Von der Leyen a Lampedusa: “La migrazione è una sfida europea”

(ASI) Lampedusa – “L'Italia può contare sull'Unione europea”: con queste parole, scandite volutamente nella nostra lingua, si è conclusa la visita della presidente della Commissione europea a Lampedusa.

Ursula von der Leyen ha raggiunto l’isola lo scorso 17 settembre su invito del Primo ministro Giorgia Meloni, in seguito al moltiplicarsi degli sbarchi che da settimane ormai stanno mettendo in ginocchio il sistema di accoglienza.

Momento cruciale della visita è stata la conferenza stampa congiunta finale, durante la quale la numero uno della Commissione ha presentato un piano in dieci punti con l’obiettivo di facilitare la gestione dei flussi migratori diretti verso le coste italiane. Von der Leyen ha innanzitutto constatato che l’attuale situazione a Lampedusa è “molto difficile” e ha colto l’occasione per ringraziare il costante sforzo delle autorità locali e degli abitanti: La vostra incredibile solidarietà è commovente”.

La presidente ha poi puntualizzato che l’amministrazione di tale difficile realtà non può e non deve essere lasciata esclusivamente in mano a Roma. Al contrario, a suo parere “la migrazione irregolare è una sfida europea e necessita di una risposta europea”. Risposta che deve essere frutto di “azioni concrete” scaturite “dalla solidarietà e dall’unità” di tutti i ventisette Stati membri.

In questa direzione sembra andare la proposta in dieci punti. In primis, si prevede un maggiore coinvolgimento degli uffici europei nelle fasi immediatamente successive allo sbarco, dalla registrazione all’identificazione, fino al rilevamento delle impronte digitali di ciascun migrante. L’obiettivo consiste nell’aiutare le autorità italiane a facilitare e velocizzare le attività. Il riferimento è, in particolare, all’operato dell'Agenzia dell'Unione Europea per l'Asilo (EUAA) e dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex).

La prima ha sede a La Valletta, a Malta, e ha il compito di supportare le cancellerie nazionali nell’applicazione delle leggi comunitarie in materia di migrazione. La scelta di puntare sull’EUAA è coerente, dal momento che l’agenzia può anche prestare “assistenza operativa e tecnica” agli Stati “sottoposti a particolare pressione”. Per quanto riguarda Frontex, negli ultimi anni Bruxelles ha deciso di rafforzarla proprio per gestire meglio i flussi. Non a caso, la sua iniziale dotazione finanziaria è salita progressivamente dai 143 milioni di euro nel 2015 ai ben 754 milioni nell’anno precedente. Medesimo discorso per i dipendenti, incrementati a 1.500 unità nel 2022 a fronte delle appena 402 di sei anni fa.

In secondo luogo, von der Leyen ha esortato tutti gli Stati membri a sfruttare maggiormente il “meccanismo di solidarietà volontaria” introdotto durante il Consiglio europeo di giugno come parte integrante del nuovo “Patto per la migrazione e l’asilo”. L’auspicio è, in sostanza, che ogni governo europeo accetti sul proprio territorio una quota dei migranti sbarcati a Lampedusa. Il meccanismo prevede, lo ricordiamo, che in nome della solidarietà ogni anno vengano ricollocati almeno 30.000 migranti dai paesi di primo approdo. Gli esecutivi che si rifiuteranno di collaborare dovranno pagare una “multa” del valore di 20.000 euro per ogni richiedente asilo non accettato.

La numero uno ha citato più volte il tema del rimpatrio. “Coloro che non sono qualificati per l'asilo devono tornare indietro”, ha detto. Von der Leyen non solo ha parlato della necessità di velocizzare le procedure, ma ha anche promesso di renderle effettive intensificando il dialogo con i paesi di origine. In merito, la presidente ha annunciato che invierà Margaritis Schinas a negoziare direttamente con paesi come Guinea, Costa d'Avorio, Senegal, Burkina Faso. Il politico greco appartiene al gruppo dei Popolari e ricopre attualmente la carica di vicepresidente della Commissione per la promozione dello stile di vita europeo.

Von der Leyen ha poi dichiarato guerra ai trafficanti di esseri umani. In particolare, dovrebbe a breve essere avviato presso Europol un gruppo di lavoro contro questo “brutale fenomeno”. Per la presidente le attività dei trafficanti sono veri crimini e perciò devono essere affrontati proprio dall’agenzia europea finalizzata alla lotta al crimine. Oltre a ciò, le autorità italiane verranno aiutate a sequestrare e distruggere le barche, in modo da sottrarre ai contrabbandieri i mezzi di trasporto che impiegano per portare avanti i loro traffici.

“Quanto più saremo bravi con la migrazione legale, tanto più potremo essere severi con la migrazione irregolare” ha proseguito la numero uno della Commissione. Von der Leyen ha annunciato il potenziamento dei corridoi umanitari per assicurare a chi ne ha diritto un percorso legale e privo di pericoli. Verrà intensificata la collaborazione con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Quest’ultima è un’agenzia composta da 173 Stati collegata all’Onu e possiede uffici in oltre 100 nazioni. L'Italia è uno dei paesi fondatori.

E poi c’è la questione della sicurezza. A Lampedusa si è parlato dell’ulteriore rafforzamento di Frontex e della possibilità di lanciare nuove missioni marittime ed aeree europee nell’intento di monitorare le acque del Mediterraneo. “Sono favorevole a esplorare le opzioni per espandere le missioni navali esistenti o per organizzarne di nuove” ha confessato von der Leyen. Il tutto accompagnato dalla maggiore fornitura di attrezzature e di formazione specifica a favore della guardia costiera tunisina.

Il richiamo è tutt’altro che casuale. Risale a pochi mesi fa, infatti, il controverso memorandum d’intesa sottoscritto dalla presidente e dai Primi ministri italiano e olandese con il presidente tunisino Kais Saied. Un accordo che, in poche parole, tenta di delegare la gestione dei flussi e il controllo delle partenze direttamente al paese nordafricano. Ciò in cambio di consistenti finanziamenti comunitari.

Ai 100 milioni di euro destinati ai migranti si aggiungono, ad esempio, 150 milioni per un ambizioso progetto di cavi sottomarini che collegheranno ben 11 paesi costieri ivi compresa l’Italia. E ancora, 300 milioni per un progetto di infrastrutture sottomarine che trasporteranno elettricità dalla Tunisia all’Europa, 65 milioni per ammodernare le scuole locali, 10 milioni per incentivare gli scambi culturali fra le due sponde del Mediterraneo.

Resta da vedere se e in che misura le parole si trasformeranno in azioni concrete. I dubbi non mancano, dal momento che le elezioni europee sono sempre più imminenti. E se la migrazione è storicamente un tema capace di accendere vivaci scontri tra gli Stati membri, c’è da scommettere che lo sarà a maggior ragione ora, in piena campagna elettorale, a pochi mesi dall’apertura delle urne. Quanto al capitolo tunisino, c’è da chiedersi quale sia l’utilità di finanziare governi dalla dubbia democraticità senza peraltro ricevere nulla in cambio. Del resto, i dati del Viminale parlano chiaro: la maggior parte dei migranti sbarcati a Lampedusa provengono proprio dai porti tunisini.

Insomma, la sensazione è che siamo piuttosto lontani da una gestione davvero efficiente, sicura e solidale della migrazione. E nel frattempo, il dramma dei morti in mare non accenna certo a diminuire.

Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia

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