(ASI) Finora gli USA tramite il presidente Obama non hanno mai perso occasione per dichiarare la loro determinazione a combattere i tagliagole dell'ISIS.
Purtroppo solo a parole. Infatti, fino alla vigilia dell'intervento russo, i fondamentalisti dell'ISIS, finanziati da chi ha interesse a spartirsi la Siria e l'Iraq, non avevano fatto altro che avanzare, consolidando militarmente le loro posizioni. Allora bisogna chiedersi chi veramente bombardassero i caccia degli USA e alleati (60 paesi coalizzati): le postazioni dell'ISIS o quelle dell'esercito regolare siriano? Alla luce dei rapidi risultati ottenuti sul campo dall'aviazione russa, la domanda è più che legittima. Infatti sono bastate poche decine di azioni militari aeree per mettere in grave crisi l'intero apparato bellico del Califfato. Addirittura, in queste ultime ore si registrerebbe una fuga generalizzata dalla Siria verso l'Europa dei miliziani occidentali pro-ISIS. Di fronte ai successi militari russi Obama, invece di rallegrarsi, cosa fa? Continua a ripetere che gli attacchi russi "rafforzano l'ISIS". Non sarà perché, in realtà, l'obiettivo degli USA è quello di esportare la strategia del caos dall'Iraq e dalla Libia alla Siria? Il tutto con la benedizione di un Israele, che, oltre a non essere stato mai neanche sfiorato dagli attacchi dell'ISIS, dallo smembramento definitivo della Siria trarrebbe il massimo vantaggio in termini di espansione territoriale.
Niger SepTomBer - Agenzia Stampa Italia