiene a parole ritrovandosi riuniti a un tavolo, per poi mettere tutto su carta e dimenticare di attuarlo, tornando alla realtà dei propri problemi di Paesi ricchi e occupando le poltrone e badando ai primi piani nelle televisioni mondiali e alle prime pagine dei giornali internazionali.
Non è così che si arriva alla pace. La politica mondiale sia finalmente strumento reale di sostegno e di cambiamento e non sia interesse personale di pochi eletti.
L’unico, va riconosciuto, che davvero fin ora si è speso concretamente per la pace è Papa Francesco, che non smetteremo mai di seguire e ringraziare per il suo impegno, l’unico contro le guerre, contro la vendita delle armi e contro lo sfruttamento degli esseri umani e per il dialogo inter religioso vero.
L’Italia, da parte sua, può e deve attuare una politica estera forte, efficace, che non lavori solo per i Paesi più deboli, faccia anche da sprone per le altre nazioni della Ue, facendo valore il suo ruolo nei vertici internazionali.
E’ qui che si può vedere finalmente la buona politica, quella fatta per la gente e con la gente, cancellando le divisioni, gli interessi personali, le strumentalizzazioni, mettendo al primo posto chi davvero ha bisogno, lavorando non per occupare un incarico prestigioso ma fornendo idee, proposte, leggi, campagne, finalizzate al benessere della collettività mondiale una volta per tutte».
Così il Prof. Foad Aodi è Esperto in Salute Globale, Presidente di Amsi, Co-Mai e del Movimento Uniti per Unire, nonché Docente di Tor Vergata, membro del Registro Esperti della Fnomceo dal 2002, già 4 volte Consigliere dell’Ordine dei medici di Roma, nonché Direttore Sanitario del Centro Medico Iris Italia e Membro del Comitato Direttivo AISI.