(ASI) La tanto attesa decisione dell’Onu è stata approvata, all’unanimità ieri sera a New York, dai quindici membri del consiglio di sicurezza.
Il documento prevede che la tregua in Siria dovrà iniziare “senza indugi” per garantire l’evacuazione dei malati e dei feriti, in particolare di quelli nella Ghouta orientale. La Russia non si è opposta così, come invece aveva scelto di fare nelle 24 ore precedenti, allo stop dei raid aerei che purtroppo però stanno continuando, nella martoriata regione del paese mediorientale, dall’alba di oggi dopo una piccola tregua nella notte. L’organizzazione siriana per i diritti umani, con sede a Londra, ha riferito che almeno 7 persone sono state uccise, questa mattina, negli attacchi dell’aviazione di Damasco. Il bilancio è salito così, solo in quella zona, a 517 vittime da domenica scorsa.
Il Cremlino aveva utilizzato, due giorni fa, il suo diritto di veto per bocciare la prima bozza della risoluzione, delle Nazioni Unite, poiché imponeva l’obbligo del cessate il fuoco entro 72 ore dal via libera del palazzo di vetro. Il testo varato dovrebbe portare alla cessazione delle ostilità per 30 giorni, eccetto di quelle contro gli jhadisti dell’Isis, di Al Qaeda, di al Nusra e di altri “gruppi, individui ed entità”, non meglio specificati, affiliati con i terroristi. Il riferimento in questione è stato voluto, dai diplomatici di Mosca, per evitare il rafforzamento di questi ultimi sul territorio, ma potrebbe rendere difficoltosa una reale soluzione del conflitto perché il regime di Bashar al – Assad considera gli oppositori come estremisti. Il capo dell’Eliseo Emmanuel Macron e la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, hanno telefonato al presidente Vladimir Putin per fare il punto della situazione. I tre leader hanno concordato, secondo quanto si è appreso da una nota del Cremlino, di “rafforzare lo scambio di informazioni” al fine di concretizzare i contenuti della risoluzione approvata. Tutto ciò sembra essere molto complicato a causa del caos incessante. L’Iran, alleata con Mosca del regime siriano, ritiene che l’offensiva, nella Ghouta orientale, debba proseguire. La Turchia ha comunicato, nel frattempo, che l’operazione “Ramoscello d’ulivo” andrà avanti nella città di Afrin. Papa Francesco ha lanciato, nel consueto Angelus domenicale, un appello alla calma: “In questi giorni il mio pensiero è rivolto alla mia amata Siria dove la guerra si è intensificata. In sette anni di conflitto, questo mese di febbraio è stato il più drammatico”. Ha spiegato poi che è impossibile “combattere il male col male”, invitando i fedeli a pregare affinchè ci sia immediatamente la pace.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia
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