Azerbaigian. Turkan Hasanova (AIYA): Diritto internazionale ci dà ragione, nostro Paese ospitale e tollerante

IMG 20201002 WA0036(ASI) Pochi giorni fa è riesplosa la tensione nel Nagorno-Karabakh, una regione che da oltre trent'anni, già prima della dissoluzione dell'URSS, è al centro dello scontro diplomatico e militare tra Azerbaigian ed Armenia. Il diritto internazionale riconosce la sovranità di Baku su questi territori ma la minoranza etnica armena, proclamando la nascita della cosiddetta Repubblica di Artsakh, ne ha finora preteso la secessione. Il risultato, anche dopo il cessate-il-fuoco stabilito nel 1994 con l'intermediazione di Mosca, è purtroppo drammatico con uno stato di tensione che ad intermittenza torna ad intensificarsi, causando vittime e profughi. Abbiamo contattato Turkan Hasanova, coordinatrice dell'Associazione della Gioventù Italo-Azerbaigiana (AIYA), per saperne di più sulle ragioni di Baku in questo teso teatro geopolitico ma anche per conoscere meglio l'Azerbaigian nel suo insieme.

 

Negli ultimi giorni, le truppe di Azerbaigian e Armenia sono tornate a scontrarsi. Dopo l'incidente di Tovuz a luglio, adesso la tensione è riesplosa nella regione del Nagorno-Karabakh. Cos'è accaduto esattamente?

Con rammarico devo dire che lo scorso 27 settembre le forze armate armene hanno violato il cessate-il-fuoco e hanno colpito ripetutamente le posizioni dell'Esercito dell'Azerbaigian sulla linea del fronte utilizzando mitragliatrici pesanti e fucili di precisione. Aprire il fuoco sulle aree densamente popolate della linea del fronte è un'altra deliberata provocazione mirata da parte delle forze armate armene.

Come conseguenza di questa provocazione delle forze di occupazione straniere si registrano perdite tra la popolazione e tra i militari azerbaigiani. Molte abitazioni e strutture civili sono state seriamente danneggiate. Cinque membri della famiglia Gurbanov, tra cui due bambini, sono rimasti uccisi durante l'attacco dell'artiglieria armena contro la loro abitazione nel villaggio di Gashalti Garagoyunlu, nell'area metropolitana della città azerbaigiana di Naftalan. Le forze armate armene hanno colpito direttamente gli insediamenti civili vicino al confine con l'Azerbaigian.

Vorrei far notare a tale riguardo che questo conflitto non viene combattuto sul territorio armeno e che l'esercito azerbaigiano non sta tentando in alcun modo di occupare il territorio dell'Armenia o qualsiasi sua parte. La guerra, che cominciò con l'occupazione dei territori dell'Azerbaigian più di trent'anni fa con l'occupazione di circa il 20% del nostro territorio nazionale, è un tentativo di liberare il Nagorno-Karabakh e restituire queste terre all'Azerbaigian, cui appartengono sia etnicamente che storicamente.

 

Il Nagorno-Karabakh è un territorio conteso dal 1988, cioè prima della dissoluzione sovietica e dell'emersione di altri teatri di conflitto nello spazio eurasiatico. Anche dopo il cessate-il-fuoco del 1994, la tensione è rimasta: l'Azerbaigian continua a reclamare la sua posizione di legittimo detentore della regione come stabilito dal diritto internazionale, mentre l'autoproclamata Repubblica di Artsakh non ha mai ricevuto alcun riconoscimento internazionale. Cosa propone il governo azerbaigiano per risolvere la situazione e portare finalmente a compimento il processo di pace?

Anzitutto, consentitemi di precisare che il Nagorno-Karabakh non è e non è mai stato un territorio conteso. Nel 1993, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adottò le risoluzioni n. 822, 853, 874 e 884, condannando l'uso della forza contro l'Azerbaigian e l'occupazione dei suoi territori nonché riaffermando la sovranità e l'integrità territoriale dell'Azerbaigian e l'inviolabilità dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale. In queste risoluzioni, il Consiglio di Sicurezza ha riaffermato che la regione del Nagorno-Karabakh è parte dell'Azerbaigian e ha chiesto il ritiro immediato, completo ed incondizionato delle forze di occupazione da tutti i territori azerbaigiani violati.

Il conflitto, dunque, deve essere risolto soltanto nel quadro dell'integrità territoriale dell'Azerbaigian, sulla base delle importanti risoluzioni delle Nazioni Unite. Il Karabakh è riconosciuto internazionalmente come territorio azerbaigiano e le forze armate armene non hanno alcun diritto di essere lì. L'Azerbaigian, invece, è legittimato a liberare i suoi territori occupati e a proteggere i diritti umani di oltre un milione di rifugiati e sfollati azerbaigiani che stanno aspettando da trent'anni di poter tornare nelle loro case. L'occupazione deve finire e l'integrità territoriale dell'Azerbaigian deve essere ricomposta. Purtroppo, l'Armenia non vuole attuare né rispettare il diritto internazionale. Non abbandoneremo mai questa causa fin quando i nostri territori storici non saranno completamente liberati dall'occupazione.

