(ASI) Le presidenziali in Bielorussia, vedono riconfermato per la presidenza Aleksandr Lukashenko. Secondo la Commissione elettorale centrale avrebbe ottenuto l’80,23% dei voti.
La candidata all’opposizione Svetlana Tikhanovskaja guadagna solo il 9,9%. Quindi la tornata elettorale vede la vittoria schiacciante di Lukashenko, che si conferma per un sesto mandato. Tuttavia la gente scende in piazza e grida ai brogli.
Un mezzo delle forze dell’ordine come riporta il quotidiano la Repubblica investe i manifestanti nella capitale. Contro i dimostranti granate stordenti, proiettili di gomma e idranti. Internet bloccato. Circa tremila arresti. Condanna da parte dell'UE, mentre arrivano le congratulazioni da Russia e Cina, ossia da Putin e da Xi Jinping, ma anche da molti altri Paesi asiatici.
Alla luce della chiara volontà elettorale espressa dagli elettori e delle conseguenti contestazioni di piazza, viene da chiedersi se Lukashenko debba essere contestato a prescindere perché inviso all’Occidente? Perché, non si accetta una vittoria democratica schiacciante? Se la vittoria è netta, allora perché vengono organizzate le proteste?
A chi giova la destabilizzazione della Biellorussia? Ci sono analogie fra le proteste di Minsk e quelle del Libano? C’è qualcuno che vuole speculare sugli equilibri mondiali? Oppure il malcontento, la rabbia e la furia devastante delle masse sono provocati solo da un dissenso sociale? A chi può giovare lo scontro e la guerra civile? A pochissimi. Non certo alla maggior parte della gente.
Invece, soprattutto, in questo delicato momento è più che mai attuale il messaggio di concordia ed unità lanciato da Papa Francesco che predica amore e rispetto reciproco tra autorità e popolazione. Ci vuole cooperazione, misericordia e amore fraterno l’uno per l’altro. Che l’odio non interceda. Queste le parole del Pontefice, che si augura il ritorno della pace in Libano e nel mondo.
Massimiliano Pezzella – Agenzia Stampa Italia