BRESSAN: Mai come per la guerra in Siria si è parlato dell'importanza dell'informazione. L'avvento dei social network così come la possibilità di diffondere foto in internet da parte di chiunque rende tutto molto complicato anche in relazione ai rischi che corrono, ed hanno corso, molti giornalisti occidentali che hanno operato ed operano in Siria. Qual'è il ruolo e l'impegno di Al – Manar in questo conflitto?
KASSIR: Al – Manar ha un'agenda politica e sta dalla parte di tutti quelle che sostengono la linea della resistenza contro Israele, contro l'America e contro i takfiri (integralisti salafiti). Come abbiamo seguito tutte le rivolte del mondo arabo così facciamo in Siria. Abbiamo 4 sedi in Siria e operiamo al fianco dell'esercito di Assad trasmettendo in diretta le novità dal campo di battaglia, così come avveniva nel 2006 nella guerra contro Israele.
Questo non vuol dire che non trasmettiamo tutto ciò che dichiara l'opposizione siriana.
BRESSAN: Cosa pensa del flusso di notizie che si rincorrono sui social network e che confermano uno scontro totale anche sul piano dell'attendibilità dell'informazione?
KASSIR: Non c'è alcun modo di controllare questi siti o profili che diffondono notizie, foto e filmati. Noi prendiamo le notizie se sono sicure dove abbiamo le nostre fonti ufficiali. Fin quando non possiamo confermare o smentire la notizia non la trasmettiamo.
BRESSAN: Affrontiamo una questione riccorente quando si parla del conflitto siriano. Molti osservatori sostengono che Israele non abbia un reale interesse alla caduta di Assad. Voi come rispondete?
KASSIR: A noi non interessa l'opinione israeliana. Noi siamo sicuri che Assad è parte della resistenza contro Israele e quindi pensiamo che il nemico sionista lavori per distruggere la Siria, cercando così di indebolire l'alleanza Iran, Siria ed Hezbollah.
Matteo Bressan – Agenzia Stampa Italia