 

L'Azerbaigian è una nazione affascinante ma ancora prevalentemente sconosciuta per molti europei, nonostante i suoi numerosi partenariati ed accordi con i governi del Vecchio Continente. L'organizzazione di importanti eventi internazionali come l'Eurovision Contest o la Formula Uno ha indubbiamente contribuito ad accendere i riflettori sul Paese. Com'è cambiato economicamente e socialmente l'Azerbaigian negli ultimi vent'anni?

Non direi che l'Azerbaigian è sconosciuto. Ci sono molte cose da osservare, come la storia antica, la cultura, l'arte ed il particolare folklore, che rendono l'Azerbaigian ben noto nel mondo e anche in Europa. Credo che l'aspetto più importante sia rappresentato dal carattere del popolo azerbaigiano, che è molto amichevole, ospitale, solidale e tollerante.

Siamo molto generosi e accoglienti. Inoltre, noi azerbaigiani siamo molto aperti e riconoscenti alle diverse culture, religioni e tradizioni. Questo è stato il modo di vivere della nostra nazione per secoli. Nel corso degli ultimi quindici anni, l'Azerbaigian è stato uno dei Paesi dal più rapido sviluppo al mondo. L'economia è cresciuta di 3-4 volte. I principali presupposti per tutto ciò sono stati le riforme, la stabilità e l'osservanza dell'ordine pubblico nel nostro Paese. Ovviamente, la stabilità e politiche adeguate hanno creato condizioni favorevoli allo sviluppo della sfera economica e sociale.

L'Azerbaigian è poi un partner affidabile a livello mondiale, dal momento che tutti i progetti che prevedono la partecipazione del nostro Paese sono mirati alla cooperazione. Come ha ricordato, anche gli eventi internazionali di alto livello organizzati dall'Azerbaigian hanno giocato un ruolo importante nella promozione del nostro Paese. L'Azerbaigian ha ospitato una serie di eventi internazionali: non solo l'Eurovision 2012 e la Formula Uno, ma anche la Coppa del Mondo di Calcio Femminile U17, il Crans Montana Forum, i Giochi Europei 2015 e molti altri, che hanno potuto fornire un esempio della maturità raggiunta dal nostro settore ricettivo e della nostra capacità di ospitare eventi internazionali di vasta portata.

 

L'Azerbaigian non presenta soltanto aree urbane moderne e all'avanguardia ma anche alcune tra le più suggestive tracce del passato. L'ultimo vertice del Patrimonio Mondiale dell'Umanità dell'UNESCO si è tenuto proprio a Baku nel luglio 2019. Il vostro Paese si sta già affermando come destinazione turistica emergente o c'è ancora qualcosa da fare in termini di promozione e infrastrutture? Qual è stato l'impatto del Covid-19 in questo senso?

L'Azerbaigian è un Paese caratterizzato da una ricca eredità culturale e spirituale nonché da tradizioni di tolleranza. Ad oggi, questa realtà è riconosciuta a livello internazionale. La notevole eredità storica, culturale e naturale del nostro Paese attrae visitatori da tutto il mondo. Il flusso turistico è in aumento ogni anno. L'Azerbaigian, svolgendo un ruolo di ponte tra due diverse forme di civiltà, accresce la sua autorevolezza sia nell'emisfero orientale che in quello occidentale. Proprio come ha ricordato, lo scorso anno l'Azerbaigian ha ospitato a Baku il 43° vertice del Patrimonio Mondiale dell'Umanità dell'UNESCO, riconoscendo così un elevato giudizio al nostro Paese, che sta compiendo molti sforzi per sviluppare il settore turistico giorno dopo giorno.

Come ovunque nel mondo, anche in Azerbaigian il turismo è tra i settori strategici colpiti dalla pandemia da coronavirus. A marzo, i confini nazionali sono stati chiusi mentre i voli passeggeri in arrivo e in partenza venivano sospesi sulla base delle misure adottate dal governo per piegare la curva del contagio. Prima dell'emergenza Covid-19, in Azerbaigian la forza del settore turistico era in crescita. Il governo ha adottato una serie di misure mirate a mitigare l'impatto negativo della pandemia su vari settori, tra cui quello turistico. La speranza è che la crisi pandemica finisca presto in modo che tutti noi avremo l'opportunità di incontrare i nostri amici stranieri in Azerbaigian.

 

Lei è coordinatrice dell'Associazione della Gioventù Italo-Azerbaigiana. Quando è nata questa realtà? Quali sono le vostre attività principali? State programmando qualcosa per il prossimo futuro?

L'Associazione della Gioventù Italo-Azerbaigiana (AIYA) è nata il 21 marzo 2013 su iniziativa di un gruppo di giovani azerbaigiani che studiano a Roma. Una delle attività principali della nostra Associazione è l'organizzazione di giornate culturali, serate cinematografiche e conferenze storiche riguardanti l'Azerbaigian con lo scopo di promuovere il nostro Paese agli occhi degli studenti di tutto il mondo e contribuire alla costruzione di relazioni amichevoli tra Italia e Azerbaigian. La nostra Associazione sta inoltre dando vita ad una rete tra i cittadini azerbaigiani che vivono in Italia. Per il futuro sto pensando a come migliorare queste attività, mentre come candidata diplomatica ho intenzione di rafforzare le mie capacità di analisi, organizzazione e leadership nonché di rappresentare il mio Paese nel contesto delle relazioni internazionali.

 

 

Redazione - Agenzia Stampa Italia

Immagine: SETA (setav.org)

 

 

 

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