(ASI) Lasciano poco spazio all'interpretazione, ma non stupiscono, le parole che il presidente cinese Xi Jinping ha pronunciato giovedì durante un mega-ricevimento alla Grande Sala del Popolo di Pechino dedicato ai risultati raggiunti nell'opera di eliminazione della povertà, adottata dal governo cinese.

L'evento ha visto anche la premiazione di molti "combattenti anti-povertà", ovvero cittadini che, con la loro opera personale, nelle contee e nei villaggi, si sono resi protagonisti a sostegno della propria comunità, specie per aiutare le giovani generazioni a costruirsi un futuro migliore. È il caso di Xia Sen che, per molti anni dopo il pensionamento, ha aiutato alcuni giovani di famiglie indigenti consentendo loro l'accesso ad un'istruzione di primo livello. L'anziana signora cinese, oggi purtroppo costretta alla sedia a rotelle, è stata ricevuta direttamente da Xi, che l'ha premiata di fronte alla platea con una medaglia per il suo eroismo civile.

Al di là delle celebrazioni, i numeri ufficiali del governo ci dicono che nel corso degli ultimi otto anni, i quasi 99 milioni di residenti delle aree rurali rimasti ancora al di sotto della soglia di povertà sono usciti da una condizione di indigenza per entrare nelle fasce di reddito superiori. Con la rimozione di 832 contee e 128.000 villaggi dalla lista delle aree povere del Paese, l'obiettivo dell'eliminazione della povertà e della costruzione di una "società moderatamente prospera" (l'ideale confuciano dello Xiaokang) entro il 2021, centenario della fondazione del Partito Comunista Cinese, è praticamente raggiunto.

A partire dalla fine del 2012, nelle aree rurali, gli interventi previsti dal piano di eliminazione della povertà hanno realizzato o ristrutturato 1,1 milioni di km di strade, garantito la capacità di fornitura elettrica, esteso la fibra ottica per la connessione Internet e la copertura 4G a beneficio di oltre il 98% dei villaggi meno abbienti. Sul fronte edilizio, invece, 7,9 milioni di famiglie povere, per un totale di 25,86 milioni di persone, hanno beneficiato della ristrutturazione totale delle loro abitazioni fatiscenti.

Il completamento del piano segna una tappa fondamentale nella storia del Paese che, grazie a  questi risultati, raggiunge con dieci anni di anticipo il primo dei 17 Obiettivi dell'Agenda di Sviluppo Sostenibile 2030 delle Nazioni Unite, relativo proprio all'eliminazione della povertà. Nel suo primo target (1.1), l'obiettivo prevede di «sradicare entro il 2030 la povertà estrema per tutte le persone in tutto il mondo, attualmente misurata sulla base di coloro che vivono con meno di $ 1,25 al giorno».

Il successo del periodo preso in esame, cioè quello del mandato di Xi, si inserisce nel più vasto piano di crescita economica cominciato nel 1978 con l'introduzione delle politiche di riforma e apertura volute da Deng Xiaoping. Durante questi quattro decenni, ben 770 milioni di cinesi residenti nelle aree rurali sono usciti dalla povertà. Secondo la soglia definita dall'ONU (1,9 dollari al giorno), già 850 milioni di persone in tutta la Cina erano state strappate all'indigenza nel periodo 1981-2013, per una drastica riduzione dell'incidenza della povertà sulla popolazione totale, passata dall'88% all'1,85% in appena 32 anni.

L'intero Paese era piombato in questa drammatica situazione nel corso di un secolo di aggressioni coloniali e gravi crisi politiche (1839-1949) ed almeno un decennio di conseguenze del Grande Balzo in Avanti, il piano di collettivizzazione introdotto da Mao nel 1958. Con l'affermazione della linea riformista, caratterizzata dalla teoria delle quattro modernizzazioni (agricola, industriale, scientifico-tecnologica e militare) e dall'introduzione di fondamentali elementi di economia di mercato, la Cina ha avviato una decisa trasformazione del modello di sviluppo che, sebbene su basi diverse dal passato, prosegue ancora oggi nel tentativo di coniugare stabilità e crescita, nel quadro di un modello di economia mista, noto in patria col nome di "socialismo con caratteristiche cinesi".

Sempre secondo i dati e i parametri ONU, questo impressionante processo di mobilità sociale ha contributo per il 76% alla riduzione della povertà su scala mondiale. Nel pianeta, insomma, ben 3 cittadini usciti dalla povertà su 4 sono cinesi. Durante il grande ricevimento di giovedì, Xi Jinping l'ha definito nei termini di «un miracolo» destinato a «passare alla storia».

La pandemia, che ha bloccato il Paese per almeno tre mesi all'inizio del 2020 e messo in seria difficoltà molti importanti partner economici e commerciali della Cina, in particolare Stati Uniti ed Unione Europea, avrebbe potuto pregiudicare il raggiungimento di questo risultato. Le pesanti inondazioni che in estate avevano colpito la Valle dello Yangtze ed alcune province meridionali, considerate le più gravi dal 1998, avevano poi aggravato la situazione complessiva, specie nei villaggi direttamente colpiti dalle alluvioni.

Nel frattempo, il Ministero per il Turismo e la Cultura cinese ha fatto sapere che durante la settimana feriale del Capodanno cinese sono stati effettuati 256 milioni di viaggi interni in tutto il Paese, cioè il 15,7% in più rispetto allo stesso periodo del 2020, quando le celebrazioni per la tradizionale festività dell'Estremo Oriente furono improvvisamente annullate dall'aumento esponenziale dei contagi a Wuhan e nel resto della provincia dello Hubei. Il dato delle prenotazioni di quest'anno è tuttavia ancora distante dai livelli pre-Covid (75,3%), così come quello delle entrate per il settore turistico (58,6%), dove il divario è appesantito dalla prudenziale scelta di molti cinesi di muoversi nelle vicinanze o addirittura nella stessa città di residenza.

Nella fase post-Covid, che nei Paesi della regione Asia-Pacifico, più pronti e capaci di altri, può già dirsi avviata, la ripresa in Cina correrà di pari passo non solo con la crescita della classe media urbana, ormai la più numerosa al mondo, ma anche con la rigenerazione delle aree rurali. Il piano di rivitalizzazione delle zone agricole, lanciato al 19° Congresso del PCC nel 2017, prevede di invertire la tendenza dell'abbandono delle campagne, massiccio fenomeno di migrazione interna degli ultimi quarant'anni, per restituire vigore a settori fortemente innovativi come l'agricoltura smart, la silvicoltura, l'acquacoltura, il turismo sostenibile e la protezione ambientale. Ormai il cammino è segnato: la campagna cinese non è più sinonimo di povertà.

 

Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia

 

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