(ASI) È cominciato oggi a Pechino il terzo Forum Belt and Road per la Cooperazione Internazionale. Si tratta della prima edizione dallo scoppio della pandemia, che ne aveva impedito lo svolgimento sino allo scorso anno.
Negli ultimi giorni hanno confermato la propria partecipazione rappresentanti istituzionali da oltre 140 Paesi e 30 organizzazioni internazionali, per un totale di oltre 4.000 delegati registrati. Tra gli obiettivi del vertice c'è quello di delineare un nuovo grande piano condiviso con i leader stranieri presenti per una porre le basi di una «cooperazione Belt and Road di alta qualità».
Dopo l'esordio nel 2017, dov'era presente anche l'allora presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, e il secondo appuntamento nel 2019, cui prese parte anche l'allora capo di governo Giuseppe Conte, questa importante due-giorni cade in un momento estremamente teso e complicato per gli equilibri internazionali, con due scenari di guerra a tenere il mondo col fiato sospeso: lo scontro tra Russia e NATO in Ucraina, ancora aperto e tutto da decidere, e quello tra Israele e Palestina, caldissimo e vicino al punto di ebollizione, in attesa che Tsahal faccia partire l'annunciata operazione di terra a Gaza.
Il Forum, tuttavia, intende evidenziare un punto di vista diverso rispetto al pessimismo che si respira da tempo in Europa e negli Stati Uniti. Dieci anni dopo il lancio, direttamente dal palco dell'Università Nazarbayev di Astana, in Kazakhstan, il presidente cinese Xi Jinping vuole rimarcare l'importanza dell'Iniziativa Belt and Road (BRI), pensata per ricostruire in chiave moderna le direttrici terrestri e marittime dell'antica Via della Seta.
Stando ai dati dell'American Enterprise Institute, durante questo primo decennio, le infrastrutture di trasporto, il comparto dei metalli ed il settore energetico hanno caratterizzato la maggior parte (81% a giugno 2023) degli investimenti realizzati dalle aziende cinesi nel quadro della BRI. Il confronto su base annua evidenzia che gli IDE cinesi operati nell'ambito dell'iniziativa sono cresciuti nel primo semestre del 2023 ($40,6 mld) rispetto allo stesso periodo dei tre anni precedenti: non sono ancora tornati ai livelli del periodo gennaio-giugno 2019 ($48,8mld) ma la tendenza degli ultimi due anni mostra una sostanziale ripresa [Reuters, 16/10/2023].
Secondo le previsioni del governo, in questa seconda decade, la spinta propulsiva alla BRI sarà impressa da nuovi fattori di cooperazione internazionale, a cominciare proprio dal già citato «sviluppo di alta qualità», più volte ribadito da Xi Jinping in relazione alla politica economica interna. Con questa espressione, la leadership del Paese di mezzo intende sistematizzare e consolidare un processo di trasformazione che sta già interessando l'economia cinese da almeno otto anni, cioè da quando i consumi interni sono diventati il principale motore di crescita ed il valore aggiunto dei servizi ha superato quello dell'industria nel computo complessivo del PIL nazionale.
Se sul mercato interno Pechino ha messo in campo una forte riforma strutturale dell'offerta, mirata in primis a semplificare, sburocratizzare e snellire gli oneri fiscali e amministrativi per le imprese, in particolare quelle piccole e medie orientate all'innovazione e alla sostenibilità, all'esterno questo nuovo approccio si traduce in una cooperazione internazionale che guarda con sempre maggiore interesse ai settori tech e green nel tentativo di coniugare, in modo pragmatico e non ideologico, le esigenze dell'economia con gli obiettivi dell'Agenda ONU 2030 in termini di riduzione delle diseguaglianze nel mondo, autosufficienza alimentare e tutela degli ecosistemi.
In un'intervista a Xinhua, il viceministro degli Esteri Ma Zhaoxu ha sottolineato che nel promuovere la cooperazione BRI, Pechino aderirà ai «principi aurei» della consultazione estesa, del contributo congiunto e dei benefici condivisi, manterrà l'impegno di una cooperazione aperta, verde e trasparente, nonché punterà ad elevati standard, alla sostenibilità e al miglioramento delle condizioni di vita generali.
«Insieme ai nostri partner, la Cina proporrà lo sviluppo di alta qualità della BRI su una scala più ampia, ad un livello più profondo e verso standard più elevati per avanzare verso gli obiettivi dello sviluppo e della prosperità comuni», ha spiegato Ma.
Il cosiddetto "spirito della BRI" si aggancia chiaramente al concetto di «comunità dal futuro condiviso per l'intera umanità», vera e propria pietra angolare del pensiero di Xi Jinping, codificato in vari volumi tradotti e pubblicati anche all'estero nel corso degli ultimi anni. Questa idea discende a sua volta dalla Grande Armonia tra Cielo (Tian), Terra (Di) e Umanità (Ren) cui fa riferimento il pensiero di Confucio, esaltando l'aspirazione alla costruzione di un giusto equilibrio sociale come requisito necessario alla realizzazione dell'equilibrio cosmico.
Recuperata negli ultimi decenni dal Partito Comunista Cinese, questa visione si traduce, sul piano strettamente politico, in un rapporto simmetrico tra la costruzione di una società armoniosa (hexie shehui) nel più ampio contesto della costruzione di un mondo armonioso (hexie shijie), dove prevalgano i principi di coesistenza nella diversità, reciprocità e non ingerenza espressi, ma fin qui poco praticati, nella Carta delle Nazioni Unite.
Il Forum, dunque, pone e propone una via alternativa alla globalizzazione imperniata sul Washington Consensus, ormai in crisi in numerose aree del pianeta, soprattutto quelle meno sviluppate, dove l'ordine internazionale neoliberale, pur con qualche eccezione, non è riuscito a mettere in campo soluzioni efficaci, lasciando irrisolte numerose questioni geopolitiche, proprio come quella palestinese.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia