(ASI) Circa 90 minuti di tensione, in cui si è temuto il peggio, in Medioriente. La minacciata rappresaglia, in seguito agli attacchi israeliani contro alcune postazioni di Hezbollah in Libano e del suo alleato Iran in Siria di due domeniche fa, è avvenuta ieri.
L’organizzazione sciita ha lanciato, nelle ultime ore dal paese dei cedri verso il territorio amministrato dall’esecutivo guidato da Benjamin Netanyahu, missili anticarro che hanno raggiunto una fattoria agricola nella zona di Avivim. L’esercito di Tel Aviv ha specificato che l’azione ha colpito un veicolo e una posizione militare, smentendo tuttavia la presenza di vittime annunciata dalla controparte. La risposta dello Stato ebraico è stata immediata ed è avvenuta con 100 colpi di mortaio esplosi tra i due villaggi di Bint Jbail e Maroun al – Rass. Il premier, Saad Hariri, ha telefonato al segretario di Stato americano Mike Pompeo e ad un consigliere del leader francese Emmanuel Macron. Ha chiesto così, a Washington e a Parigi, di intervenire per fermare l’aggressione sionista. Il responsabile dell’Unifil, il maggiore generale Stefano De Col, è in contatto con tutti gli attori coinvolti in questa crisi. L’annuncio è arrivato dal portavoce Andrea Tenenti, all’agenzia AFP, evidenziando l’invito della missione di pace dell’Onu ad evitare il proseguimento di azioni offensive pericolose per gli equilibri regionali. Gli esperti hanno escluso però la possibilità che scoppi un conflitto ampio, in loco, come quello avvenuto nel 2006.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia