(ASI) "In diplomazia bisogna parlare con dolcezza ma portarsi dietro un grosso bastone". Questa celebre frase del presidente americano Theodore Roosvelt pronunciata ormai più di un secolo fa, è di sicuro quella che meglio può riassumere gli eventi degli ultimi mesi.
Entrambi le fazioni, la Grecia da una parte e i creditori della ex-Troika dall'altra, hanno sempre espresso la loro volontà europeista e di intesa, ma al contempo non hanno certo lesinato attacchi diretti e indiretti all'avversario. Se all'inizio i creditori potevano vantare un "bastone" dalle misure piuttosto consistenti che era il taglio degli aiuti e la richiesta del pagamento di tutti i debiti in blocco, nella scorsa settimana anche la Grecia si era dotata del suo "bastone". Il bastone greco ha un nome e un cognome: Vladimiri Putin. Nel corso della settimana scorsa la Atene ha infatti perfezionato l'accordo con Gazprom, la compagnia russa leader nel settore del gas naturale in Europa. L'accordo, nell'aria ormai da diversi mesi, prevede infatti la costruzione di un nuovo gasdotto che aggiri l'Ucraina con sbocco sul territorio Greco, rendendo di fatto Atene il "rubinetto" d'Europa.
Non solo la Grecia diverrebbe di fatto uno dei punti strategici d'Europa, ma l'accordo prevede anche investimenti da parte del governo russo nell'economia greca al fine di migliorare le infrastrutture nazionali e di aumentare l'occupazione nei settori direttamente e indirettamente interessati dall'accordo con il fornitore di energia russo. Inoltre alla Duma sarebbe ormai in dirittura d'arrivo il provvedimento che consentirebbe di fare un eccezione all'embargo russo sui prodotti U.E. del settore agroalimentare. Quest'ultimo accordo, alla luce delle quote di mercato perse da Italia e Spagna nel settore agroalimentare sulla piazza russa, consentirebbe alla Grecia non solo di recuperare quanto perduto in seguito all'istituzione dell'embargo come in risposta alle sanzioni U.E., ma renderebbe di fatto Atene leader del settore in Russia con una stima provvisoria di un giro d'affari stimato approssimativamente sui 7 miliardi di euro.
Con questo suo nuovo "bastone" Tsipras è riuscito a far sentire forte il gelido alito dell'uscita dall'euro e della conseguente caduta delle posizioni e delle condizioni creditizie imposte dalla ex-Troika. I creditori da un lato hanno tentato fino all'ultimo di minimizzare l'impatto che l'accordo con la Russia avrebbe avuto sulle trattative riguardanti il debito greco. Ma d'altra parte, nel corso delle ultime settimane, il continuo aumento di capitale stanziato dalla Bce per il fondo salva stati da destinarsi alla Grecia, aveva dato invece la chiara misura di una preoccupazione crescente.
Ebbene alla fine l'accordo sembra imminente. I mercati ci credono. Ieri la borsa di Atene ha guadagnato oltre 9% ponendosi di fatto come forza trainante di tutti i titoli europei. Anche oggi tutte le borse europee son in rialzo con Atene che anche oggi si sta confermando la migliore con circa il 2%. L'ottimismo dei mercati è in larga parte giustificato dalle dichiarazioni di ieri di alcuni funzionari dell'Eurogruppo che avevano annunciato un accordo imminente in vista di un compromesso proposto da Tsipras. Ma più che un compromesso, quello di Tsipras ha più l'aria di un trionfo. Con la sua proposta il premier greco riuscirebbe a mantenere la maggior parte degli impegni elettorali presi con il popolo greco. Meno imposte per i dipendenti pubblici e privati, niente tagli alle pensioni, creazione di un piano di welfare state allargato a tutte le fasce più deboli della società greca. In cambio del conseguimento di questi obbiettivi e l'ottenimento degli aiuti economici, Atene si è impegnata alla riforma del prepensionamento che da gennaio 2016 renderà la Grecia normativamente allineata al resto d'Europa, l'aumento delle tasse per le imprese operanti sul territorio greco con un utile superiore ai 500 mila euro annui e l'istituzione di una tassa di "solidarietà" a carico dei ceti più abbienti con redditi annui netti superiori ai 30 mila euro.
Alcuni economisti europei, in queste ore bollano le proposte di Atene come poco meno che suicide per l'economia greca, ma d'altro canto il popolo greco è compattamente e convintamente sostenitore dell'esecutivo con oltre il 60% dei gradimenti. Inoltre la mossa di Tsipras accontenta sia l'ala radicale di Syriza, il suo partito, che l'alleato della destra nazionalista.
Di fatto l'impressione generale è che a uscirne con le "ossa" rotte siano soprattutto i creditori internazionali che hanno visto ridursi notevolmente quanto inizialmente richiesto. Di fatto verrebbe sancito il fallimento del tentativo di controllo dell'economia greca dato che le proposte provengono da premier greco stesso e fanno saltare la quasi totalità delle riforme in materia di pensioni, stato sociale e sanità.
Il celebre giornalista Alan Friedman del resto l'aveva profeticamente annunciato già da ieri che l'accordo era quasi certamente imminente. Nel suo articolo di due giorni fa aveva infatti titolato "Alla fine per me l'unica sorpresa sarebbe se non ci fosse il compromesso".
In effetti, nonostante le mani avanti messe dal presidente dell'Eurogruppo Dijsselbloem, che sia ieri che oggi ha ribadito la sua "freddezza" e insoddisfazione per le proposte greche, pur riconoscendo che si possono considerare "una base di partenza", sembra quasi certo che l'Eurogruppo di oggi costituirà l'epilogo della tormentata vicenda del debito greco.
Cenusa Alexandru Rares - Agenzia Stampa Italia