Accordo USA - Iran: Katami risponde ad un Obama sempre più sotto attacco di Israele

(ASI) Teheran - L'importante esponente del clero iraniano, ayatollah Seyyed Ahmad Khatami, ha criticato le dichiarazioni  rilasciate dal presidente USA  Barack Obama nella conferenza stampa, tenuta mercoledì scorso alla Casa Bianca, dove il primo cittadino statunitense  aveva affermato:

" Sono state proprio le sanzioni imposte alla Repubblica Islamica che hanno spinto l'Iran a venire al tavolo delle trattative. Le sanzioni senza precedenti che gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno messo in atto hanno avuto un effetto paralizzante sull'economia iraniana. Questa la causa che ha obbligato l'Iran a sedersi al tavolo delle trattative, creando i presupposti per  negoziati seri. Colloqui, dove è stato richiesto alla Repubblica Islamica di fornire tutte le garanzie che l'Iran, attraverso l'uso del nucleare, non sta sviluppando un'arma nucleare".

Pronta la replica da Teheran che in merito alla vicenda ha precisato: " Analisi sbagliata. No, non sono state le sanzioni che ci hanno portato al tavolo dei negoziati. Invece, la Repubblica Islamica dell'Iran ha voluto partecipare ai negoziati, perché  sulla questione del diritto all'uso del nucleare a scopi civili non ha voluto lasciare spazio ad alibi e scuse".  Queste sono le parole pronunciate dall'Ayatollah Seyyed Ahmad Khatami ai fedeli durante la preghiera settimanale del venerdì.  
Inoltre, l'alto rappresentante iraniano ha osservato che i negoziati con il gruppo 5 Paesi + 1 si riveleranno utili per l'Iran, anche se l'"unico vantaggio"  effettivo  per la sua Nazione è l'aver dimostrato mediante gli incontri l’inaffidabilità degli Stati Uniti.

Mentre nel mondo si plaude per il raggiungimento di un accordo diplomatico pacifico fra Iran ed i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite:  Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Russia, Cina,  più Germania, il rieletto primo ministro israeliano Netanyahu tuona per l'accordo che, a suo dire, “minaccia Israele e i suoi vicini” (a quali nazioni si riferisce? Arabia Saudita, Qatar, Paesi del Golfo? Ma non erano suoi acerrimi nemici? n.d.r.).  C’è di più: la  massima personalità politica israeliana  arriva a prendere in considerazione  anche eventuali scenari di guerra attraverso un’autonoma opzione militare contro la Repubblica Islamica dell'Iran.  Contraddizioni palesi e fuorvianti. Infatti, mentre Netanyahu afferma di sentirsi minacciato per un finora ipotetico armamento atomico in mano all'Iran, lo stesso leader israeliano in merito a ciò si dimentica di un aspetto importante.          Quali garanzie il suo paese offre al mondo di un uso pacifico del nucleare, dal momento che sin dal 1986  Israele risulta in possesso di alcune centinaia di bombe atomiche reali? Denuncia, questa, che è stata fatta all'epoca da un connazionale di Netaniahu, Mordechai Vanunu*, fisico nucleare della centrale di Dimona, che rivelò al Sunday Timesl'esistenza di un piano segreto di armamento nucleare da parte d'Israele. Se tale dato fosse vero, perché l'Onu non è mai intervenuto e nessun commissario dell'AEIA è stato inviato in Israele per i controlli? Perché non è stata applicata nessuna sanzione? Un'altra domanda che gli attenti osservatori internazionali si stanno facendo è: come mai il governo israeliano non fa menzione, né tanto meno denuncia la reale minaccia dell’ISIS giunta ai confini del Paese e la presenza attiva del fondamentalismo islamico nella regione? Perché il potente esercito della stella di Davide (tsahal) non è mai intervenuto? Perché i miliziani dell'Isis attaccano solo i mussulmani, i cristiani e la Siria di Assad  e non, come definiscono loro, l' "odiato regime sionista"?  

Infine, la conferenza stampa fatta dal Presidente USA Obama è stata molto probabilmente necessaria per tranquillizzare la potente lobby ebraica operante negli Stati Uniti. Infatti, il Congresso si stava apprestando a valutare l'accordo, con i repubblicani scettici sull'intesa raggiunta e i democratici timorosi che la cosa possa avere ripercussioni negative sulla loro campagna elettorale. Senza contare che era obbligatorio rispondere a Netanyahu, sempre più in disaccordo con la politica  regionale della Casa Bianca, al quale non sono bastate nemmeno le rassicurazioni  dell'influente presidente della commissione Intelligence del Senato USA, Dianne Feinstein* (di origine ebraica), secondo la quale l'accordo “non minaccia la sopravvivenza di Israele”. Allora chi sta a minacciare la pace nel mondo?

Niger September - Agenzia Stampa Italia

 

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Mordechai_Vanunu        

* http://it.wikipedia.org/wiki/Dianne_Feinstein

 

 

 

 
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