Crisi siriana: Theresa May, l'incubo della Brexit e il nuovo alibi della "minaccia" russa

mayputin(ASI) Secondo il Daily Telegraph, il primo ministro britannico avrebbe dato disposizioni, perché i sottomarini con capacità missilistica siano dislocati nelle acque antistanti la Siria, in vista di un attacco alle basi siriane e russe che potrebbe avere luogo nelle prossime ore, più probabilmente notturne.

Dopo il fallito coinvolgimento della Russia nel caso Skripal, si tratta del secondo, acrobatico tentativo della Gran Bretagna di inasprire i rapporti con il governo di Mosca e, nello stesso tempo, di mettere in atto una tecnica di distrazione dell'opinione pubblica e dei governi dell'UE dal problema mai risolto della Brexit, con tutte le implicazioni politico-economiche che questo comporta. Le implicazioni politiche, come tutti sanno, sono rappresentate dalle profonde divergenze interne, dagli esiti imprevedibili, esistenti tra il governo centrale e quelli scozzese e nord-irlandese. Il risvolto economico, altrettanto sostanziale, concerne i 40/60 miliardi di sterline da risarcire all'Unione Europea, debito che - anche per bocca del ministro Boris Johnson - il governo di Theresa May sembra sempre meno intenzionato ad onorare. L'intervento in Siria e le pressioni diplomatiche della Gran Bretagna sui paesi UE e la Nato, per un'azione militare comune contro la Siria e la Russia, servirebbero anche per questo obiettivo. Senza considerare che una eventuale (ma improbabile vittoria militare) significherebbe per la Gran Bretagna, in termini geo-politici, entrare nella spartizione del territorio siriano "liberato", con tutti i benefici di carattere anche economico (in primis lo sfruttamento delle risorse petrolifere) conseguenti. Vecchi trucchi da "vecchia volpe" britannica. Ma, come ricordava il mai dimenticato presidente Bettino Craxi rivolto all'onorevole Giulio Andreotti, "Anche le vecchie volpi, prima o poi... finiscono in pellicceria".

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