(ASI) Chisinau - Il primo ministro moldavo Dorin Recean ha confermato le dichiarazioni di alcune settimane fa ( 9 febbraio a Bruxelles) del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, secondo cui la Russia stava preparando una strategia per occupare l’aeroporto di Chisinau, così da trasferire contingenti militari e attrezzature sulla riva sinistra del Dnestr e aprire un nuovo fronte attraverso la Moldavia.
Secondo Rechan, questo è solo uno dei piani della Russia e lo stato Moldavo sta organizzando un piano di resistenza.
“Abbiamo detto più volte che ci sono molti altri scenari di destabilizzazione, ora ne viene menzionato solo uno. Includono diversi elementi, compresi quelli menzionati dal presidente Zelensky, ma le nostre istituzioni sono pronte ad affrontare tali sfide", ha affermato Rechan.
In precedenza, Putin con un nuovo decreto ha annullato quello del maggio del 2012, inerente alle misure della politica estera della Federazione Russa. Relazioni internazionali basate sul rispetto della Carta delle Nazioni Unite, del rispetto della sovranità della Moldavia, e dell'assistenza attiva per rafforzare l'Abkhazia e l'Ossezia del sud come moderni statio democratici. Il decreto revocato da Putin precisava come attuare in modo coerente le relazioni con approccio multivettoriale, formando un nuovo sistema policentrico sui principi cardini degli accordi internazionali.
Con la revoca si potrebbe affermare che la "ricerca di modi per risolvere il problema della Transnistria basati sul rispetto della sovranità, dell'integrità territoriale e dello status neutrale della Repubblica di Moldavia"siano oramai progetti obsoleti.
A inizio febbraio, la presidentessa moldava Maia Sandu, aveva dichiarato che la Russia era in procinto di pianificare un colpo di stato nella repubblica moldava, attraverso il sostegno degli oppositori pro-putiniani che avrebbero attuato una politica di contrasto ad oltranza .
La Transnistria (PMR), lo ricordiamo, rappresenta uno stato indipendente, de facto, non riconosciuto, che occupa una striscia della riva sinistra del fiume Dnestr. La Transnistria si è formata all'inizio degli anni '90, a seguito di uno scontro armato di breve durata tra la popolazione, prevalentemente russa e ucraina della regione da un lato, e quella moldava, che sostenevano l'unificazione con la Romania, dall'altro.
La fase attiva delle ostilità è durata da marzo a luglio 1992. Molti rappresentanti del movimento separatista nell'Ucraina orientale hanno combattuto in Transnistria, tra cui l'ex ministro della Difesa della "DPR" Igor “Strelkov” Girkin ( dichiarato terrorista) l'ex capo del governo della "DPR" Alexander Borodai e l'ex Vice primo ministro della "DPR" Vladimir Antyufeev.
Lo status della Transnistria non è stato ancora risolto. Il processo negoziale sotto gli auspici dell'OSCE si è chiaramente bloccato dopo l'aggravarsi delle relazioni tra la Russia e gli altri mediatori: Stati Uniti, UE e Ucraina. Dei circa 450.000 abitanti, ben 220.000 hanno la cittadinanza russa. Nel 2006 si è tenuto un referendum in cui il 97,1% (con un'affluenza alle urne del 78,5%) degli abitanti della Transnistria ha votato per l'adesione alla Federazione Russa. L'economia si basa sull'esportazione di elettricità dalla Moldavskaya GRES (di proprietà della Russian Inter RAO) e dal commercio transfrontaliero (compreso il contrabbando). Più della metà dell'attività economica legale risulta illegale, controllata da varie holding di matrice russa.
Una delle preoccupazioni principali di Putin è la protezione del più grande complesso di depositi militari dell'Europa orientale, situato nel villaggio di Cobasna. Secondo varie stime, vi sono immagazzinate più di 20 mila tonnellate di munizioni e attrezzature militari, una gran fetta residui di unità e formazioni sovietiche precedentemente di stanza nella SSR moldava e negli stati del Patto di Varsavia.
Insomma, Putin è convinto che siano possibili ulteriori strategie per ribaltare le sorti del conflitto, ma al momento non sembrano poter sortire alcun effetto se non inasprire ulteriormente i rapporti con i paesi occidentali e con gli ex satelliti dell'URSS.
Emilio Cassese - Agenzia Stampa Italia