(ASI) Nuovi venti di guerra spirano in Medio Oriente. Il quotidiano israeliano “Jerusalem Post” riferisce infatti che gli israeliani stanno formando nuove unità nel nord della Palestina occupata per far fronte ad un eventuale nuovo conflitto con Hezbollah, il maggior gruppo islamico paramilitare libanese.
L'allestimento di queste unità però non riguarderebbe attività militari ma civili. La notizia è stata confermata anche dal colonnello Eren Makov, comandante delle forze israeliane nel nord. Intervistato dai media locali, Makov ha spiegato che l'attività di formazione riguarda soprattutto cittadini arabi-israeliani che “sono molto propensi a collaborare con noi; noi li formiamo”.
Più della metà di coloro che vivono nel nord del paese sono di origine araba e, secondo Makov, sono sotto la minaccia dei missili di Hezbollah come gli ebrei. Ovviamente la maggior parte degli arabi che vivono in territori controllati da Israele non milita nell’esercito di Tel Aviv, e il governo israeliano si rivolge alle unità di protezione civile del Comando del Fronte Interno, che sono formate da volontari senza uniformi.
Ufficialmente questi corsi di formazione sono finalizzati a soccorrere ls popolazione in caso di catastrofe. Ma gli scopi reali sembrano essere ben altri. Makov ha osservato come in caso di terremoto il 25% dei sopravvissuti vengano salvati nella prima ora; secondo le autorità israeliane una situazione simile si verrebbe a creare se Hezbollah lanciasse 100 mila razzi contro il territorio israeliano.
Analisti e funzionari di Tel Aviv smentiscono la possibilità che a breve ci sia un nuovo conflitto con Hezbollah, attualmente impegnato in Siria a sostegno del presidente Bashar al Assad contro i terroristi dello Stato islamico ed i ribelli “moderati” del fronte al Nusra sostenuti dagli Usa.
Redazione Agenzia Stampa Italia