(ASI) Mentre continua inesorabile la guerra, è giallo intorno alla morte dell’ufficiale russo Roman Malyk, uno dei maggiori rappresentanti della mobilitazione voluta da Vladimir Putin.
È stato trovato impiccato nei pressi della recinzione della sua abitazione, nella città di Partizansk, nel Krai Primorskij, a circa 200 km dal capoluogo Vladivostok. Per la famiglia il “possibile suicidio” dell’esperto veterano militare è impensabile, mentre la polizia ha già avviato delle indagini. Ennesima morte sospetta insomma, che si aggiunge ad un’altra di pochi giorni fa, quella di Nikolay Petrunin, 46enne deputato e imprenditore nel campo dell'energia (bambino prodigio del gas), ufficialmente morto per Covid, ma il mistero persiste.
Il Cremlino attende aggiornamenti, ma nel frattempo ha dichiarato che il supporto della Nato all’Ucraina “complica la situazione” ma “non influenza in alcun modo gli obiettivi della Russia”. In soccorso di Kiev, dopo le critiche ricevute da Zelensky negli ultimi mesi, arriva anche Israele, poiché: “La consegna dell’Iran di missili balistici alla Russia è una chiamata per Israele perché fornisca aiuto militare all’Ucraina”, ha dichiarato con un tweet il ministro Nachman Shai. Messaggio prontamente ritwittato dai media ucraini.
Intanto Belgorod, crocevia logistico cruciale per i russi in virtù del poligono di addestramento alle porte del territorio ucraino, è sempre più terreno di scontri. Non è la prima volta che Belgorod viene coinvolta nel conflitto, già nei mesi scorsi erano state colpite installazioni militari, un deposito petrolifero e più recentemente un magazzino di munizioni, nonché una linea ferroviaria. Nessuno ha rivendicato gli attacchi, anche se la Russia sostiene che provengano da oltre il confine.