Ue, famiglia: l’ultimo attacco della Commissione

(ASI) La Commissione europea ha presentato, nei giorni scorsi, una proposta di regolamento che punta a riconoscere pubblicamente le convivenze delle persone dello stesso sesso e i loro figli.

Bruxelles potrebbe chiedere, ai Paesi membri, di uniformare le proprie leggi nazionali, in una materia che spetta di fatto ai singoli parlamenti e alle scelte private dei cittadini consenzienti. Emergerebbe, ancora una volta se tutto ciò diventasse realtà, la necessità del riacquisto della sovranità, da parte delle singole nazioni, ormai perduta a causa di un multilateralismo figlio di una globalizzazione a cui nessuno pone un argine.

L’obiettivo dichiarato, dall’istituzione guidata da Ursula von der Leyen, consiste nella tutela di una presunta uguaglianza. Un provvedimento simile toglierebbe, in realtà,l’elemento centrale, alla base di ogni famiglia, che consiste nella presenza di rapporti non mercificabili e l’idea di un amore puro, fine a se stesso, non più inteso come godimento fisico e appagamento morale transitorio. “Volo ut sis” (voglio che tu sia quello che sei), sosteneva Sant’Agostino di Ippona (354 – 430), indicando la necessità della piena realizzazione della persona amata e in quanto tale non trattabile come un oggetto.

Il processo di maturazione, in vista del raggiungimento di tale obiettivo, trova il suo punto culminante, come ha ben descritto il Pontefice Benedetto XVI  nella sua enciclica “Deus caritas est” pubblicata il 25 gennaio 2006, nella  trasformazione dell’eros in àgape. L’evoluzione in questione è però la principale nemica della civiltà dei consumi e del controllo totale, in cui viviamo, che rappresenta la libertà assoluta come la possibilità di scegliere tra una quantità infinita di opzioni, ma che sono in realtà la riproduzione del medesimo moltiplicata all’infinito.

La rivoluzione sessantottina, che aveva il suo simbolo per eccellenza nell’abolizione di ogni divieto, ha trasformato tutto in merce disponibile (dalle unioni civili agli uteri in affitto). Ha cancellato le radici cristiane e in particolare mariane (richiamate pure nella bandiera composta da 12 stelle, in onore della Madonna, dell’UE) nelle quali credevano fermamente i tre fondatori dell’Europa unita, ovvero Konrad Adenauer (1876 – 1967), Alcide De Gasperi (1881 – 1954) e Robert Shuman (1866 – 1963).

Il movimento sessantottino ha avuto il demerito di aver spostato l’attenzione dalle lotte dei ceti sociali più deboli, per il miglioramento della qualità della loro vita (istanze sposate dall’autentico progressismo di sinistra diventato oggi complementare alla destra neoliberale), alle battaglie a favore di interessi marginali, di piccoli gruppi di persone, per distrarre i più dalle tematiche maggiormente serie.

La scusa della lotta all’omofobia si situa in questa cornice ermeneutica. Non considera inoltre il principio, sancito dall’articolo 3 della Costituzione italiana, in merito all’uguaglianza, formale e sostanziale, di tutti i cittadini davanti alla legge, nessuno escluso al di là di qualsiasi orientamento sessuale. L’argomento, elevato a problematica dalla narrazione mediatica dominante, diventa così spesso l’alibi per portare avanti politiche desiderate solo da minuscole lobby che hanno a cuore esclusivamente i propri guadagni.

Il tema dell’inclusione viene poi strumentalizzato ad arte  per la legittimazione delle mode del momento. La natura viene confusa quindi con la cultura, al punto da generare caos in merito a quanto veniva considerato ovvio come, ad esempio, i concetti di mascolinità e di femminilità (si pensi alla diffusione della teoria del Gender). Le agenzie di socializzazione, a partire dalla scuola, sono divenute le divulgatrici primarie di tali sedicenti valori, nonostante il rischio di compromettere la salute mentale in particolare delle giovani generazioni. I soggetti più fragili vengono proiettati in una realtà transumana, presentata come l'unica possibile, senza che possano aver accesso alla normalità autentica in cui siamo cresciuti tutti noi.

Siamo davanti a una palese dittatura del relativismo (denunciata dall’attuale Pontefice  emerito, quando era in carica, nel suo Magistero) e  a una pericolosissima colonizzazione ideologica (evidenziata, più recentemente, da Papa Francesco).

