(ASI) Continua la lotta del Venezuela contro le grandi multinazionali. Nei giorni scorsi Rafael Ramìrez, il ministro del petrolio di Caracas, ha infatti ribadito che Caracas non rispetterà in alcun modo i vari arbitrati internazionali delle banche mondiali per cercare di risolvere, con il proprio sistema giudiziario, le dispute con le compagnie straniere messe al bando dall’operato altamente sociale e nazionalista del presidente Chavez.
Per evitare il solito polverone polemico contro il presunto regime venezuelano Ramirez ha poi aggiunto che il suo paese tenterà, nonostante tutto, di negoziare vari accordi ridiscutendo gli investimenti già operati dalle multinazionali caso per caso.
Fuori discussione però la possibilità che il Venezuela retroceda sul campo della ritrovata sovranità nazionale, soprattutto nei confronti della disputa attualmente in atto con la Exxon Mobil, che anziché affidarsi a tribunali venezuelani ha preferito quelli stranieri dell’International center for settlement of investment disputes, organo che dipende dalla Banca mondiale, indisponendo il governo bolivariano.
"Siamo in procinto di mandare una notifica per la nostra uscita dal centro", ha spiegato Ramìrez. La decisione del Venezuela di ritirarsi dall’organizzazione potrebbe avere effetti reali su più di una dozzina di compagnie che hanno ancora dispute irrisolte con Caracas. Stando a quanto è stato comunicato dall’ICSID ci sarebbero ancora qualcosa come 17 casi pendenti di multinazionali contro il Venezuela.
Il colosso latino-americano ha inoltre ribadito di non voler effettuare alcun pagamento alla Exxon Mobil oltre i 255 milioni di dollari già stabiliti dall’ultimo arbitrato. Parlando della questione al suo settimanale programma radiofonico Alo presidente Hugo Chavez ha invece chiosato "Pagheremo a Exxon mobil 250 milioni di dollari e un barattolo di petrolio".
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