(ASI) Chișinău – Tra tentativi insurrezionali, dimissioni governative, crisi economica e corruzione, la Moldavia è precipitata in una pericolosa spirale di instabilità. E la Federazione russa non sembra intenzionata a stare a guardare.
La ciliegina sulla torta è arrivata il 9 febbraio. Accolto dai Primi ministri dei ventisette Stati membri, Volodymir Zelensky ha fatto una rivelazione scioccante al Consiglio europeo. I servizi segreti ucraini sono entrati in possesso di documenti relativi a “un dettagliato piano russo per ribaltare l’ordinamento democratico” in Moldavia. Obiettivo ultimo del Cremlino sarebbe il rovesciamento della Repubblica parlamentare.
Le autorità di Chișinău hanno subito esaminato gli incartamenti constatandone la veridicità. L’allarme è giunto con tutta la sua gravità fino alla residenza del presidente della Repubblica. Maia Sandu, prima donna a ricoprire il prestigioso incarico, ha condannato con la massima fermezza l’accaduto. Ha accusato senza mezzi termini Putin di voler “stravolgere l'ordine costituzionale” per bloccare il processo di integrazione europea del Paese, asservirlo alla Russia e “sfruttarlo nella guerra contro l'Ucraina”.
Il capo dello Stato ha parlato di un piano eversivo studiato nei minimi dettagli, che si sarebbe servito di “agenti deviati con addestramento militare camuffati in abiti civili” per “attaccare le sedi delle istituzioni statali” e, addirittura, “prendere ostaggi”. Nelle azioni violente mirate a mettere a ferro e fuoco la capitale sarebbero stati coinvolti persino agenti, membri di partiti politici e gruppi criminali stranieri provenienti da Russia, Bielorussia, Serbia, Montenegro.
Addebiti pesanti, che si rispecchiano nelle tumultuose vicende della storia contemporanea. Abitata oggi da circa tre milioni e mezzo di persone, la Moldavia proclamò l’indipendenza dall’Unione sovietica nel 1991. L’anno successivo entrò nell’Onu, per poi aderire gradualmente alle principali organizzazioni internazionali quali la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale, l’Organizzazione mondiale del commercio.
L’evidente propensione dell’ex repubblica socialista a rifuggire le influenze russe è andata di pari passo con l’adozione di un orientamento sempre più favorevole all’Occidente e alle sue istituzioni. Tale atteggiamento è culminato, l’anno scorso, con la concessione da parte dell’Unione europea dello status di Paese candidato all’adesione.
Altrettanto evidente risulta, tuttavia, l’attitudine del Cremlino a non rinunciare all’ex Stato satellite sovietico. Il governo centrale di Chișinău, del resto, non può non fare i conti con il grattacapo della Transnistria, regione separatista autoproclamatasi indipendente. Nonostante pochissime nazioni al mondo l’abbiano riconosciuta e la Moldavia continui a considerarla parte integrante del suo territorio, Mosca vi ha stanziato l’esercito. Le autorità ribelli, per di più, in seguito all’invasione della Crimea nel 2014 hanno chiesto ufficialmente l’annessione alla Russia.
Le parole di Zelensky, dunque, hanno infiammato una situazione già di per sé labile, insidiosamente tesa. Secondo Maia Sandu, non è la prima volta che Mosca cerca di interferire negli affari interni attraverso “azioni sovversive orientate a destabilizzare lo Stato”.
Ci sarebbe lo zampino di Putin, infatti, dietro le rumorose manifestazioni che in autunno hanno riempito le piazze contro i consistenti aumenti dei prezzi del gas russo. Manifestazioni che si sono spinte oltre, fino a pretendere esplicitamente le dimissioni del governo e della stessa Sandu. Disordini capeggiati dall’opposizione parlamentare ostile all’esecutivo europeista, da membri di partiti filorussi. Tafferugli, a detta delle autorità, infiltrati da “elementi criminali” complici di una campagna sponsorizzata dal Cremlino per esautorare l’esecutivo.
Ma il fendente mortale alla tenuta del sistema moldavo è stato assestato il giorno seguente le rivelazioni esplosive di Zelensky. Il 10 febbraio il presidente del Consiglio, Natalia Gavrilița, ha rassegnato le dimissioni. Era stata eletta nemmeno due anni fa grazie alla vittoria riscossa dal suo Partito d'Azione e Solidarietà, portavoce di un’ideologia marcatamente europeista.
Gavrilița è stata travolta da una combinazione di criticità senza precedenti. Allo scandalo del tentato golpe russo si sono unite la corruzione dilagante, l’impoverimento crescente della popolazione frutto della guerra in Ucraina e delle ritorsioni economiche russe nei confronti dell’atteggiamento filo-occidentale del Parlamento di Chișinău.
Maia Sandu è subito corsa ai ripari: “Per realizzare il nostro obiettivo fondamentale di rafforzare la democrazia e l'integrazione europea, consolidare lo Stato di diritto, migliorare il tenore di vita dei cittadini, ho deciso di nominare un nuovo governo”. La scelta è ricaduta – non a caso – su Dorin Recean, ex consigliere per la difesa della Presidenza della Repubblica nonché ex segretario del Consiglio Supremo di Sicurezza.
A lui è stato affidato l’incarico di guidare l’esecutivo nascente. Un compito assai complicato, da svolgere nell’esclusivo interesse della popolazione. Dalla sicurezza allo sviluppo economico fino alla tutela della legalità, Maia Sandu ha consegnato al suo collaboratore indicazioni precise.
Recean dovrà avvalersi della comprovata esperienza nel settore della sicurezza per salvaguardare la nazione dalle temibili interferenze moscovite. Dovrà rilanciare la fragile economia arginando gli effetti devastanti dei prezzi alle stelle, attirando gli investitori esteri, facilitando la creazione di posti di lavoro, alzando i salari. Dovrà razionalizzare l’ordinamento giudiziario e potenziare la lotta alla corruzione.
Soprattutto, spetterà a lui l’onere di preservare lo spirito europeista della classe dirigente dalle offensive screditanti diffuse fra i cittadini dalla propaganda russa e dai partiti di opposizione compiacenti.
In una contingenza storica mai così cagionevole, ci si augura che le speranze di Maia Sandu diventino al più presto realtà: “Il nuovo legislatore condurrà il Paese sulla via della rinascita. Usciremo da questo periodo difficile a testa alta”.
Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia