(ASI) «La globalizzazione e il cambiamento tecnologico hanno contribuito in maniera significativa a guidare la crescita economica e ad innalzare gli standard di vita in tutto il mondo. Tuttavia, la globalizzazione ha anche creato alcune sfide ed i suoi benefici non si sono estesi a sufficienza. Mettendo insieme le economie di mercato avanzate e quelle emergenti, il G20 è deciso a modellare la globalizzazione affinché possano beneficiarne tutti i popoli».
Così recita uno dei passaggi più rilevanti del preambolo della dichiarazione congiunta dei leader politici del G20 di Amburgo, conclusosi sabato scorso dopo due giorni di incontri serrati sia a livello multilaterale che a livello bilaterale.
Sul testo condiviso dai partecipanti pesa l'eredità del vertice di Hangzhou del 2016, menzionato in modo particolare tra i summit degli ultimi anni, ed aleggia evidentemente il significato profondo del discorso che il presidente cinese Xi Jinping ha tenuto lo scorso gennaio in occasione dell'ultimo Forum Economico Mondiale a Davos. La doppia valenza - oggettiva/soggettiva ed economica/politica - di una globalizzazione intesa come processo storico ineludibile, da cui è impossibile fuggire, diventa il paradigma ufficiale del G20 nel suo insieme.
La visione cinese, in particolare per quanto riguarda il contrasto al protezionismo e l'equità nei rapporti commerciali internazionali, travalica ormai i confini delle economie emergenti, andando a coinvolgere anche Germania, Gran Bretagna, Francia e Canada ed isolando di fatto gli Stati Uniti di Donald Trump che, sebbene riesca a far valere alcune sue priorità nel testo della dichiarazione finale, resta praticamente l'unico leader a portare avanti con insistenza simili posizioni.
«Manterremo i mercati aperti [...] e continueremo a contrastare il protezionismo, incluse tutte le pratiche commerciali scorrette, e a riconoscere il ruolo degli strumenti di difesa commerciale a questo proposito», recita la dichiarazione congiunta di Amburgo. Più avanti, la trasparenza, l'equità e l'inclusione sono descritti come i criteri-guida per il commercio e gli investimenti sotto l'egida dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO), nel cui ambito è stata accolta con particolare favore la recente entrata in vigore dell'Accordo per la Facilitazione Commerciale.
Su questo versante, Xi Jinping incassa anche l'appoggio di Vladimir Putin, che durante il vertice ha tuonato a sua volta contro il protezionismo: «Ci opponiamo al crescente protezionismo nel mondo - ha detto il presidente russo - Il commercio illegale e le limitazioni finanziarie, con evidenti connotazioni politiche chiaramente indirizzate all'annientamento dei concorrenti, portano alla riduzione del giro d'affari». Stando a quanto ufficialmente dichiarato da Putin durante l'ultimo Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, è implicito il riferimento alle sanzioni imposte, e recentemente rinnovate per altri sei mesi, dall'Unione Europea nei confronti di Mosca come ritorsione per la crisi ucraina.
Gli elementi di continuità col G20 di Hangzhou, tuttavia, non finiscono qui. La lotta ai cambiamenti climatici, altro pomo della discordia internazionale, vengono inseriti malgrado il parere contrario di Washington. «Prendiamo nota della decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dagli Accordi di Parigi. Gli Stati Uniti hanno annunciato la cessazione immediata dell'implementazione del loro attuale contributo nazionale affermando di impegnarsi per un approccio che riduca le emissioni ma che al contempo sostenga la crescita economica e venga incontro alle necessità della sicurezza energetica». Eppure, «i leader degli altri Stati membri del G20 sostengono che gli Accordi di Parigi sono irreversibili».
Politiche monetarie finalizzate alla stabilità dei prezzi, politiche fiscali flessibili che favoriscano crescita ed investimenti di alta qualità, e riforme strutturali che garantiscano maggiori inclusione e sostenibilità sono le linee-guida dei grandi 20 per rafforzare la resilienza dell'economia globale ed evitare gli squilibri. C'è poi il tema della riduzione dell'overcapacity, in particolare nel settore siderurgico, che rientra ormai da tempo anche fra i principali obiettivi industriali della Cina. «Chiediamo con urgenza la rimozione di tutti i sussidi ed altri tipi di sostegno che alterano il mercato da parte dei governi e degli enti ad essi legati», emerge dalla dichiarazione, auspicando l'individuazione di soluzioni comuni che sgombrino il campo da disparità e distorsioni.
Sul piano della fiscalità, il G20 ha menzionato l'opera di riduzione delle tasse messa in atto da Pechino. All'interno del Piano di Azione di Amburgo viene annotato con soddisfazione che «la Cina ridurrà ulteriormente la pressione fiscale sulle imprese di circa 380 miliardi di yuan [49 miliardi di euro, ndt] e gli oneri amministrativi di circa 720 miliardi di yuan [93 miliardi di euro, ndt]». Gli obiettivi a medio termine della crescita vedono i Paesi del G20 impegnati nell'adozione di una serie di iniziative che possano, nei diversi contesti nazionali, creare condizioni favorevoli a mantenere ed incrementare i trend positivi. Da questo punto di vista, «la Cina sta semplificando la struttura delle aliquote IVA e riducendo ulteriormente la pressione fiscale sulle piccole imprese». Più in generale, «la Cina sta migliorando il suo clima per gli investimenti e sta utilizzando attivamente gli investimenti esteri».
Per quanto riguarda l'inclusione, il Paese asiatico «sta esentando da tasse e costi vari presso le scuole superiori pubbliche e sta garantendo sussidi presso quelle private verso gli studenti provenienti da famiglie meno abbienti». Procedono senza sostanziali mutamenti di paradigma gli impegni in tema di stabilizzazione finanziaria, digitalizzazione e cyber-sicurezza.
Xi Jinping ancora protagonista
È lo stesso leader cinese ad affiancare le ragioni di fondo dei due ultimi G20 - Hangzhou e Aburgo - separati da soli dieci mesi di tempo, nella consapevolezza che il vertice svolge, in termini di rappresentatività internazionale, un ruolo ormai imprescindibile nel contesto globale. C'è spazio, inoltre, anche per sottolineare i risultati raggiunti dal Forum Belt and Road per la Cooperazione Internazionale, svoltosi a Pechino nel maggio scorso per coordinare le strategie di investimento e cooperazione tra i Paesi coinvolti nell'iniziativa pensata dal governo cinese per ricostruire in chiave moderna le antiche direttrici della Via della Seta.
«Le organizzazioni internazionali connesse prevedono che quest'anno l'economia mondiale crescerà del 3,5%, la migliore prestazione da diversi anni a questa parte. Tutto ciò non sarebbe possibile senza gli sforzi del G20». D'altra parte, i «problemi profondi», le «incertezze» e i «fattori destabilizzanti» che si presentano dinnanzi ai leader delle maggiori economie mondiali, impongono che il vertice, superando la ristretta logica del G7, prenda sempre più la forma di un organismo multilaterale fortemente assertivo, capace di costruire e consolidare le basi della governance nel nuovo contesto multipolare.
Durante il discorso pronunciato ad Amburgo, Xi Jinping ha sintetizzato il proprio pensiero in quattro punti generali:
1. Costruire un'economia globale aperta. La revisione al rialzo delle stime di crescita per il 2017, operata dalle principali organizzazioni internazionali, è principalmente dovuta ai prospettati aumenti del commercio globale (+2,4%) e degli investimenti internazionali (+5%). Secondo Xi, «in qualità di principali economie del mondo, dovremmo e dobbiamo indicare la strada, sostenere il sistema di commercio multilaterale, osservare le regole stabilite in modo congiunto e, attraverso la consultazione, individuare soluzioni vantaggiose per tutti alle comuni sfide che stiamo affrontando».
2. Ricercare nuovi motori di crescita, a partire dall'innovazione. Il presidente cinese riporta che il 95% delle imprese nel mondo sono ormai strettamente legate ad Internet, mentre l'economia globale si sta digitalizzando. Non dimentica, poi, le linee-guida dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile al fine di favorire gli investimenti nei Paesi in via di sviluppo.
3. Lavorare insieme per conseguire una crescita mondiale più inclusiva. In questo caso, Xi Jinping cita i dati del Forum Economico Mondiale, secondo cui l'intelligenza artificiale sostituirà oltre 5 milioni di posti di lavoro nel mondo entro il 2020: un dato che, sebbene numericamente limitato, deve far riflettere sulle tendenze dei prossimi decenni. Negli auspici del presidente cinese, il G20 dovrebbe fare propria la missione di «riaffermare l'idea di inseguire una crescita inclusiva [...] e di trovare un equilibrio tra equità ed efficienza, tra capitale e lavoro e tra tecnologia ed occupazione».
4. Continuare a migliorare la governance economica globale. Anche in questo caso, per Xi, il G20 ha fatto e potrà fare molto per aggiustare i meccanismi di coordinamento delle politiche macroeconomiche, riformare le istituzioni finanziarie internazionali, consolidare i regolamenti finanziari internazionali e combattere l'elusione fiscale, oltre a garantire la stabilità dei mercati azionari e la ripresa.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia