(ASI) - Mercoledì Aprile si è svolto l’incontro tra Recep Tayyip Erdogan, Vladimir Putin e Hassan Rohani, rispettivamente i presidenti di Turchia, Russia e Iran, nella capitale turca di Ankara; l’argomento principale del summit è stata la questione delicata in Siria che si protrae ormai da troppi anni.
Nel 2016 l’Onu ha autorizzato dei colloqui di pace che hanno preso il via ad Astana tra le potenze coinvolte nel conflitto siriano e che si sono poi protratti negli anni; la parola d’ordine è stata ‘cessate il fuoco’, insieme alla programmazione di una serie di aiuti alla popolazione, in particolare la costruzione di nuove infrastrutture per i profughi e ospedali mobili. Secondo il Presidente turco Erdogan, solo sconfiggendo il terrorismo potrà ritornare la pace nella regione siriana; la necessità maggiore è quella di riportare in quella zona l’integrità e la sovranità territoriale.
In Siria, il regime di Bashar al – Assad sta lentamente riconquistando parti del territorio in mano ai ribelli, supportato sul campo da Russia e Iran. Conclusa la battaglia alla periferia di Damasco, il governo siriano ha cominciato a spostare le forze armate verso la zona del Golan, vicino a Israele, dove le truppe di ribelli hanno ancora delle roccaforti. Lo scorso Gennaio Ankara, appoggiato poi da Russia e Iran, ha lanciato l’Operazione ‘Ramoscello d’Ulivo’ che interessa invece il Nord-ovest della Siria per liberarlo dalla presenza del YPG, ala armata del partito curdo del PYD considerato un gruppo terrorista della Turchia. La regione si ritrova così, stretta tra due fuochi, che impediscono ad Assad di riprendersi il potere. Forse ora, con l’aiuto che gli arriverà sul campo, ci potrebbe essere la svolta definitiva. Sette anni di guerra civile hanno ucciso milioni di civili e chi è sopravvissuto, ha cercato di fuggire verso l’Europa.
Questo summit ha dato il via ad una nuova intesa tra le tre potenze che speriamo riescano finalmente a dare man forte per risolvere la questione siriana, senza che ci siano altre inutili morti civili.