(ASI) Bruxelles – Ha suscitato clamore unanime la nuova legge sui media firmata dal presidente Volodymir Zelensky lo scorso 29 dicembre. Preoccupata persino la Federazione internazionale dei giornalisti (IFJ), la vasta organizzazione che rappresenta e tutela 600.000 professionisti provenienti da più di 140 paesi.
La controversa vicenda ha trovato spazio in duro comunicato stampa del 17 gennaio, in cui la Federazione accusa esplicitamente l’esecutivo di Kyiv di “minacciare la libertà dei media”. Al centro delle polemiche vi è il ruolo riservato al Consiglio nazionale della televisione e delle trasmissioni radiofoniche. L’ente regolatore è un organo costituzionale i cui membri sono nominati al 50% direttamente dal presidente e per la restante metà dalla maggioranza parlamentare.
Ad alimentare le perplessità è l’ampio potere che il Parlamento ha deciso di affidare nelle mani di un organo statale chiaramente dipendente dalla compagine governativa. Il Consiglio, infatti, sarà libero di entrare a gamba tesa nel sistema mediatico ucraino. Potrà – senza dover attendere l’autorizzazione di un tribunale - multare i media, revocarne le licenze, bloccarne temporaneamente l’accesso alle pubblicazioni, emettere ordini vincolanti per gli uffici editoriali, cancellare la registrazione di testate giornalistiche cartacee, regolare il lavoro degli operatori televisivi. Avrà il mandato, in altre parole, di censurare le testate e le notizie da esse diffuse in maniera pressoché arbitraria. Una prerogativa illimitata, che si estende sia ai mezzi comunicativi tradizionali come televisione, radio, carta stampata sia ai giornali e alle piattaforme online, fino a comprendere YouTube e gli altri social network.
A parere del The Kyiv Independent, ci si trova di fronte a “un drammatico ampliamento delle facoltà del Consiglio”. Stando a quanto riporta la testata indipendente edita in lingua inglese, le autorità si sono giustificate con la volontà di proteggere l’opinione pubblica dalla propaganda russa e allineare l’ordinamento nazionale con quello vigente in Europa. In effetti, la riforma dei media è una delle condizioni poste da Bruxelles per poter avviare i negoziati di adesione all’Unione. Tuttavia, assieme ai sindacati locali, l’Ue stessa non ha esitato a bocciare a gran voce questa versione della norma.
Il presidente della Federazione europea dei giornalisti ha deplorato il fatto che i sindacati dei cronisti non siano mai stati consultati durante la scrittura del provvedimento. La croata Maja Sever, prima donna alla guida dell’organismo comunitario, ha precisato perentoria: “Il dovere di solidarietà con gli ucraini dinanzi l'aggressione di Mosca non deve impedirci di criticare le disposizioni che minacciano la libertà di stampa e minano il diritto dei cittadini a un'informazione credibile, pluralista, indipendente”.
Secondo il vertice del Sindacato nazionale dei giornalisti dell'Ucraina, per la prima volta nella storia i cronisti si sentono estranei nei confronti di una misura che paradossalmente dovrebbe tutelarli. Sergiy Tomilenko ricorda: “In passato i giornalisti ucraini sono sempre stati la forza trainante delle nuove leggi sui media, in quanto le consideravano uno strumento per proteggere la libertà di espressione e la professione. Questa, al contrario, è una legge che mira a rafforzare la regolamentazione statale dei media”. L’organizzazione di Tomilenko annovera oltre 19.000 iscritti. Collabora sia con agenzie governative nazionali sia con organizzazioni internazionali, istituzioni delle Nazioni Unite e dell'Unione europea.
Il capo del Sindacato dei media indipendenti dell'Ucraina, a dispetto delle motivazioni addotte dalle autorità, punta il dito contro una normativa che giudica totalmente estranea ai principi fondanti dell’ordinamento europeo. Serhiy Shturkhetskyy teme che l’esecutivo possa approfittarsi della situazione per screditare indiscriminatamente le voci dissonanti: “I funzionari governativi dichiareranno nemici del paese o agenti stranieri coloro che non sono d'accordo con la loro visione”.
La Federazione internazionale dei giornalisti ha fatto propri i timori dei sindacati e dei professionisti ucraini, condannando l’eccessiva dipendenza del Consiglio della televisione dalla maggioranza politica di turno e la decisione di estenderne notevolmente i poteri al di fuori del controllo giudiziario. Il presidente della IFJ ha annunciato che si attiverà assieme ai colleghi della Federazione europea. Chiederà alle istituzioni di Bruxelles di fare pressioni sul gabinetto di Zelensky affinché apporti sostanziali emendamenti alla legge e collabori fattivamente con i sindacati di categoria. Dominique Pradalié avvisa: “La libertà e il pluralismo dei media sono in pericolo. Non c’è democrazia in mancanza di un giornalismo indipendente e una stampa libera”.
Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia