Sicurezza, competitività, transizione verde, democrazia: la Svezia a capo del Consiglio dell’Unione europea

(ASI) Bruxelles – Il 1° gennaio 2023 la Svezia ha assunto ufficialmente la presidenza di turno del Consiglio dell'Unione europea. Dopo il semestre presieduto dalla Repubblica Ceca, per i prossimi sei mesi sarà dunque Stoccolma a ricoprire l’incarico. Si tratta di un ruolo prestigioso, in quanto il paese coordinerà i lavori dell’organo che riunisce i ministri competenti dei ventisette Stati membri e che – assieme all’Europarlamento – detiene il potere legislativo in Europa.

A dare l’annuncio il Primo ministro svedese, Ulf Kristersson, in carica dallo scorso 17 ottobre e al vertice del Partito Moderato dal 2017. Nel suo discorso inaugurale, egli ha enunciato le quattro priorità che guideranno l’azione di governo. “C'è una guerra in corso in Europa: il posto della Svezia è naturalmente nell'Ue e nella Nato” ha subito esordito il presidente di uno Stato membro dell’Unione sin dal 1995. In seguito allo scoppio del conflitto in Ucraina, inoltre, la Svezia ha deciso di rompere la lunga tradizione di neutralità presentando la propria candidatura all’ingresso nell’Alleanza atlantica.

In un periodo storico turbolento dove è seriamente in dubbio la stabilità dell’ordine internazionale, non poteva non essere la sicurezza la prima priorità per Stoccolma. Kristersson ha puntato il dito contro “il regime criminale di Putin” reo di “aver catapultato l'Europa in uno dei capitoli più bui dei libri di storia” attraverso “l’invasione illegale e immotivata” di Kyiv. Per garantire la sicurezza e scongiurare una protratta stagione di violenza ai confini di Bruxelles, il presidente ha promesso di lavorare alacremente in seno al Consiglio. Tra gli obiettivi principali il mantenimento dell’unità di intenti europea nel sostegno all’Ucraina, l’incremento dell'assistenza economica, umanitaria e militare, il reperimento delle risorse necessarie alla ricostruzione, l’impegno ad accertare a pieno titolo le responsabilità russe secondo gli strumenti del diritto internazionale. Il Primo ministro ha poi ribadito come – in un’ottica di ampio respiro – non sia più possibile rimandare i negoziati relativi alla costruzione di “una solida politica di sicurezza e di difesa comune”. Ha quindi spronato i colleghi a mettere al più presto sul tavolo proposte concrete per affrontare a livello comunitario le molteplici minacce contemporanee alla pace.

La seconda priorità identificata riguarda lo stato di salute del mercato interno europeo. “Un'Unione economicamente forte e competitiva è fondamentale per poter coltivare aspirazioni globali” ha affermato Kristersson, memore degli innumerevoli esempi di successo dell’industria comunitaria. Esempi di imprenditoria vincente, che sono stati e sono tuttora sinonimi di qualità in tutto il mondo, dallo stile iconico delle vetture Citroën DS al gruppo Volvo, rinomato per la sicurezza e l’affidabilità delle sue auto. L’Europa può ancora offrire molto, ma è indispensabile preservare le quattro libertà fondamentali che da sempre la caratterizzano: libera circolazione di merci, capitali, servizi, persone. A detta del presidente, il mercato interno europeo deve rimanere libero e aperto. Le piccole e grandi industrie degli Stati membri devono saper convivere virtuosamente, senza competere tra loro. Per questo, la Svezia si impegnerà per favorire crescita e benessere attraverso il sensibile miglioramento delle norme sulla concorrenza, con occhi ben aperti sulla modernizzazione dei processi produttivi: “C’e bisogno di condizioni di concorrenza eque e paritarie per le nostre imprese. L'Ue deve continuare a fornire le migliori possibilità per un'economia sana e aperta, basata sulla libera concorrenza, sugli investimenti privati, sulla digitalizzazione”.

La competitività va di pari passo con la resilienza. Non bisogna confondere, infatti, l’apertura del mercato con il pericoloso assoggettamento alle materie prime detenute dai partner commerciali esterni. “L'apertura non deve mai condurre all'ingenuità, alla dipendenza unilaterale dall'energia russa o dai minerali cinesi” ha ammonito il Primo ministro. Prendendo spunto dalle conseguenze devastanti del conflitto in Ucraina, egli ha sottolineato l’esigenza di concludere con gli attori esterni accordi commerciali diversificati e reciprocamente vantaggiosi. Compito prioritario del semestre di presidenza svedese sarà, dunque, la gestione oculata degli accordi finanziari stipulati dall’Unione. A ciò si uniranno gli sforzi tesi a incrementare la produzione interna nei settori strategici, al fine di assicurare l’efficienza delle catene di approvvigionamento anche in caso di crisi improvvise.

Ad animare le azioni di Stoccolma vi sarà un’altra lezione appresa dalla drammatica contingenza in Ucraina: “Con l’inverno in atto, l'Ue deve riscoprirsi unita per far fronte al duplice compito di realizzare la transizione energetica e mantenere al caldo le famiglie europee”. Il costante deterioramento dei rapporti diplomatici con Mosca ha messo in luce il problema strategico di una Bruxelles fin troppo vincolata ai combustibili fossili russi. Rinunciare a fonti inquinanti e ormai economicamente gravose in favore delle energie sostenibili diviene, così, una priorità urgente. “L'abbandono dei combustibili fossili è una questione di sicurezza” ha esclamato Kristersson, auspicando una decisa inversione di rotta condivisa con i colleghi. L’Unione ha già compiuto passi tangibili tramite, ad esempio, l’accordo sulla riduzione pari al 55% delle emissioni inquinanti entro il 2030 e sull’eliminazione dal commercio delle auto a benzina entro il 2035.

L’ultima priorità elencata, infine, si configura come un appello accorato a ricordare e applicare giorno dopo giorno i principi reggenti l’intero edificio comunitario: “Il rispetto della democrazia, dei diritti e delle libertà individuali, dello stato di diritto sono i nostri valori fondanti”. Il Primo ministro si è detto preoccupato per le condizioni di salute della democrazia in alcuni Stati membri. Difficile non cogliere un’allusione all’annosa diatriba che da anni imperversa fra le istituzioni di Bruxelles e il governo ungherese presieduto da Viktor Orbán.

“Proteggeremo gli interessi comuni europei e tuteleremo le particolarità di ciascun membro. Il nostro obiettivo sarà quello di unire le persone, non di allontanarle. Unire, non dividere” ha precisato Kristersson, promettendo mediazione e moderazione. Al contempo, tuttavia, ha dichiarato che la Svezia intende portare avanti senza riserve le procedure pendenti previste nell’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea. Procedure che, per l’appunto, sono attualmente in corso contro l’esecutivo Orbán. Il messaggio lanciato a Budapest è chiaro: Stoccolma condivide le preoccupazioni più volte espresse dall’Unione sulla “violazione grave e persistente” da parte delle autorità magiare dei valori fondamentali di democrazia e libertà. Le conseguenze rischiano di essere gravissime: l’Ungheria potrebbe presto perdere il diritto di voto nel Consiglio europeo, l’organo incaricato di definire l’indirizzo politico dell’Europa. In aggiunta, Stoccolma si batterà per subordinare l’erogazione dei fondi comunitari al pieno rispetto dello stato di diritto da parte del paese beneficiario. Un colpo duro per le casse statali di Budapest, che Orbán sta tentando in tutti i modi di scongiurare.

La Svezia resterà a capo del Consiglio dell’Unione europea fino al 30 giugno 2023, data in cui – secondo la consueta rotazione fra gli Stati membri – cederà la presidenza alla Spagna. Sarà chiamata a operare con neutralità nel pianificare e presiedere le riunioni dell’organo e nel coordinare i lavori con la Commissione e l’Europarlamento. Il Primo ministro si è detto fiducioso: “I nostri paesi sono differenti e a volte abbiamo prospettive divergenti. Ma la diversità è un punto di forza. Insieme possiamo superare le crisi e costruire un'Europa migliore”. Resta da vedere, comunque, come Kristersson reagirà al cambio di maggioranza frutto delle recenti elezioni. Dopo otto anni, nel 2022 i cittadini hanno consegnato il governo a una coalizione di centrodestra che annovera fra gli alleati la formazione radicale dei Democratici svedesi. Il presidente appartiene alla corrente moderata, tuttavia prevedibilmente gli estremisti gli daranno filo da torcere soprattutto sulla questione scottante del rispetto dello stato di diritto.

Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia

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