Ucraina, si irrobustisce l’asse Ue-Nato. Siglato un nuovo documento strategico

(ASI) Bruxelles – L’Unione europea e la Nato rinsalderanno la collaborazione vicendevole in tema di sicurezza e lavoreranno fianco a fianco per difendersi dalle minacce di un ordine globale sempre più fragile. È quanto emerge dalla Dichiarazione congiunta sulla cooperazione Ue-Nato, il nuovo accordo sottoscritto il 10 gennaio dai vertici delle due istituzioni.

“Il partenariato strategico si fonda sulla determinazione a fronteggiare sfide comuni e sull'impegno incondizionato a promuovere e salvaguardare la pace, la libertà e la prosperità nell'area euro-atlantica” recita il testo ufficiale del documento. A quasi un anno dallo scoppio delle ostilità, ampio spazio è dedicato al conflitto in Ucraina. “Una guerra brutale” combattuta in violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, responsabile di una crisi energetica senza precedenti. Un’aggressione che rischia di mettere in ginocchio l’approvvigionamento alimentare dei paesi più poveri del Sud del mondo, con ripercussioni tangibili sul fenomeno migratorio.

Una vera e propria minaccia alla sicurezza e alla stabilità della zona euro-atlantica, che non a caso ha avvicinato in modo significativo l’Ue all’Alleanza. Le due istituzioni hanno colto l’occasione per condannare con fermezza le azioni del Cremlino, ribadire il supporto all’indipendenza, alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina, esortare Putin a fermarsi e ritirare subito l’esercito dai confini internazionalmente riconosciuti di Kyiv. “Esprimiamo il nostro incrollabile e reiterato sostegno all’Ucraina e ne appoggiamo il diritto naturale all’autodifesa” si legge nella Dichiarazione, segno che i propositi di Mosca si scontreranno ancora per molto con l’opposizione dell’Occidente.

Ma a cementificare la sintonia Ue-Nato non vi è solo la violenta condotta della Federazione russa. Ad agitare le acque si aggiunge “la crescente assertività della Cina”, identificata come un’insidia da superare insieme. Il paese del dragone, con le sue allettanti politiche di sviluppo, è un accanito avversario dell’Occidente nell’ingraziarsi le simpatie dei governi africani in perenne ricerca di sovvenzioni. Pechino, poi, ha dimostrato insofferenza verso la concezione occidentale di democrazia rivelando consistenti mire imperialiste ai danni di Taiwan e arrivando a invocare l’uso della forza. Perdipiù, il presidente Xi Jinping non ha esitato a rispondere picche alle pressanti richieste dell’Occidente di intercedere presso Putin per far cessare la guerra in Ucraina.

Al contempo, in un’ottica di ampio respiro, sarebbe un errore sottovalutare le conseguenze disastrose dell’odio serpeggiante fra le minoranze etniche dei Balcani occidentali o ignorare l’attivismo dei gruppi terroristici di matrice islamica. Le turbolenze regnanti negli Stati confinanti o comunque vicini all’Europa rappresentano una minaccia concreta. La risposta dell’Unione consiste in una sempre maggiore cooperazione con la Nato: “La Nato rimane un fondamento di difesa collettiva per i suoi alleati ed è essenziale per la sicurezza euro-atlantica. La Nato e l'Ue svolgono ruoli complementari, coerenti e di reciproco potenziamento nel garantire la pace e la sicurezza internazionale”.

È forse questo il passaggio più interessante del documento. Perché in nome di “interoperabilità” e “complementarietà”, la Dichiarazione apre la strada a un futuro di stretta collaborazione e di scambio di conoscenze su un ventaglio assai ampio di questioni di scottante attualità. Si va dalla competizione lanciata dai paesi emergenti per il controllo dell’ordine mondiale fino ai sabotaggi delle infrastrutture strategiche, dall’uso distorto delle tecnologie innovative fino alle manipolazioni e alle interferenze esterne che stanno investendo il sistema dell’informazione. E ancora, dalla contesa per la supremazia nello Spazio agli effetti sconvolgenti del cambiamento climatico.

Secondo la Dichiarazione – la cui firma è avvenuta presso il quartier generale Nato di Bruxelles – a guidare l’operato delle due organizzazioni sarà “uno spirito di piena apertura reciproca” e “il rispetto vicendevole dell'autonomia decisionale”. Durante la conferenza stampa a margine dell’evento, Jens Stoltenberg si è detto soddisfatto dell’accordo che “riconosce il valore di una difesa europea più efficiente, complementare e sinergica con la Nato, in grado di contribuire positivamente alla nostra sicurezza”. Il Segretario generale dell’Alleanza ha accolto con spiccata enfasi la recente decisione di Svezia e Finlandia di infrangere una storica tradizione di neutralità e candidarsi all’ingresso nella Nato: “Con la loro adesione, arriveremo a proteggere il 96% dei cittadini dell'Unione europea”. A scapito dei toni ottimistici, è facile prevedere come l’ulteriore espansione territoriale dell’organizzazione non potrà che esacerbare i già critici rapporti diplomatici con il Cremlino.

Ursula von der Leyen è intervenuta in convinto appoggio alle parole di Stoltenberg. La presidente della Commissione europea ha citato il controverso sabotaggio del gasdotto Nord Stream per sottolineare il prezioso apporto che la Nato può offrire nella protezione delle infrastrutture strategiche. Ha menzionato, poi, il preoccupante tentativo della Cina di “rimodellare l'ordine internazionale a suo esclusivo vantaggio”. Dinanzi a minacce condivise, a suo parere l’allargamento dell’organizzazione a Stoccolma e Helsinki – membri dell’Ue dal 1995 – costituisce un passo importante per la sicurezza comune. Con riferimento alla guerra in Ucraina, von der Leyen ha annunciato il mantenimento di “un regime sanzionatorio stringente” ai danni di Mosca. Le restrizioni verranno estese anche alla Bielorussia e all’Iran, accusate di sostenere militarmente l’offensiva di Putin.

Il presidente del Consiglio europeo ha ricordato che finora l’Europa ha fornito a Kyiv assistenza militare, finanziaria, diplomatica e politica per un ammontare di quasi 50 miliardi di euro. Per Charles Michel l’ostilità di Putin – in netta contrapposizione alle sue intenzioni – ha avuto l’unico effetto di avvicinare sempre più Ue e Nato. Bruxelles, inoltre, ha incrementato la sua presenza anche nei Balcani occidentali e a Oriente. Ha concesso lo status di candidato all’ingresso nell’Ue a Bosnia ed Erzegovina, Ucraina e Moldavia e ha intensificato le interlocuzioni diplomatiche con la Georgia. “Putin voleva meno Nato, ma ha ottenuto l’esatto contrario. Avrà più Nato e più Ue” ha sentenziato Michel, aggiungendo: “Ue e Nato condividono gli stessi valori comuni di libertà e democrazia. Perseguiamo insieme la pace, la libertà e la prosperità dei nostri popoli”.

Le relazioni fra le due organizzazioni, del resto, si vanno accentuando da quasi vent’anni. Attualmente tutti gli Stati membri Ue – con le sole eccezioni di Austria, Cipro, Irlanda, Malta – sono al contempo membri Nato. I paesi appartenenti all’Unione incarnano la maggioranza delle nazioni che hanno aderito all’Alleanza atlantica.

La crescente sintonia a livello normativo e operativo ha condotto nel corso degli anni al consolidamento di una collaborazione alquanto poliedrica. Nel dicembre 2016, in particolare, si è raggiunto un accordo sulle operazioni marittime tese a gestire il fenomeno migratorio e combattere la tratta di esseri umani nel Mar Mediterraneo. Si sono svolte, poi, esercitazioni coordinate in materia di sicurezza informatica, contrasto alle campagne di disinformazione e manipolazione delle notizie. A ridosso di un anno, alla condivisione delle conoscenze sulla lotta al terrorismo si è unito il dialogo sulla “mobilità militare”. In altri termini, l’Ue ha migliorato le procedure relative all’attraversamento delle frontiere e ha ammodernato le proprie infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali per consentire il rapido passaggio delle forze Nato in caso di necessità. In una dichiarazione congiunta risalente al luglio 2018, inoltre, le due organizzazioni si sono impegnate a tutelarsi reciprocamente da attacchi chimici, biologici e nucleari.

Mentre gli scontri in Ucraina si acutizzano in tutta la loro drammaticità, le due sponde dell’Atlantico appaiono oggi più unite che mai. E se da un lato in molti si domandano quanta sia la reale fetta di autonomia in mano all’Unione europea, dall’altro Putin dovrà indubbiamente misurarsi con l’allargamento della Nato in Svezia e Finlandia, nonché con la costante espansione dell’Ue in diverse ex repubbliche sovietiche.

Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia

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