(ASI) In Repubblica di Moldova, Stato che ha recentemente ottenuto lo status di candidato all'integrazione nell'Unione europea si susseguono vicende giudiziarie alquanto allarmanti. Il rispetto dei principi democratici fondamentali dello stato di diritto,come il pluralismo di opinione, il multipartitismo, il diritto di associazione e di riunione, il diritto a un sistema giudiziario equo ed equo, che osservi pienamente il diritto e tuteli i diritti e le libertà dei cittadini, sembrano essere elementi in discussione in Moldova.
Attualmente c'è un solo partito al potere nella Repubblica di Moldova, il Partito di Azione e Solidarietà (PAS), che si è dichiarato europeista. Il leader e fondatore di questo partito è Maia Sandu, Presidente della Repubblica estremamente influente in termini di processi decisionali all'interno delle istituzioni del Paese, a prescindere dalla separazione dei poteri. Vale anche la pena notare che il presidente Maia Sandu e il suo partito godono di un enorme sostegno da parte delle istituzioni europee, che gli hanno dato credito sulla fiducia e che finora hanno reagito molto timidamente quando il governo di Chisinau ha commesso errori o apparentemente sembra aver abusato del suo potere.
Sebbene nelle cancellerie occidentali il governo moldavo sia percepito come equo e anticorruzione, alcune delle sue azioni sollevano seri interrogativi e richiedono un monitoraggio molto più attento. Ad esempio, la cosiddetta riforma della giustizia, che ha portato alla rimozione del Procuratore generale, è stata realizzata con gravi carenze procedurali. Lo ha rilevato anche la Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa che si occupa di diritti umani e stato di diritto, che ha espresso parere negativo sulle modifiche apportate alla riforma ed ha elaborato una serie di raccomandazioni che sono state ignorate dalla maggioranza parlamentare di Chisinau. Un altro elemento di prova che conferma i presunti abusi è la nota emessa dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, che raccomandava alla Moldova di rivedere le sue decisioni sulla destituzione del Procuratore generale, suggerendo che, in caso contrario, lui vincerà la sua causa presso la CEDU.
Un'altra riforma controversa riguarda l'attività radiotelevisiva della Moldova, che ha consentito al partito al governo di subordinarvi tutte le emittenti radiofoniche e televisive pubbliche, ma ha anche messo in enorme svantaggio i media privati e critici nei confronti dell'attuale governo. Questo fatto è stato rilevato anche dal Consiglio d'Europa, che ha deciso, a seguito di queste azioni, di porre la Repubblica di Moldova sotto un monitoraggio speciale, il che significa che la democrazia in questo Paese si sta deteriorando invece di evolversi.
La parte più preoccupante, tuttavia, è l'atteggiamento del governo guidato da PAS nei confronti dei partiti di opposizione, in particolare i partiti parlamentari, che sono emarginati, intimiditi e privati del diritto di iniziativa. Tuttavia, in uno Stato democratico, l'opposizione ha un ruolo importante quanto quello del governo, e il suo compito è denunciare ogni abuso o errore da parte della maggioranza e mantenere vivo lo spirito critico nella società, al fine di garantire equilibrio di potere e principio di rappresentatività.
Inoltre, in alcuni casi il governo cerca di annientare le forze di opposizione, attraverso perquisizioni, detenzioni, arresti, divieto del diritto alla protesta. A riprova di ciò, è dei giorni scorsi la detenzione e la successiva custodia cautelare in un famigerato carcere di Chisinau di una delle figure di spicco dell'opposizione parlamentare, la deputata al Parlamento, Marina Tauber, che è anche vicepresidente del partito 'SHOR', la terza forza politica della Repubblica di Moldova e membro del gruppo europeo AECR/ECR. Allo stesso tempo, sono stati effettuati ampi controlli sul partito, con membri e attivisti del partito perquisiti, spogliati dei loro averi e in alcuni casi detenuti da polizia.
Dovrebbe essere nell'interesse dell'Unione europea, che i potenziali membri dell'area comunitaria condividano i valori comuni e rispettino, in primo luogo, i diritti umani e le libertà fondamentali.