(ASI) Il caos attanaglia Perù ed ora anche la massime cariche temono i sommovimenti sociali. Il neo Presidente del Perù Dina Boluarte ha escluso di dimettersi e ha insistito sulla necessità di anticipare le elezioni presidenziali.
Che sul piano elettorale qualcosa non funzionasse lo si era compreso gia pochi mesi fa, quando fu virale la scelta del sindaco di Corculla, 445 abitanti sulle Ande, in Perù, con il lancio della monetina. La Boluarte aveva chiesto al Congresso di approvare la riforma costituzionale necessaria per organizzare il voto anticipato (..Chiedo di riconsiderare il voto sulle elezioni anticipate..), dichiarando che una fetta molto importante dell’elettorato ( 83 %) fosse pronta a richiedere elezioni anticipate. Venerdì però la bocciatura del Congresso per anticipare le elezioni al 2023, non riuscendo a raccogliere i due terzi necessari per approvarla. Il mandato quinquennale di Castillo è attualmente previsto fino al 2026 e il presidente del Congresso, Jose Williams, ha dichiarato che l’assemblea valuterà comunque la richiesta di un riesame per una proposta di riforma costituzionale.
Intanto il Perù è nel bel mezzo di una crisi politica storica, con numerosi disordini e 20 persone rimaste uccise negli scontri con la polizia. Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale con durara di circa 30 giorni nel tentativo di ripristinare l’ordine, eliminare i blocchi e riaprire le strade. La polizia sta reprimendo le manifestazioni in modo sempre più brutale con immagini eloquenti di soldati che fanno fuoco sulla folla. La priorità del governo, come sottolineato dalla Boluarte, è quella però di ripristinare i collegamenti stradal e aeroportuali, per permettere la distribuzione del cibo.
Parlando accanto a Boluarte, il capo del Comando congiunto delle Forze Armate Miguel Gomez ha affermato che le forze di sicurezza hanno “recuperato la normalità” nel Paese e che sabato mattina non ci sono state proteste.
La tensione politica ha colpito anche il gabinetto dell’ex viceministro, con il ministro della Cultura, Jair Perez e il ministro dell’Istruzione, Patricia Correa, che hanno presentato le loro lettere di dimissioni in seguito alle violenze di Stato perpetrate. Dina Boluarte ha cercato di invitare al dialogo i diversi attori politici con l’intento di interrompere i blocchi e gli assalti a strutture pubbliche e private che di fatto hanno paralizzato il Paese, soprattutto nella zona andina meridionale, che hanno di fatto interrotto le visite alla zona archeologica di Machu Picchu e bloccato numerosi turisti, tra cui decine di italiani.
Emilio Cassese - Agenzia Stampa Italia