(ASI) Dopo il voto favorevole di qualche giorno fa sull’ingresso della Palestina nell’Unesco, non si sono fatte attendere le risposte di Israele. La reazione è stata immediata, dopo il gran trambusto suscitato a questa notizia. Israele ha pensato bene, ennesima figuraccia che compie di fronte i signori-sionisti, di prendere le contromisure.
Contromisure guarda un po’ contro lo Stato Palestinese. L’entrata nell’Unesco della Palestina, a detta di Israele, rappresenta un ostacolo ulteriore nel processo di pace e solleva dubbi sulle intenzioni reali dell’Autorità Nazionale Palestinese.
Israele ha bloccato, momentaneamente, il trasferimento dei fondi tasse e dei dazi doganali che Tel Aviv percepisce per conto di Ramallah.
Fondi che variano dai 45 ai 90 milioni circa di euro l’anno. Immediata la reazione del primo ministro Benyamin Netanyahu: “Non resteremo con le mani conserte”.
Netanyahu ha convocato con urgenza a Gerusalemme i sette ministri del Governo per meglio definire le strategie da adottare nei confronti dell’Unesco e dell’Autorità Nazionale Palestinese.
Netanyahu ha ordinato di accelerare la costruzione di insediamenti nel territorio della Cisgiordania. Dopo l’entrata della Palestina nell’Unesco, il governo israeliano ha deciso la costruzione di duemila nuovi alloggi.
Di questi, 1.650 verranno costruiti a Gerusalemme Est, i rimanenti alloggi verranno costruiti negli insediamenti di Maale Adunim e di Efrat.
“Siamo in una fase preparatoria , ogni organizzazione ha le proprie regole di adesione”. Queste le parole del vice ambasciatore all’Onu Imad Zuhairi, dopo la decisione presa di chiedere l’adesione alle sedici agenzie internazionali.
L’Anp ha definito “disumano” la decisione presa dal governo israeliano riguardante il blocco dei fondi ai palestinesi. I vertici dell’Anp hanno spiegato inoltre, che queste decisioni da parte di Israele blocca ancor di più il processo di pace tra i due Stati. La decisione da parte del governo israeliano di costruire duemila alloggi a Gerusalemme Est e in Cisgiordania, il blocco dei fondi alla Palestina, è la risposta in negativo, meglio ancora il ricatto, alla recente entrata dei palestinesi nell’Unesco.