(ASI) Entra in vigore oggi, dopo la serie di intese concluse nella giornata di ieri, la versione aggiornata dell'Accordo di Libero Scambio Cina-Singapore, originariamente siglato nel 2008. È questo il primo risultato tangibile dei quattro incontri bilaterali andati in scena a Chongqing, megalopoli della Cina sud-occidentale posta lungo la Valle del Fiume Azzurro. Si è trattato del 15° Consiglio Congiunto Cina-Singapore per la Cooperazione Bilaterale, del 20° Consiglio Direttivo Congiunto Cina-Singapore per il Parco Industriale di Suzhou, dell'11° Consiglio Direttivo Congiunto Cina-Singapore per l'Eco-City di Tianjin e del 3° Consiglio Direttivo Congiunto Cina-Singapore per l'Iniziativa Guida di Chongqing sulla Connettività Strategica.
Al termine delle sessioni di lavoro, il vice primo ministro cinese Han Zheng ed il suo omologo singaporiano Heng Swee Keat hanno espresso la loro soddisfazione per i risultati raggiunti. Xinhua fa riferimento ad una revisione costruttiva dell'implementazione del consenso di alto livello e del processo di cooperazione pratica, ad un importante scambio di pareri sulle opere infrastrutturali congiunte di alta qualità nel quadro dell'iniziativa cinese Belt and Road (BRI), alla promozione dello sviluppo e della cooperazione regionale, al sostegno del multilateralismo e del libero scambio, e alla stesura di piani direttivi in merito alla cooperazione nel futuro.
In particolare, i due vice primi ministri hanno toccato temi prioritari dell'agenda bilaterale quali il rafforzamento della connettività, il sostegno finanziario, la cooperazione con i Paesi terzi, la cooperazione legale nell'ambito della BRI e l'incremento degli investimenti nel quadro del nuovo corridoio terra-mare. Quest'ultimo impegno va a rafforzare un capitolo già messo nero su bianco nel novembre 2018, quando il primo ministro cinese Li Keqiang incontrò il suo omologo singaporiano Lee Hsien Loong a Singapore, a margine del 33° vertice generale dell'ASEAN. In quella circostanza, nel documento chiamato ad aggiornare l'Accordo di libero scambio bilaterale era stato per la prima volta inserito un riferimento alla BRI, mentre uno dei Memorandum d'Intesa (MoU) siglati dai due capi di governo aveva riguardato il Nuovo Corridoio Commerciale Internazionale Terra-Mare (ILSTC), inquadrando in modo più nitido l'Iniziativa Guida di Chongqing sulla Connettività (CCI), lanciata dai due Paesi nel 2015.
Secondo l'idea del nuovo corridoio terra-mare, le città di Chongqing e Singapore dovrebbero connettere, attraverso moderne reti ferroviarie e rotte navali dirette, i rispettivi territori di riferimento. Da un lato, sulla megalopoli cinese convergerebbero le merci provenienti dalle regioni autonome cinesi dello Xinjiang, del Guangxi e del Ningxia, nonché dalle province del Guizhou, del Gansu, del Qinghai e dello Yunnan; dall'altro lato, invece, la città-Stato rafforzerebbe il suo già affermato ruolo di snodo nevralgico per la regione ASEAN (e non solo) in ambito di movimentazione merci e servizi logistici.
Durante l'incontro di martedì, Han e Heng hanno inoltre concordato sulla necessità di migliorare i meccanismi di libero commercio regionale, sostenere l'integrazione regionale, consolidare la cooperazione economica e commerciale multilaterale e promuovere la costruzione di un sistema economico mondiale aperto. Quarto centro finanziario mondiale dopo New York, Londra e Hong Kong, nonché secondo porto commerciale più trafficato del pianeta dopo Shanghai, Singapore, in virtù della sua posizione strategica lungo lo Stretto di Malacca, è da decenni un barometro dell'economia mondiale. La guerra dei dazi voluta dal presidente americano Donald Trump ha così indirettamente inferto un duro colpo anche all'avveniristica città-Stato, privilegiando una politica protezionista più volte criticata dal primo ministro Lee Hsien Loong.
Secondo quanto ribadito da Han e Heng a Chongqing, l'amicizia tra i due Paesi «è rimasta inamovibile, diventando sempre più forte nel corso degli anni». Singapore è infatti da sempre una realtà multietnica a vocazione cosmopolita ma più del 75% della sua popolazione è composto da cinesi etnici, comunità cui deve gran parte del processo storico di costruzione del suo modello di efficienza, competitività e sviluppo, a partire dal padre della patria, Lee Kuan Yew, primo ministro in carica dal 1959 al 1990, scomparso quattro anni fa.
Parlando della parabola politica sua personale e del Partito di Azione Popolare, che traghettò Singapore durante la difficile transizione post-coloniale, nella sua autobiografia politica From Third World to First, Lee afferma: «Credevamo nel socialismo, in un'equa distribuzione per tutti. Più tardi abbiamo compreso che la motivazione personale e i riconoscimenti individuali erano fondamentali per realizzare un'economia produttiva» [Lee K.Y., From Third World to First - The Singapore Story: 1965-2000, HarperCollins, New York, 2000, p. 95]. Lee non manca di sottolineare l'importanza di un welfare virtuoso ed efficace capace di ovviare alle più palesi sperequazioni sociali, fisiologiche di un sistema capitalistico, ma descrive impietosamente l'inevitabile distacco storico da una cultura politica ritenuta già allora sbagliata per Singapore.
Quando Deng Xiaoping prese in mano le redini del Paese nel 1978, avviando le nuove politiche di riforma che aprirono l'economia cinese al mercato, i vecchi contrasti della Guerra Fredda cominciarono a scomparire. Da allora, Lee Kuan Yew visitò molte volte la Cina e molti funzionari e dirigenti cinesi visitarono Singapore, ammirati dalle capacità economiche e gestionali della piccola città-Stato. Secondo Lee, già allora la Cina non avrebbe avuto bisogno di abbandonare i suoi valori culturali fondamentali per industrializzarsi e modernizzarsi, mostrando ai suoi interlocutori cinesi gli esempi di Taiwan, della Corea del Sud, di Hong Kong o della stessa Singapore, dove - a suo dire - erano stati comunque preservati i valori tradizionali rappresentati dalla parsimonia, dal duro lavoro, dall'importanza conferita all'istruzione, dalla lealtà verso la famiglia, gli amici e la patria. Proprio «questi valori confuciani avevano creato la coesione sociale, l'elevato senso del risparmio e gli investimenti alla base dell'alta produttività e della crescita» [Lee K.Y., From Third World to First - The Singapore Story: 1965-2000, HarperCollins, New York, 2000, p. 613].
Premiata la settimana scorsa dall'ultimo Indice di Competitività Globale del Forum Economico Mondiale quale economia più competitiva al mondo, con un punteggio addirittura superiore a quelli di Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania o Svizzera, Singapore è da anni un modello di riferimento globale cui la Repubblica Popolare Cinese, quanto meno da Deng in avanti, ha sempre guardato con profonda ammirazione. Gli accordi di cooperazione firmati ieri su materie che spaziano dalla formazione all'innovazione tecnologica, dalla smart city alla sostenibilità, testimoniano la solidità dell'amicizia fra due realtà diverse eppure così vicine, animate dalla stessa voglia di riscatto e dalla medesima ostinata intenzione di crescere, di migliorarsi e di avanzare rapidamente... dal terzo al primo mondo.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia