(ASI ) Roma - “L’istituto Friedman non può che adottare personaggi come Pino Arlacchi quali veri e propri punti di riferimento. Da decenni per i libertari di ogni dove il professore é una bussola buona per capire la rotta da seguire in direzione opposta a ciò che il sociologo, professore, politico, alto commissario indica.
Da circa trent’anni Arlacchi è un campione mondiale del proibizionismo. Letteralmente un “professionista dell’anti-droga”: incarichi, libri, conferenze, elezioni etc. Pertanto quello che ci sorprende del suo intervento del 24 agosto su “Il Fatto quotidiano” non è che Arlacchi riproponga la sua fallimentare tesi del “cash back alla talebana”, ovvero tu non coltivi il Papavero io ti do un soldino, e ancor meno sorprende che il Professore auspichi la creazione di un’agenzia nazionale antidroga dotata di uomini e risorse a sufficienza per capitanare un’azione planetaria per sconfiggere la droga in tutto il mondo, a partire da Kabul. Queste idee le conosciamo e le leggiamo sempre con interesse sperando ogni volta di trovare qualcosa di utile. Anche questa volta però nulla di nuovo o di pragmaticamente utile viene dalla lettura dell’intervento di Arlacchi. Tuttavia non vogliamo tacere, perché l’ossessione proibizionista del professionista dell’antidroga lo porta a svelare la natura illiberale e quindi antidemocratica del suo pensiero, il professore esorta il Presidente Draghi e il Ministro degli esteri ad avviare fin da subito un negoziato col governo di Kabul per sconfiggere con loro il male della droga. Il professionista dell’antidroga quindi riconosce senza alcun problema la legittimità degli occupanti, noncurante dei crimini che hanno commesso e stanno commettendo contro bambini, donne e uomini, per nulla si interessa del fatto che è in corso un’eroica resistenza capitanata da Massud junior, il quale chiede il riconoscimento come governo legittimo. Noi dell’Istituto Friedman siamo al fianco del “governo di resistenza” e alla fallimentare proposta proibizionista opponiamo una politica di controllo e legalizzazione, valida in tutto il mondo. È giunto il momento di pensare agli uomini che soffrono e di dire basta ad Agenzie, stipendifici, commissariati generali, baracconi che la storia ha dimostrato inutili: è tempo di legalizzare con senso di responsabilità, togliendo così profitti a mafie e criminalità in ogni parte del mondo.” Così Alessandro Bertoldi, Direttore esecutivo dell’Istituto Milton Friedman.