(ASI) Il presidente colombiano Ivan Duque è tornato sulle violenze registrate nel suo paese e sugli scontri tra polizia e manifestanti escludendo qualsivoglia intento violento da parte delle forze di sicurezza del suo paese elogiando “la loro professionalità ed il loro eroismo”.
Il primo mandatario ha spiegato: “Ci sono stati casi di abuso di autorità, ma i responsabili sono indagati, sono sanzionati e non mostrano una tendenza verso un sistema consolidato”.
Duque ha condannato la violenza “da qualunque parte essa provenga”, pur sottolineando “la nostra polizia ha 128 anni. Ha una sua capacità operativa, sono eroi che hanno dovuto affrontare molte sfide”.
L’ultimo rapporto della Procura ha stabilito che tra il 28 aprile e il 30 maggio ci sono stati 48 decessi, di cui 20 legati alle proteste, nove erano sotto inchiesta e i restanti 19 non erano legati alle proteste sociali. L’organo inquirente ha anche riferito di 111 scomparsi nell’ambito delle proteste
L’organizzazione non governativa Temblores, che documenta la brutalità della polizia locale, sostiene che i 48 morti registrati nelle manifestazioni di piazza sarebbero stati commessi da agenti della forza pubblica, ai quali attribuisce anche 1.133 aggressioni fisiche, 1.445 arresti arbitrari e 47 lesioni oculari.
Per il capo dello Stato, le proteste nel suo Paese hanno origine dai problemi economici scatenati dalla pandemia di Covid-19, anche se si è astenuto dal menzionare gli errori politici del suo governo, come la presentazione di una riforma fiscale che andava a penalizzare i ceti più deboli.
Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia
Foto di Presidencia de la República Mexicana - Recortado de la versión de Flickː Reunión con el Presidente Electo de Colombia, Iván Duque, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=71441194