La confusione dunque su che cosa sia realmente la famiglia, danneggiata da una cattiva universalizzazione del particolare che consente di inglobare nella sua definizione qualsiasi elemento deciso in modo arbitrario, diventa l’ordine del giorno. Una delle certezze, confermate dalla filosofia, consiste nell’interpretazione di tale nucleo come  comunità, impostata sull’immediatezza del sentimento, primo “momento dell’eticità” di hegheliana memoria e nemica per eccellenza del “do ut des”. Tale logica mercatista genera infatti  soggetti,  in concorrenza tra loro, in grado di garantire unicamente il trionfo del sistema non eticizzato dei bisogni che lo studioso tedesco Friedric Heghel (1770 – 1831) desiderava cambiare. Egli voleva porre, al centro  dell’attenzione,le radici che garantivano il rispetto dei diritti dei cittadini, violati dal Capitalismo imperante, trasformati in  soggetti reificati, de - socializzati e privati di qualsiasi libera scelta se non il consumo.

 E’ in corso, ormai dal 1989 da parte dell’aristocrazia finanziaria apolide, un attacco senza precedenti contro la prima cellula della società, la cui identità naturale è stata confermata anticamente, ad esempio, da Aristotele (384 – 322 A.C).  Il noto studioso l’ha definita come “l’associazione istituita dalla natura per provvedere alle necessità dell’uomo”. Altre discipline hanno consolidato questa concezione. E’ stato scoperto, infatti, un sito archeologico, in Germania nel 2005, con una  tomba contenente un uomo, una donna e due bambini. Era il primo nucleo familiare che si ricordi. Le indagini hanno confermato la loro parentela e identificato l’epoca storica, ovvero l’éra paleolitica, risalente a oltre 60 milioni di anni fa.

La cultura dell’antica Grecia, quella romana e la dottrina cristiana hanno preso atto dell’esistenza di tale realtà immutabile, non estendendo dunque lo status di famiglia alle coppie omosessuali che esistevano da sempre.

I Paesi che hanno provato a varare norme a danno di questa perla preziosa sono stati, nei secoli, fortemente penalizzati. La Russia è stata, ad esempio, la prima nazione al mondo che ha introdotto il divorzio e la libera unione civile nel 1918, legalizzando l’aborto due anni più tardi. Aveva raggiunto, grazie a tali politiche insane, l’orlo del collasso a causa del basso tasso di natalità, della guerra civile (1918 – 1921) e della pesante carestia del 1923. I bolscevichi erano stati costretti così, tra il 1926 e il 1936, a consentire nuovamente le adozioni e lo stanziamento  dei sussidi pubblici ai nuclei familiari più numerosi.

Tutte le maggiori istituzioni internazionali hanno sottolineato, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, l’importanza del matrimonio tra uomo e donna. Il riconoscimento di tutto ciò è stato sancito, in Italia, dalla sentenza 138/2010 della Corte Costituzionale che ha delineato l’interpretazione, in tale senso, del concetto di “famiglia” inserito nell’articolo 29 della Costituzione del nostro Paese,evidenziando in maniera tutt'altro che velata il pensiero dei padri costituenti.

I veri diritti civili, o individuali, hanno una loro utilità se vengono accompagnati da quelli sociali. Le problematiche delle famiglie sono numerose, a partire dalle difficoltà economiche. I disagi attuali dovrebbero tornare al centro del dibattito pubblico, senza che vengano assunte posizioni dense di pregiudizi, o l’assunzione di categorie destoricizzate come quelle relative al fascismo, al comunismo, o al populismo. Le tre richiamate sono ormai superate. Servono unicamente per garantire il mantenimento dello status quo da parte di qualsiasi forza poilitica (al di là del lato in cui sono posizionati i seggi sui cui siedono i rappresentanti del popolo nell'organo legislativo), orizzontalizzare un conflitto sociale sempre più evidente e imporre ai ceti deboli le stesse mappe interpretative della realtà del polo dominante. L’esistenza di quest’ultimo viene garantita, in tale guisa, bloccando qualsiasi verticalizzazione dei rapporti di forza che potrebbero generare gravi minacce alla propria esistenza.

Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia

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