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L'Egitto dalla primavera all'inverno più cupo

(ASI)- E'difficile tracciare il quadro delle ultime 48 ore della nazione egiziana. I fatti degli ultimi due giorni. I fatti sembrano riassumibili nella distruzione delle cittadelle di protesta messe in piedi dai sostenitori dell'ex Presidente Mohammed Morsi da parte della  polizia del nuovo governo. Morsi è attualmente incarcerato.

Le nuove forze di polizia egiziane stanno sgomberando le piazze dai sostenitori del passato governo, lasciandosi dietro fuoco e sangue. Le città interessate dai disordini sarebbero principalmente Il Cairo, Alessandria, Suez, Minya e Assiut.

Mercoledì. All'alba di mercoledì 14 agosto la polizia avrebbe distrutto le sacche di resistenza pro Morsi in piazza Rabaa a Il Cairo est con i mezzi blindati, i bulldozer e gli elicotteri,  avrebbe divelto le tende con le ruspe, avrebbe disperso gli occupanti con i gas lacrimogeni, i gas tossici e l'apertura del fuoco.

La famosa moschea Rabaa Al- Adawiya è stata distrutta dagli scontri a fuoco.

Il Governo ad interim ha negato l'uso di proiettili veri in conferenza stampa, ribaltando la versione della Fratellanza con la segnalazione dell'uso di armi da fuoco da parte dei manifestanti contro la polizia. Il Governo ha riferito l'arresto di circa 500 “facinorosi” armati per scongiurare il pericolo del terrorismo in tutto il paese.

Stato di emergenza. La polizia ha dichiarato lo stato d'emergenza e ha imposto il coprifuoco in undici governatorati dalle ore 19 alle ore 6 del mattino per tutto il mese.

La Banca centrale egiziana ha annunciato la sospensione di tutte le operazioni bancarie e la Borsa ha chiuso i mercati per una settimana. I mezzi di trasporto sono bloccati per scongiurare la diramazione delle rivolte al di fuori della capitale. Il valico di Rafah con la Striscia di Gaza è stato chiuso. A fine giornata di mercoledi Il Cairo si presenta incendiata e deserta.

Fratellanza arrestata. Gran parte dei capi della Fratellanza sono stati arrestati dalla polizia assieme a circa 200 sostenitori.

Tra essi risulta esserci anche Mohamed El Beltagui, segretario di Giustizia e Libertà, il partito egiziano dei Fratelli Musulmani. Le due figlie di El Beltagui sarebbero state uccise negli scontri.

Governo in crisi. Il Governo ad interim subisce le conseguenze di tale squilibrio politico ed il Vice Presidente El Baradei ha rassegnato le dimissioni.

El Baradei, già Nobel per la Pace, ha spiegato: «Mi è diventato difficile di proseguire ad assumere la responsabilità di decisioni con le quali non sono d'accordo e di cui temo le conseguenze. Purtroppo coloro che trarranno vantaggio da quello che è accaduto oggi sono coloro che fanno appello alla violenza e al terrore, i gruppi estremisti».

El Baradei è stato seguito a ruota dai vice premier Hossam Eissa e Ziad Bahaa El-Din.

Giovedì. Il Governo nella giornata di giovedì 15 agosto ha fatto la conta  di circa 525 morti fra i manifestanti e 43 poliziotti, e di circa 3.700 feriti, ma i sostenitori di Morsi contestano tale ricostruzione degli eventi.

I Fratelli Musulmani parlano di circa 4.500 morti in 24 ore, denunciando quindi una strage insabbiata non ancora conclusa. Tale cifra è stata dichiarata su Twitter dal portavoce della Fratellanza Gehad El- Haddad, impegnato sul posto nella guerrilla.

La Fratellanza parla di una “Piazza Tiananmen egiziana”, descrivendo le macerie delle postazioni di battaglia e dei cadaveri che occupano oggi Piazza Rabaa.

Alcuni giornalisti di Al Arabiya hanno denunciato tramite Twitter come i cadaveri della Fratellanza risultassero seviziati.

La Fratellanza ha annunciato manifestazioni ad Il Cairo in serata lasciando prevedere nuovi sviluppi della giornata. Il Governo ha autorizzato la polizia a sparare su chiunque minacci siti strategici e forze di sicurezza.

Cristiani nel mirino. A loro volta i manifestanti pro Morsi si stanno macchiando di violenze sulle minoranze cristiane. Circa 13 milioni fra copti e cattolici, dopo gli attacchi incendiari dei sostenitori dei Fratelli Musulmani a circa trenta chiese, vivono in grave pericolo di aggressione.

Sono esaurienti le parole di padre Rafic Gheiche, portavoce dei cattolici: «Siamo sotto l'attacco dei Fratelli musulmani. Lo stesso papa copto Tawadros II è rinchiuso in un monastero per paura di essere assassinato. I Fratelli musulmani sono scesi in strada con molotov e armi e tutti noi siamo in pericolo».
Primavera araba” e trasparenza. Già durante il  colpo di stato contro Hosni Mubarak le forze di polizia bloccarono le comunicazioni multimediali dall'Egitto verso gli stati esteri, motivo per cui le ricostruzioni dei fatti restano provvisorie.

I Fratelli Musulmani, usciti vincitori dalla “Primavera araba” in Tunisia ed Egitto, stanno ora pagando il conto di una primavera innestata poco egiziana e molto estera, foraggiata dalla Comunità Internazionale e alimentata dall'emittente dell'emiro del Qatar Al Jazeera.

La “Primavera araba” in Egitto è stata dunque il tramite per una dittatura della maggioranza dei Fratelli Musulmani. La dittatura è capitolata, ma certamente il pugno militare di questi giorni non è la soluzione laica che la popolazione che ha protestato contro Morsi avrebbe voluto in cambio.

L'Esercito. L'Esercito ha tenuto, come per  il colpo di stato contro Mubarak, una linea di condotta del tutto indipendente dal popolo e dal governo, continuando ad essere l'ago volubile della bilancia. Mercoledì si sono visti carri armati dispiegati a difesa dei manifestanti pro Morsi, tuttavia le forze dell'Esercito stanno partecipando ad operazioni di messa a punto della sicurezza.

Quanto alla polizia del Governo, la linea di demarcazione fra militari e Governo è del tutto labile. Ufficiali e poliziotti sono parti esclusive di questo governo militare.

Maria Giovanna Lanotte- Agenzia Stampa Italia

 
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