(ASI) Operazione delle forze di sicurezza birmane, oggi al via nella città di Rangoon, nei confronti dei ferrovieri in sciopero che partecipano al movimento di disobbedienza civile contro coloro che sono saliti al potere in modo illegittimo.
Diverse centinaia di poliziotti e di soldati hanno circondato il complesso, che ospita il personale della stazione di Ma Hlwa Gone, nella parte orientale della capitale economica del Paese del continente asiatico.
"Bloccano le porte (degli appartamenti ndr) e le distruggono per entrare", ha raccontato, ai giornalisti locali che stanno ampiamente documentando la grave situazione, un membro della famiglia di un macchinista che ha voluto mantenere l'anonimato per ragioni di sicurezza. "Sono riuscito a scappare, ma sono preoccupato” per gli altri e i loro parenti che sono ancora rinchiusi. Sono infatti, a parere di questa fonte, circa 800 e si trovano in profondo pericolo.
Le proteste contro il golpe, attuato il primo febbraio dai vertici della Difesa, non si fermano in moltissimi altri centri urbani. La giunta militare usa il pugno sempre più duro, ferendo i dimostranti che prendono parte ai sit – in. Ha richiamato persino il suo ambasciatore in Gran Bretagna, Kyaw Zwar Minn, un ex colonnello che, a suo dire, avrebbe avuto la colpa di avere condannato il golpe. Sarebbe anche reo di aver domandato, alle autorità in grado di agire in tale senso, di liberare la leader deposta. Aung San Suu Kyi è stata arrestata con la falsa accusa di aver importato ricetrasmittenti e per aver violato le restrizioni volte a fronteggiare l’ emergenza dovuta al Covid 19.
Le condanne e le sanzioni internazionali paiono essere cadute nel vuoto. Non hanno fermato, almeno per il momento, la lunga scia di sangue che scorre da più di due mesi in questa parte del mondo.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia