(ASI) Dalla Cina giungono nuovi segnali di ottimismo per la seconda metà dell'anno. A luglio l'indice PMI manifatturiero è infatti aumentato per il secondo mese consecutivo dopo il calo di maggio, quando era sceso a 48,8 punti. Se a giugno il dato era aumentato di appena 2 decimi, attestandosi a 49 punti, in questo mese è risalito a 49,3 avvicinandosi sempre più alla soglia dei 50 punti, ritenuta decisiva per capire se il settore sta vivendo una fase espansiva o contrattiva.
Tra i 21 settori presi come di consueto in esame dal sondaggio del Dipartimento Nazionale di Statistica, sono 10 quelli in espansione, contro gli 8 del mese scorso, a dimostrazione di un «miglioramento complessivo del clima manifatturiero», secondo quanto sostiene l'analista Zhao Qinghe.
Cala invece rispetto al mese scorso, pur restando ampiamente al di sopra della soglia dei 50 punti, l'indice PMI non manifatturiero. Stavolta il dato si ferma a quota 51,5 [contro i 53,2 di giugno], ma i servizi e l'edilizia continuano a guidare la ripresa post-pandemica del Paese per il settimo mese consecutivo, avendo immediatamente beneficiato della rimozione delle misure anti-Covid, avvenuta a cavallo tra dicembre e gennaio scorsi.
Stando al giudizio di Zhao, sia le aziende manifatturiere che quelle di servizi hanno mantenuto una prospettiva stabile, mentre gli indici che misurano le aspettative di mercato hanno gravitato su valori alti, confermando la tendenza complessiva alla ripresa. Per le imprese cinesi restano tuttavia alcune criticità, legate principalmente alle sfide poste da un «complicato ambiente esterno». Tra i fattori di incertezza c'è infatti il calo degli ordini e della domanda dall'estero.
Il confronto con le principali economie mondiali resta confortante, in particolare con Stati Uniti ed Europa, dove la manifattura è in contrazione. Se negli States il PMI manifatturiero è in netta ripresa a luglio, risalendo a 49 punti, rispetto ai 46,3 di giugno, nell'Eurozona il dato resta ancora preoccupante: questo mese è infatti sceso di nuovo, toccando quota 42,7 rispetto ai 43,4 punti di giugno. Si tratta del valore più basso degli ultimi tre anni ed è ben al di sotto dei 43,5 punti attesi dal mercato [Trading Economics].
Più in generale, c'è ancora da lavorare per consolidare un percorso di ripresa che resta tortuoso, come emerso una settimana fa dall'ultima riunione dell'Ufficio Politico del Partito Comunista Cinese (PCC). «Attualmente l'economia cinese sta affrontando nuove difficoltà e sfide, che provengono primariamente da una domanda interna insufficiente, da difficoltà operative per alcune imprese, da rischi e pericoli nascosti nelle aree strategiche, nonché da un ambiente esterno cupo e complesso», recita il rapporto conclusivo del Politburo.
Dall'incontro è emersa la necessità di conferire la massima agibilità al ruolo delle politiche e degli sforzi da compiere per promuovere stabilmente uno «sviluppo economico di alta qualità». Secondo il consesso del PCC è dunque essenziale: attuare la regolazione macro in modo mirato e attivo; rafforzare la regolazione anticiclica e le riserve di copertura; implementare costantemente una politica fiscale proattiva e una politica monetaria prudente; proseguire, ottimizzare ed attuare politiche mirate alla riduzione di tasse ed oneri; avvalersi del ruolo degli strumenti di politica monetaria aggregati e strutturali; sostenere l'innovazione tecnologica, lo sviluppo dell'economia reale e delle micro, piccole e medie imprese.
A questo si aggiungono la volontà di mantenere fondamentalmente stabile il tasso di cambio del renminbi su una base ragionevole ed equilibrata, nonché l'intenzione di vitalizzare il mercato dei capitali per rafforzare la fiducia degli investitori.
Pur adattate alla contingenza, le ricette individuate rappresentano in pratica la prosecuzione di quanto già visto negli ultimi anni: semplificazione e defiscalizzazione sostenute; sostegno all'innovazione, all'economia reale e alle piccole imprese; spinta ai consumi interni, da almeno un decennio forza motrice della crescita economica; stimolo degli investimenti privati; aggiustamento ed ottimizzazione delle politiche nel settore immobiliare.
Secondo il giudizio della Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme, importante agenzia del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese, il Paese gode della fiducia e delle capacità per raggiungere gli obiettivi annuali di sviluppo economico e sociale, prevedendo un trend stabile e adeguato nella seconda metà dell'anno. Dopo un buon secondo trimestre, in cui il PIL è cresciuto del 6,3%, portando il dato dei primi sei mesi al 5,5%, il target per l'intero 2023 si attesta intorno al 5%.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia