È ancora presto per ritenere che i due “polmoni d’Europa” - per usare una definizione cara al Beato Giovanni Paolo II - stiano respirando insieme, ma una serie di gesti d’apertura testimoniano quanto meno la buona volontà di entrambe le parti in causa di favorire un dialogo ecumenico che sia proficuo.
È in questo scenario che si innesta la visita del presidente russo Vladimir Putin, rappresentante del più grande Paese ortodosso e capo temporale della “Terza Roma”, a papa Francesco, il primo Pontefice extraeuropeo.
L’incontro affonda le proprie radici in una giornata di inizio settembre, segnata dall’atmosfera di preoccupazione per quello che appariva come un ormai imminente intervento militare americano in Siria. Vladimir Putin, in quell’occasione, vigilia del G20 di San Pietroburgo, ricevette una lettera dal Vaticano, mittente papa Francesco. Contenuto della missiva, un sentito appello del Santo Padre “perché (i leader del G20, ndr) aiutino a trovare vie per superare le diverse contrapposizioni e abbandonino ogni vana pretesa di una soluzione militare”.
L’impegno di Francesco, convergente con quello del presidente russo, si concretizzò poi qualche sera dopo, il 7 settembre, in piazza San Pietro, quando raccolse fedeli cattolici e uomini di “buona volontà” per una veglia di preghiera finalizzata a scongiurare la guerra in Siria. Alla veglia aderirono anche molte Chiese orientali, muovendo così un ulteriore passo di avvicinamento alla Chiesa cattolica.
Non a caso ieri, tra i principali temi trattati durante l’incontro tra Putin e Francesco, vi è stato quello della pace in Siria. Nei 35 minuti di intenso dialogo, le due autorità hanno avuto modo di prestare una “speciale attenzione” - come riferito da una nota della Santa Sede - al perseguimento della pace in Medio Oriente e in particolare alla “grave situazione in Siria”.
È stata infatti sottolineata “l’urgenza di far cessare le violenze e di recare l’assistenza umanitaria necessaria alla popolazione, come pure di favorire iniziative concrete per una soluzione pacifica del conflitto, che privilegi la via negoziale e coinvolga le varie componenti etniche e religiose, riconoscendone l’imprescindibile ruolo nella società”.
Per Putin non si tratta della prima visita in Vaticano, fu infatti ricevuto da Giovanni Paolo II, nel 2000 e nel 2003, e da Benedetto XVI nel 2007. Ma oggi i rapporti tra Russia e Vaticano stanno vivendo una fase di svolta. Il tempo da dedicare a sanare le ferite del passato è finito, mentre se ne inaugura uno contraddistinto dal comune impegno per far prevalere la pace e i valori cristiani. La cortina di ferro è un ricordo arrugginito, soppiantato da un asse poggiato sull’intesa tra Cremlino e Santa Sede circa alcune preminenti questioni d’attualità.
I valori cristiani sono apparsi sullo sfondo dell’incontro andato in scena ieri. Come riportato dalla nota della Santa Sede, tra Francesco e Putin “si è espresso compiacimento per i buoni rapporti bilaterali e ci si è soffermati su alcune questioni di interesse comune, in modo particolare sulla vita della comunità cattolica in Russia, rilevando il contributo fondamentale del cristianesimo nella società”.
Inoltre, grande attenzione è stata posta “alla situazione critica dei cristiani in alcune regioni del mondo, nonché alla difesa e alla promozione dei valori riguardanti la dignità della persona, e la tutela della vita umana e della famiglia”.
Putin ha insistito sul tema dei valori cristiani, tanto da far dono a papa Francesco di un’icona copia della Madonna di Vladimir, oggetto di grande devozione in Oriente. Prima che giungesse il momento del commiato, Putin ha trattenuto il Papa domandandogli se gli fosse piaciuto il regalo. Dopo la risposta affermativa di Francesco, Putin si è fatto il segno della croce alla maniera ortodossa e ha baciato l’icona, che a quel punto ha baciato anche il Santo Padre. Un gesto di devozione che racconta molto di più di una formalità.
Federico Cenci – Agenzia Stampa Italia