(ASI) Le immagini di ieri hanno mostrato che Silvia Romano, non appena giunta in Italia, “non ha salutato subito né Conte, né Di Maio”. Lo ha fatto solo successivamente su indicazione del direttore dell’Aise (l’apparato d’intelligence italiano). La giovane non ha riconosciuto dunque un ruolo rilevante all’Italia, nella sua liberazione, ma alla Turchia.
Lo dichiara Mario Adinolfi in un’intervista al quotidiano online Agenzia Stampa Italia. Il governo “per una foto opportunity a Ciampino, dove è atterrato l’aereo con a bordo la cooperante italiana – aggiunge il presidente del Popolo della Famiglia ai nostri microfoni -, si è venduto così quel poco che rimaneva della sua capacità di influenzare la Libia”. L’Italia si è dimostrata infatti talmente debole, nella gestione negli anni della crisi provocata dalla lotta tra le due fazioni in quel territorio, al punto da lasciarsi calpestare i propri interessi da parte di Ankara. Quest’ultima non ha voluto però “innescare un conflitto” con Roma, con cui è partner commerciale. La nazione della Mezzaluna ha messo così “sul piatto questa operazione, volta alla liberazione della ragazza, grazie ai particolari rapporti dei propri servizi segreti con Al Shabab che la teneva in ostaggio. L’agenzia di stampa ufficiale turca Anadolu – sottolinea Adinolfi - ha divulgato oggi un’immagine, scattata il 9 maggio, della nostra connazionale mentre viaggiava, su un mezzo dell’intelligence militare del presidente Tayyp Erdogan, subito dopo la sua liberazione in Somalia. E’ possibile vedere che la ragazza aveva sul petto la mezzaluna turca. Tutto ciò è servito a “mettere un marchio sull’ intera operazione per ricordare all’Italia che essa ha un prezzo, che non è contenuto nei 4 milioni di euro versati, dai servizi segreti italiani ai rapitori, in cambio della liberazione della giovane”. La vicenda ha infatti “una enorme rilevanza geopolitica” che va ben oltre tale somma pagata agli estremisti.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia