(ASI) Lo scorso 21 luglio nella città di Shanghai, si è svolta l’assemblea dei Paesi del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) per la costituzione della comune “Nuova Banca di Sviluppo” (New Development Bank o NDB), che avrà sede sempre nella stessa Shanghai.

Questo nuova istituzione bancaria avrà un capitale iniziale di 50 miliardi di dollari, somma questa che duplicherà nel tempo avvenire. Le Nazioni promotrici hanno stabilito anche la creazione di riserve complessive per 100 miliardi, che dovranno tamponare eventuali crisi finanziarie, come quella a cui è andata incontro la Russia di recente, per via del crollo delle quotazioni del petrolio, che ha causato una svalutazione del rublo.

Oltre che ha finanziare la collaborazione tra gli Stati che rappresentano ben il 25% del Pil globale, la NDB “Come ente di sviluppo per i mercati emergenti… si focalizzerà di più sulle necessità dei Paesi in via di sviluppo, rispetterà le loro specificità e rappresenterà meglio le loro idee”, come ha affermato il ministro delle Finanze cinese Lou Jiwei.

Dall’assemblea tenuta in Cina tutti i fondatori smentiscono categoricamente che la Nuova Banca di Sviluppo sia un progetto anti - Fondo Monetario Internazionale e anti - Banca Mondiale, viene affermato altresì che essa sarà una banca “complementare”.

 Per quanto si cerchi di tenere un rapporto di “buon vicinato”, è inevitabile vedere nel NDB un tentativo dell’economie emergenti di distaccarsi dai principali organismi internazionali come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. In essi i Paesi emergenti da sempre si sono ritenuti non rappresentati equamente. Ma non solo questo. I Paesi emergenti ritengono gli organismi del FMI e del BM fin troppo americanocentrici. E non soltanto sull’aspetto geopolitico o geoeconomico, ma anche e soprattutto dal punto di vista dirigenziale, visto che fin dagli albori di questi due organismi internazionali, venne stabilito che a capo del FMI vi sia sempre un europeo e a capo del BM vi sia sempre un americano.

Comunque la si metta, questa nuova “avventura” dei BRICS rischia di divenire un bel “grattacapo” per i già scricchiolanti interessi U.S.A.. Questo perché la creazione del NDB è un passo importante per la venuta di un nuovo ordinamento multipolare del mondo, che fino ora era rimasto sotto il controllo unidirezionale dell’Occidente capeggiato da Washington. E già i primi passi del nuovo organismo bancario dei BRICS, si stanno orientando verso zone del tutto “antipatiche” per gli U.S.A.. Difatti gli organi dirigenti della Nuova Banca di Sviluppo hanno affermato pochi giorni addietro, che la loro prima emissione di prestito non sarà in “suonanti” dollari americani, ma in yuan, la valuta avente corso legale nella Repubblica Popolare Cinese. Con ciò si prospetta anche la fine del predominio mondiale del dollaro? E se ciò accadesse, quali effetti sortirebbe per la geopolitica mondiale?

 

Federico Pulcinelli

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