(ASI) L'indice PMI manifatturiero cinese è sceso a quota 49 punti dai 49,4 del mese precedente. A comunicarlo è oggi il Dipartimento Nazionale di Statistica nella sua consueta nota di fine mese. A settembre, dopo quattro mesi in contrazione, di cui gli ultimi tre in fase di recupero, il dato era risalito sopra i 50 punti (50,2), cioè in territorio espansivo, a fronte di un'Eurozona in grave difficoltà (43,4). Da ottobre (49,5), invece, l'indice è tornato a scendere assestandosi in territorio contrattivo.
Sembrerebbe essere proprio la crisi dell'Area Euro, colpita dalla spirale inflazionistica di quest'anno e dalla conseguente politica rialzista della BCE, a condizionare negativamente la performance cinese. Secondo i dati di Hamburg Commercial Bank (HCOB), l'indice PMI manifatturiero dell'Eurozona è rimasto invariato nel mese di dicembre a quota 44,2 punti, al di sotto delle previsioni (44,6), evidenziando «condizioni deboli nel settore», con la «produzione scesa per il nono mese» ad un «tasso di declino nuovamente in accelerazione» e «salari diminuiti per il settimo mese consecutivo» [Trading Economics].
Non a caso, Zhao Qinghe, capo statistico del Dipartimento, ha sottolineato le complessità, la severità e le incertezze dell'ambiente esterno, trasformatesi sul mercato cinese in un «crollo degli ordini dall'estero» [Xinhua]. A porre una sfida non di poco conto per le aziende del Dragone c'è poi il calo della domanda interna. Sul fronte della produzione, in ogni caso, il sottoindice relativo in dicembre si attesta a quota 50,2 punti, quindi in territorio espansivo, anche se in calo (-0,5) rispetto a novembre.
Tuttavia - come spiegano gli statistici cinesi - le vacanze previste per il periodo del Nuovo Anno fanno ben sperare le imprese per quanto riguarda la produzione e le attività commerciali legate ai beni di consumo, in particolare prodotti agricoli, alimentari e bevande. Inoltre, il 10 febbraio prossimo cadrà il Capodanno cinese che, come di consueto, darà il via ad un'intera settimana di festività in tutto il Paese. Si tratterà di un altro test importante per valutare la tenuta dei consumi interni, ormai da anni vero e proprio traino della crescita del gigante asiatico.
Per quanto riguarda le previsioni in termini di produzione e attività manifatturiere, il sottoindice relativo è ancora saldamente in zona positiva, a quota 55,9 punti - in aumento di 0,1 punti rispetto al mese scorso e per il sesto mese consecutivo - mettendo in luce l'ottimismo generalizzato del mercato.
Un dato interessante, diffuso in giornata dal Ministero dell'Industria e delle Tecnologie dell'Informazione cinese, mostra come nel periodo gennaio-novembre di quest'anno la manifattura elettronica abbia registrato una «solida ripresa». Il valore aggiunto industriale delle grandi aziende del comparto è infatti cresciuto del 2,6% su base annua, ovvero ad un ritmo di quasi un punto percentuale più veloce rispetto ai primi dieci mesi. Una conferma della forza, sin qui praticamente inarrestabile, dei settori ad elevato contenuto tecnologico.
Il PMI non-manifatturiero, che mette insieme i servizi e le costruzioni, è cresciuto di 0,2 punti rispetto a novembre, portandosi a quota 50,4. Resta invariato il sottoindice relativo ai servizi, fermo a 49,3 punti. Le migliori performance arrivano da poste, telecomunicazioni e servizi finanziari, tutti al di sopra dei 55. Il terziario, nel complesso, gode di molta fiducia tra gli operatori, con un sottoindice relativo alle aspettative delle imprese salito a dicembre di 0,1 punti, a 59,4.
Malgrado l'incertezza legata alla situazione finanziaria di alcuni colossi del settore immobiliare, le costruzioni continuano a mostrare segnali molto incoraggianti in questo 2023, con il sottoindice relativo che a dicembre sale di ben 1,9 punti rispetto al mese scorso, a quota 56,9. L'ottimismo, in questo caso, è persino più alto: il sottoindice relativo alle aspettative di mercato sale a 65,7 punti, +3,1 su novembre.
Il sentiment di dicembre riflette globalmente l'andamento ondivago dell'economia cinese in questo 2023 di piena ripresa post-pandemica, dopo il superamento della politica zero-Covid alla fine del 2022. Da un lato, permangono grandi elementi di forza, a partire dal tasso di crescita del PIL, che per l'intero anno dovrebbe assestarsi intorno al 5,4%, rivisto al rialzo dal Fondo Monetario Internazionale a novembre.
Dall'altro, restano sullo sfondo alcuni fattori di incertezza che la recente Conferenza Centrale sul Lavoro Economico, andata in scena a Pechino l'11 e 12 dicembre scorsi, ha indicato come priorità nel novero dei problemi da affrontare e risolvere nel 2024 attraverso vari strumenti già testati e consolidati, tra cui una politica monetaria prudente ma orientata alla facilitazione dell'accesso al credito per le piccole e piccolissime imprese, in particolare quelle attive nei settori più innovativi, ed una politica fiscale proattiva, tesa a favorire imprese e famiglie.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia