Guerra, l’Ue a Zelensky: “Siamo con voi. Il vostro destino è il nostro”

(ASI) Kyiv – Dinanzi all’offensiva ininterrotta dell’esercito russo, l’Unione europea è intenzionata a rafforzare sempre più la propria presenza a Est, garantendo all’Ucraina un avvenire di pace e prosperità all’interno della grande famiglia comunitaria.

Il 3 febbraio i delegati dell’Unione hanno partecipato al 24° vertice Ue-Ucraina. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen sono stati accolti nella capitale da Volodymyr Zelensky e la sua squadra operativa. Le discussioni si sono focalizzate sull’ingresso del Paese nell’Ue e sulle contromisure all’invasione di Putin.

A otto mesi dalla storica concessione dello status di candidato all’adesione, il governo di Zelensky ha compiuto passi importanti per allineare l’ordinamento nazionale a quello comunitario. Il funzionamento degli organi anticorruzione è stato sensibilmente migliorato, ma resta da implementare la riforma della Corte costituzionale e del sistema giudiziario. È necessario intervenire sulle procedure di selezione dei magistrati e sulla loro effettiva indipendenza dalla maggioranza parlamentare di turno.

Al di là del livello legislativo, sono molteplici gli aspetti da perfezionare per avvicinare ancor più Kyiv a Bruxelles. L’Unione ha assicurato a Zelensky di voler integrare il Paese nel mercato interno comunitario, in modo da intensificare le vicendevoli relazioni economiche e commerciali. I dazi all’importazione delle merci ucraine sono già stati temporaneamente sospesi e la misura potrebbe essere prorogata oltre il giugno 2023.

Nel contempo, nel campo delle comunicazioni le parti hanno portato avanti le negoziazioni per includere la nazione nell’area “Roam Like at Home”. I cittadini ucraini potranno telefonare e navigare nel territorio europeo alle medesime tariffe applicate dagli operatori in patria, senza sovrapprezzi, come già avviene per gli utenti di qualsiasi Stato membro Ue.

Michel e von der Leyen hanno poi illustrato i provvedimenti varati per rinvigorire la resistenza di Kyiv all’aggressione russa. Nell’anno corrente l’Europa stanzierà fino a 18 miliardi per aumentare la liquidità nelle casse statali ucraine e riparare le infrastrutture strategiche distrutte dai bombardamenti o dagli attacchi missilistici nemici. Ulteriori 3,6 miliardi andranno a rafforzare le capacità dell’esercito. La missione europea EUMAM – operativa da novembre – addestrerà 30.000 soldati a neutralizzare le incursioni avversarie.

Il Paese, inoltre, continuerà a beneficiare di programmi di assistenza umanitaria. Di fronte all’annientamento di buona parte delle infrastrutture energetiche e dei servizi essenziali nel bel mezzo della stagione fredda, l’Europa non è rimasta a guardare. Si è subito attivata per risanare al più presto le condizioni di vita della popolazione. Tra le iniziative figurano la messa in sicurezza degli alloggi per sfollati e degli istituti scolastici, la fornitura di nuovi autobus e scuolabus, nonché la consegna di trasformatori, generatori di energia e 35 milioni di lampadine a led per sopperire alla costante interruzione dell’energia elettrica. Al giorno d’oggi, l’Unione ha mobilitato una somma complessiva di quasi 50 miliardi ripartiti in sostegno al bilancio, aiuti militari e umanitari.

Ampio spazio nelle interlocuzioni è stato riservato alle cosiddette “corsie di solidarietà”, ovvero vie di comunicazione affidabili messe a disposizione dall’Ue all’esecutivo di Zelensky per consentire l’esportazione e l’importazione di prodotti ucraini ed esteri. Michel e von der Leyen si sono impegnati a potenziare maggiormente tali corsie indispensabili a foraggiare l’economia. Basta pensare che, da maggio a dicembre 2002, grazie a questo stratagemma Kyiv ha potuto vendere al resto del mondo circa 45 milioni di tonnellate di merci, generando per agricoltori e imprese un reddito stimato di 20 miliardi di euro. L’ottimizzazione delle corsie comporterà, in aggiunta, lo sviluppo dei collegamenti ferroviari e stradali con l’Europa.

In un’epoca in cui non è più ammissibile dipendere dalle fonti e materie prime di Mosca, acquisisce particolare rilevanza il memorandum d’intesa sottoscritto in occasione del vertice. L’accordo sancisce un partenariato strategico sulla ricerca congiunta in materia di biometano e altri gas prodotti in maniera sostenibile. Ciò renderà più sicuro l’approvvigionamento energetico reciproco, sottrarrà a Mosca un considerevole strumento di ricatto e mitigherà le conseguenze del cambiamento climatico.

I delegati europei hanno colto l’opportunità per reiterare ai colleghi il convinto appoggio a un “meccanismo di accertamento delle responsabilità” relativo al crimine di aggressione perpetrato dal Cremlino. Putin deve pagare per quanto ha fatto e sta facendo: questa linea dura è condivisa sia da Bruxelles sia dalle autorità di Kyiv. Divergenze si registrano, tuttavia, sulla concretizzazione del proposito. Mentre Zelensky opta per un tribunale speciale ad hoc, l’Unione predilige un centro internazionale che diriga le indagini sul campo, raccolga e conservi le prove utili a un futuro processo in stretto coordinamento con la Corte dell’Aia.

“L'Ue vi supporterà in ogni modo possibile. Non siamo intimiditi né ci faremo intimidire dal Cremlino” ha affermato Michel. Il politico belga non ha escluso l’approvazione di un nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca. Nel mirino, figurano pure i fiancheggiatori esterni di Putin. Bruxelles ha già colpito l’Iran, reo di fornire droni all’esercito russo. Nella lista nera europea sono finiti persino eminenti ministri del governo fedele al regime teocratico dell’ayatollah Khamenei. Ma al centro dell’attenzione non c’è solo Teheran. La Commissione ha fatto sapere di aver diffidato la Bielorussia – già titolare di ritorsioni – dal prestare sostegno militare alle forze armate moscovite: “Il regime bielorusso deve rispettare pienamente i suoi obblighi di diritto internazionale. Siamo pronti a muoverci rapidamente con ulteriori misure restrittive a carico di Minsk”.

Ancora una volta, i rappresentanti europei hanno condannato la condotta violenta delle truppe russe, biasimando gli attacchi indiscriminati ai civili e alle infrastrutture strategiche. Hanno deplorato l’annessione illegittima della Crimea e di Sebastopoli e l’annessione delle regioni contese di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia, Kherson attraverso un referendum giudicato illegale. Alla crudeltà sul campo, essi hanno opposto la ferrea esortazione a ritirare “immediatamente, completamente, incondizionatamente” tutte le forze russe dai confini riconosciuti a livello internazionale dell’Ucraina.

Il presidente del Consiglio europeo non ha dubbi: “L'Ucraina e l'Ue sono un’unica famiglia. Il vostro futuro è con noi, il vostro destino è il nostro destino. Saremo con voi per tutto il tempo necessario”. In quella che viene delineata come una lotta fra la democrazia e la sua negazione, Michel ha messo in chiaro l’indissolubilità del legame con Kyiv: “Non può esistere un'Europa sicura e indipendente senza un'Ucraina sicura e indipendente”.

Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia

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