L'Iran è impegnato in un programma nucleare pacifico
Mohammad Javad Zarif
I dialoghi sul nucleare tra l'Iran e le potenze del gruppo 5+1 hanno raggiunto una fase cruciale. Sono ragionevolmente fiducioso che dalla fine del prossimo mese, possiamo conseguire un accordo comprensivo che garantisca al mondo l'esclusivo carattere pacifico del programma nucleare iraniano. Ciò che si richiede è una sobria legittimazione delle evidenze e un serio conteggio delle alternative. In passato le illusioni hanno provocato opportunità mancate e non dovrebbe essere loro permesso di distruggere la vera prospettiva del confronto storico a cui ci troviamo dinnanzi.
Quando l'attuale presidente Hassan Rouhani ed io stavamo guidando la squadra per i negoziati sul nucleare iraniano circa dieci anni fa, appena prima dell'elezione dell'ex presidente Mahmoud Ahmadinejad, presentai una proposta alle nostre controparti occidentali che contenevano una serie di misure delineate da scienziati indipendenti, non iraniani, per fornire garanzie che il nostro programma nucleare sarebbe rimasto per sempre pacifico.
Istigate dall'amministrazione Bush, tuttavia, le nostre controparti ci chiesero di astenerci dall'arricchimento fino alla fine del 2015, uccidendo di fatto le possibilità di dialogo. Il loro rifiuto del nostri coinvolgimento costruttivo per la debolezza, e la scelta di pressare e sanzionare per ottenere effetti, ha condotto ad una trasformazione della posizione dell'Iran, sia a seguito del voto in occasione delle elezioni presidenziali del 2005 che con la susseguente intensificazione delle attività nucleari pacifiche.
Mentre ci avviciniamo al 2015, il risultato del passato massimalismo e dell'ossessione per le sanzioni è ancora evidente. Negli scorsi dieci anni, l'Iran ha realizzato da 200 a 20.000 centrifughe, la nostra capacità di arricchimento è cresciuta dal 3,5% al 20% e il reattore di ricerca ad acqua pesante di Arak entrerà in funzione tra meno di un anno.
Nessuno può mettere indietro le lancette dell'orologio. I sacrifici sono stati compiuti. Le capacità sono enormemente differenti. La conoscenza e l'esperienza sono state ottenute. Nulla di tutto ciò può essere cancellato o sminuito.
Oggi il presidente Rouhani ed io siamo tornati al tavolo dei negoziati, e il nostro impegno per un coinvolgimento costruttivo non è cambiato. Vogliamo fornire garanzie sull'assoluto carattere pacifico del nostro programma nucleare. Le misure che abbiamo proposto sono serie e farebbero la differenza per davvero. Ma non abbandoneremo né faremo beffe dei nostri progressi tecnologici o dei nostri scienziati, e tanto meno sarebbe prudente o utile ai fini della non-proliferazione nucleare aspettarsi che noi ci muoveremo in tal senso. E noi siamo già al lavoro. Entro cento giorni dalla mia nomina a negoziatore ufficiale per la questione nucleare, è stato sottoscritto il primo accordo con il gruppo del 5+1 degli ultimi dieci anni. L'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica ha verificato che abbiamo tenuto fede all'accordo. Inoltre, la cooperazione che abbiamo esteso all'AIEA è stata riconosciuta come la migliore nel tempo.
Siamo pronti a mantenere questa traiettoria. Sarebbe tragicamente miope se le illusioni facessero nuovamente deragliare il progresso verso un risultato storico. Non ci sarà migliore occasione per porre fine all'inutile crisi nucleare che quella attuale, proprio quando tutte le parti hanno molto da ottenere e prima che la finestra della cooperazione e del pragmatismo si chiuda.
Pretesti per sabotare nuovamente il dialogo, che possono cambiare la forma della nostra regione, possono senz'altro essere trovati. Il maggiore tra questi è il mito della “fuga”. Per anni, piccole ma potenti lobby hanno avanzato irrazionalmente l'idea che l'Iran possa produrre abbastanza materiale fissile per costruire un ordigno in pochi mesi.
Mentre ricercare un confronto serio è la migliore opzione a disposizione per l'Occidente al fine di prevenire una tale remota possibilità, può essere istruttivo prenderla nella giusta considerazione. Inseriamola in un quadro logico. Se l'Iran volesse mai rompere gli accordi, tutti gli ispettori dell'AIEA dovrebbero essere espulsi dal Paese. Il programma dell'Iran dovrebbe dunque essere riconfigurato per la realizzazione di materiale fissile ad uso militare, che dovrebbe essere convertito in metallo, modellato nella forma necessaria per un ordigno e sottoposto ad altri innumerevoli complessi processi di militarizzazione. Nessuna di queste capacità è in possesso dell'Iran e dovrebbero essere sviluppate da zero. Questo richiederebbe diversi anni di tempo, non pochi mesi.
Persino quando l'Iran aveva il tempo utile per realizzare qualcosa del genere, non ha mai optato per la costruzione di un ordigno nucleare. Tra il 2005 e il 2013, quando le sue relazioni con l'Occidente e l'AIEA erano in crisi, l'Iran ha avuto il tempo, piccole costrizioni internazionali, un monitoraggio relativamente morbido e sufficienti centrifughe per accelerare l'iter verso la realizzazione di un ordigno. Inoltre, l'Iran ha già pagato il prezzo di massicce ed ingiuste sanzioni che hanno oltrepassato quelle imposte a Paesi che avevano effettivamente sviluppato la bomba atomica.
Nonostante tutto questo, non abbiamo intrapreso un solo atto verso il nucleare ad uso bellico. I sedici organi di sicurezza che hanno prodotto due Stime Nazionali d'Intelligence degli Stati Uniti, nel 2007 e nel 2012, sono concordi con quanto esposto. È buffo che qualcuno in Occidente ignori tutto ciò preferendo promuovere il pericoloso doppio mito in base al quale l'Iran avrebbe bisogno di una bomba atomica per proteggere sé stesso e che entro pochi mesi sarebbe in grado di dotarsene. Sarà persino più comico se questa propaganda dovesse bloccare il confronto che resta il modo più sicuro e più saggio per escludere la proliferazione. Oggi abbiamo l'opportunità inedita nell'ambito dei nostri negoziati con il gruppo dei 5+1 di approvare misure di costruzione della fiducia, così come un monitoraggio allargato e mezzi di verifica, al fine di fornire la grande garanzia che il programma nucleare iraniano resterà per sempre ad esclusivo carattere pacifico.
Per superare gli ostacoli nel raggiungimento di questo storico traguardo, dobbiamo guardare avanti, ma non possiamo nemmeno ignorare le lezioni provenienti dal passato. È importante la comprensione del modo in cui il periodo delle occasioni perdute è stato generato dalle illusioni. Intraprendere azioni per uscire da questo periodo sarà cruciale.
Mentre entriamo negli incroci del cambiamento della questione nucleare in essere verso una soluzione comprensiva, esorto le mie controparti a considerare reciprocamente le nostre volontà allo scopo di trasformare le preoccupazioni per le nostre capacità in apprezzamento per la nostra richiesta di pari diritti, dignità e rispetto. Più che altro, esorto tutti loro ad astenersi dal permettere che le illusioni facciano deragliare la marcia verso la fine di un'inutile crisi, aprendo nuovi orizzonti.
Traduzione a cura di Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia