(ASI) «Noi cristiani siamo determinati a restare in Siria per continuare la nostra testimonianza». Così ha affermato l'arcivescovo caldeo di Aleppo, monsignor Antoine Audo, durante una conferenza organizzata oggi da Aiuto alla Chiesa che Soffre in collaborazione con l'Associazione Stampa Estera.
Il presule ha documentato il massiccio esodo di siriani, specie a seguito della grande accoglienza mostrata dai paesi europei. «Chi poteva partire è già partito, gli altri cercano di lasciare il paese. Soprattutto i nostri giovani che temono il servizio militare e non vogliono prendere parte ad una guerra priva di senso che porta soltanto distruzione». La strada è quella verso la Turchia, dove poi imbarcarsi alla volta di Grecia o Italia. «E tanti sono coloro che hanno trovato la morte in mare».
L'emigrazione non ha risparmiato la comunità cristiana di Aleppo, un tempo uno dei luoghi in cui la minoranza religiosa era più presente. «Prima della crisi i cristiani in città erano 150mila, oggi non credo arrivino a 50mila. È grande la paura che la nostra comunità possa scomparire».
Dopo quattro anni e mezzo di guerra, la situazione è insostenibile. «I ricchi sono partiti, la classe media è divenuta povera ed i poveri sono divenuti miserabili. Oltre l'80% della popolazione non ha un lavoro». Da più di due mesi la città è inoltre priva di acqua ed elettricità. «La nostra chiesa ha un pozzo e cerchiamo di distribuire acqua alla popolazione quanto possiamo. In ogni strada ci sono bambini e ragazzi con delle bottiglie vuote in cerca di acqua».
Intanto le bombe continuano a cadere ogni giorno. «Una parte della città è controllata dal governo, mentre il resto è in mano a gruppi fondamentalisti che attaccano costantemente l'area controllata dall'esercito, dove risiede la maggioranza dei cristiani. Quella di Aleppo è una delle situazioni maggiormente drammatiche perché ci troviamo a soli 40 chilometri dal confine con la Turchia che continua ad armare e accogliere i fondamentalisti».
Monsignor Audo ritiene che dietro il protrarsi del conflitto siriano vi sia un desiderio internazionale «Da anni attendiamo una soluzione politica, una piccola speranza che la guerra possa finire. Ma da parte internazionale sembra esserci la volontà di far continuare la guerra, come avvenuto in Iraq e in Libia. Una determinazione legata agli interessi strategici nell'area mediorientale e, come ha più volte ricordato Papa Francesco, agli interessi derivanti dal commercio delle armi».
Dall'inizio della crisi in Siria nel 2011, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha donato oltre 8milioni di euro per progetti a sostegno della popolazione siriana. Proprio in questi giorni Aiuto alla Chiesa che Soffre ha lanciato una nuova campagna straordinaria per la Siria.
Redazione Agenzia Stampa Italia