(ASI) Il ministro degli Esteri nicaraguense, Denis Moncada, ha chiesto al Movimento dei Paesi non allineati (Nam), durante la riunione in corso a Baku in Azerbaigian, di mostrare il prioprio sostegno e la propria solidarietà affinché gli Stati Uniti risarciscano il paese centroamericano per i danni causati negli anni ’80 quando Washington sostenne gli oppositori della Rivoluzione sandinista.
Durante la riunione ministeriale sulla lotta del Nam alle sfide emergenti, Moncada ha ricordato che il 27 giugno 1986 la Corte Internazionale di Giustizia emise una sentenza, che imponeva a Washington di pagare a Managua un'indennità di oltre 17 miliardi di dollari.
La sentenza dell’Icj è stata sostenuta dal Nam durante il vertice che ebbe luogo nello Zimbabwe, ad Harare per la precisione, nel 1986. Moncada ha chiesto che la dichiarazione finale della riunione ministeriale includa il sostegno del Nam alla rivendicazione della nazione centroamericana.
Secondo il Governo del Nicaragua, il suddetto indennizzo non copre i danni successivi causati dall'aggressività degli Stati Uniti, poiché il paese “continua ad essere oggetto di un nuovo tipo di aggressione, con quelle che oggi vengono chiamate eufemisticamente sanzioni, e un tentativo di colpo di stato nel 2018, che il governo e il popolo del Nicaragua sono riusciti a neutralizzare”.
Sempre nel corso del vertice di Baku il ministro degli Esteri venezuelano, Yván Gil, ha chiesto di consolidare l'unità del Nam per la costruzione di un mondo nuovo basato sul multilateralismo, la solidarietà e la cooperazione; sempre il rappresentante di Caracas ha sottolineato l'importanza del fatti che i paesi rispettino i loro impegni internazionali nei settori della pace e della sicurezza, del disarmo e della non proliferazione, dello sviluppo, del cambiamento climatico, dei diritti umani e della criminalità transnazionale.
Da parte sua invece il primo ministro uscente del Montenegro, Dritan Abazovic, ha ribadito che il suo Paese è pronto a rappresentare i valori del Nam, apprezzando il fatto che al suo paese sia stato riconosciuto lo status di osservatore perché ha detto: “siamo un Paese che rappresenta valori universali e promuove pace e stabilità ovunque. Il nostro obiettivo è lanciare un messaggio che non conta la dimensione del Paese, né il numero degli abitanti, ma la voglia e l'energia di cambiare le cose in meglio”.
Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia