(ASI) "L'immigrazione è ormai pericolosa. Bisogna considerare tutte le opzioni". Con queste parole il premier ungherese Victor Orban, aveva annunciato giorni fa l'intenzione di prendere drastiche misure per smarcarsi dalla politica europea dell'accoglienza a "porte aperte".
Ebbene tale presa di posizione, che numerosi statisti europei avevano bollato solo come un "rigurgito di un premier populista", ha preso forma con l'annuncio dei lavori per la creazione di una muraglia lungo il confine meridionale con la Serbia.
L'opera, annunciata dal ministro degli esteri ungherese Peter Szijjarto, avrà una lunghezza complessiva di 175km, e servirà a ridurre le zone di libero passaggio alle sole vie stradali e ferroviarie principali. Tale decisione non sarebbe da intendersi come una sospensione o un ritiro dagli accordi di Shengen, ma bensì come una strategia per consentire alle autorità ungheresi di mantenere il controllo sui flussi migratori in entrata nel paese.
La drastica decisione è stata presa anche e soprattutto alla luce del fallimentare dibattito sulla redistribuzione dei migranti in quote a carico di tutti i paesi europei. Dibattito questo che si era chiuso nel corso della settimana passata con sole generiche prese di posizione umanitarie circa "la necessità di accogliere", ma con la netta chiusura da parte dei paesi europei a farsi carico di qualsiasi impegno che possa garantire un minimo alleggerimento dell'emergenza in atto nei paesi in prima linea sul fronte dell'immigrazione. Proprio in risposta agli insufficienti impegni presi dall'U.E., che aveva chiuso i lavori con la promessa di prendere in considerazione la redistribuzione di poche migliaia di migranti entro i prossimi anni, l'Ungheria, ha deciso dunque di fare "da sola".
La fortificazione non sarà solo una mera opera muraria, ma sarà costituita da difese attive e passive, oltre che sorvegliata da pattuglie dell'esercito e dei corpi di polizia. Tale opera ha suscitato lo sdegno dell'Europa che tramite il portavoce del commissario U.E. all'immigrazione ha dichiarato –"In Europa i muri sono stati abbattuti. Non dobbiamo ricostruirli".
Mentre l'Europa di paesi che hanno chiuso le frontiere come Francia, Germania, Austria e Svizzera, o di paesi attraversati da muragli che dividono quartieri e case come l'Irlanda e il Regno Unito, insorgono sdegnati dinnanzi all'annuncio ungherese, la popolarità del premier Orban vola sempre più in alto. Dopo gli storici accordi sul gas con il presidente russo Putin, lo smarcamento dalla politica economica comunitaria, e l'istituzione di un welfare sociale, Viktor Orban si avvia ad essere fra i leaders più amati di sempre in Ungheria. In tema di immigrazione, il paese sostiene ormai da mesi, assieme a Italia, Grecia e Spagna, uno degli sforzi più consistenti. Nel solo mese scorso l'Ungheria ha ricevuto oltre 50.000 richieste di asilo a fronte delle 43.000 dell'intero anno 2014. Ovvio dunque che Budapest, che sta conoscendo uno straordinario sviluppo economico, non intende abbandonare le proprie posizioni nazionaliste. Al contrario l'Ungheria le ribadisce con un opera che non intende essere una soluzione alla crisi dei flussi migratori, ma bensì una soluzione tampone in attesa che l'U.E. si impegni a trovare soluzioni più efficaci per contenere e controllare il fenomeno.
Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia