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Il Nuovo Iran, intervista in esclusiva al Dr. Davood Abbasi (Radio Irib Italia) I parte

(ASI) La nuova fase politica cominciata in Iran con l'elezione di Rouhani si apre tra gli interrogativi della comunità internazionale. Espressione dei riformisti, l'indirizzo politico del nuovo presidente iraniano manterrà senz'altro un profilo più moderato rispetto al predecessore, Mahmud Ahmadinejad.

Tuttavia Rhouani è stato tra gli uomini politici più vicini all'ayatollah Khomeini e capo dello stato maggiore durante la guerra con l'Iraq. Abbiamo raggiunto il giornalista Davood Abbasi, già direttore ed oggi redattore di Radio Italia IRIB, per saperne di più.

 

1. Il nuovo presidente Hassan Rouhani ha ricoperto incarichi di primo piano nel campo della difesa durante la guerra contro l’Iraq ed ha una lunghissima carriera politica alle spalle che lo ha visto sostenere con dedizione e spirito di servizio la causa della rivoluzione islamica guidata dall’Ayatollah Khomeini. È autore di numerose pubblicazioni sui più importanti temi politici, economici e religiosi. Cosa si attende il popolo iraniano dal suo nuovo presidente?

Il popolo iraniano e’ un popolo giovane (l’età media e’ di 29 anni), dignitoso, e soprattutto animato da una grandissima voglia di progresso. Coloro che hanno avuto modo di conoscere da vicino la realtà di questo paese sanno con quale zelo i giovani si applichino per studiare, lavorare e costruire un futuro migliore; anche i più adulti ed anziani sono coloro che hanno sopportato anni difficilissimi nella speranza di vedere un Iran “grande” in tutti i sensi; hanno sconfitto lo Sha nel 1979, hanno resistito per 8 anni all’aggressione delle armate di Saddam, hanno sopportato per oltre 30 anni le sanzioni e le loro conseguenze.

Il popolo iraniano vuole quindi il progresso e per questo negli ultimi anni ha sempre scelto “il cambiamento”. Quando in Iran era presidente l’Ayatollah Rafsanjani (allora considerato conservatore) la gente volle il cambiamento votando Mohammad Khatami. Dopo 8 anni di governo riformista in cui l’Occidente non fece altro che umiliare l’Iran approfittando della sua politica estera moderata (alle volte anche fin troppo), gli iraniani decisero di votare una linea più risoluta e così affidarono l’incarico ad un presidente giovane e deciso, Mahmoud Ahmadinejad, che con il suo comportamento ricordava uomini dei primi anni della rivoluzione. Comprendere il passaggio da Khatami ad Ahmadinejad non e’ un semplice ripasso storico ma un modo per comprendere pure come funzioni il pensiero degli iraniani ed il presente dell’Iran. Khatami era un grande statista e soprattutto un pensatore ed intellettuale musulmano di rilievo, ma nella politica estera ed in particolare sul nucleare, l’Occidente, con cui lui aveva cercato di instaturare buoni rapporti, gli rispose con “cattiveria”. Khatami fermò per due anni tutte le attività nucleari dell’Iran ma in cambio non ricevette nulla ed anzi le diplomazie occidentali si fecero ancora più esigenti chiedendo addirittura la fine, per sempre, di ogni attività nucleare pacifica in Iran.

E così Ahmadinejad prese in mano la nazione ed oggi vediamo che al termine del suo mandato, la prima centrale nucleare iraniana, quella di Bushehr, e’ in funzione e produce 1000 Megawatt-ora di elettricità all’anno e cioè una energia elettrica che vale 100 milioni di dollari all’anno; non e’ una somma molto elevata ma se si considera che l’Iran ha in programma di elevare a 20 questi impianti nei prossimi, anni si comprendere l’importanza che potranno avere. L’Iran, inoltre, oggi produce un numero elevato di radioisotopi utili per il trattamento degli ammalati di cancro e non e’ piu’ costretto ad importare tali medicine (tanto non le potrebbe nemmeno importare per via delle sanzioni) ed ha piani per costruire altre centrali elettriche nucleari nei prossimi anni come abbiamo detto. Il livello tecnologico raggiunto dall’Iran, quello dell’arricchimento del 3,5% e’ sufficiente ormai per le centrali e la nazione non ha più bisogno di andare avanti e perciò in questo senso e’ tranquilla di aver raggiunto la tecnologia di cui aveva bisogno.

Certo questo tragitto, grazie all’Occidente, ha anche comportato spese “pesanti” per il popolo iraniano. Le sanzioni, la svalutazione della moneta nazionale innescata da certe manovre, il mancato acquisto del petrolio, il blocco contro le banche iraniane, il boicottaggio della vendita (persino di medicinali) al paese, sono iniziative che l’Europa e gli Stati Uniti hanno intrapreso contro l’Iran e certamente avrebbero messo in ginocchio qualsiasi paese. L’Iran, in buona parte, e’ riuscito a disinnescare l’effetto distruttivo di queste misure ostili ma certo non e’ riuscito a neutralizzarle completamente.

Ed ecco che oggi l’inflazione in Iran galoppa sopra il 30% e naturalmente gli stipendi non possono lievitare a questo ritmo; l’esito e’ un problema crescente per le famiglie soprattutto quelle a cui manca la casa e l’automobile.

Quel circa 50% di popolazione che ha votato per il presidente Rohani (il rimanente 50% dei voti e’ stato diviso tra i candidati conservatori) crede che ora sia il momento di allentare le tensioni con l’Occidente, anche provvisoriamente, per poter ridurre gli effetti negativi delle sanzioni e ridare respiro all’economica. Naturalmente parte di queste persone credono anche che un cambio nel governo da conservatori a riformisti possa essere motivo di sviluppo e crescita per la nazione. Come abbiamo detto, agli iraniani questo cambio di “filosofia” nelle amministrazioni piace perchè credono che l’avvicendamento tra conservatori e riformisti possa essere anche elemento di progresso per il paese e permettere agli esponenti di diverse fazioni di “entrare nella sala comandi” e spingere i pulsanti della nazione.

L’altra richiesta, oltre a quella economica, e’ sicuramente quella di rinnovare l’atmosfera culturale della nazione che in effetti avrebbe bisogno di alcune nuove decisioni. La tecnologia progredisce e c’e’ tutta la questione di internet, della banda larga, del sistema del governo elettronico, degli indirizzi email nazionali che il governo vuole concedere alla gente, dei social network, di mille altre cose sulla quale bisogna prendere decisioni sagge ed adeguate.

Bisogna anche ricordare che l’Iran e’, come altri paesi, vittima di una assordante propaganda internazionale ma anche di una spietata aggressione culturale. Stati Uniti, Gb, Emirati, Europa e Turchia realizzano notizie e programmi e persino telefilm in lingua persiana e trasmettono in modo che in Iran la gente possa captare questi canali con le parabole satellitari. Il contenuto dei programmi confezionati da questi paesi in lingua persiana e’ direttamente o indirettamente contrario alla cultura nazionale dell’Iran ma soprattutto cerca di introdurre in un Iran islamico e sciita, nuovi costumi arrivati dall’Occidente. Un esempio lampante sono i canali di Turchia ed Emirati che trasmettono serial televisivi turchi doppiati in Farsi; alla base di tutti questi serial c’e’ il tradimento, famiglie spezzate da amori extraconiugali, adulterio, e molte volte i protagonisti dei serial che commettono queste azioni vengono giustificati. O un altro esempio sono alcuni programmi come il tg della BBC in persiano o di VOA (Voice of America) in questa lingua che diffondendo bugie e notizie dubbie, cercano di creare una spaccatura tra la popolazione iraniana ed il governo.

In poche parole, quell’Iran che ha votato Hassan Rohani vuole forze nuove e fresche per l’amministrazione del paese, relazioni estere migliori con l’estero e magari meno sanzioni, un intervento serio sui alcuni problemi dell’economia, ed infine una risposta alle sfide nel settore culturale con le quali l’Iran deve misurarsi.

 

2. In Occidente, la vittoria di Rouhani è stata inizialmente interpretata come un segnale positivo di pacificazione. Molti osservatori europei ed americani, infatti, hanno sottolineato l’importanza dell’affermazione di Rouhani come espressione dei moderati e dei riformisti che tornano al potere dopo l’ottennato del conservatore Ahmadinejad. Tuttavia, molti esperti iraniani hanno tenuto a precisare che il nuovo presidente non ribalterà in alcun modo la politica estera fin qui adottata dall’Iran. Quali saranno secondo Lei i fattori di continuità e quali quelli di discontinuità con il suo predecessore?

Gli iraniani, conservatori o riformisti, moderati o meno (comunque non credo assolutamente che Ahmadinejad fosse un estremista) hanno delle caratteristiche ben precise; sono gente pacifica, religiosa, innamorata della famiglia, coraggiosa, ospitale, dignitosa e soprattutto pronta a dare la vita per il proprio paese ed i valori che da sempre hanno costituto l’identità dell’Iran e che oggi si riflettono nel sistema della Repubblica Islamica.

Un nuovo presidente iraniano non può avere radicalmente una nuova politica estera per il semplice motivo che e’ iraniano. Un “figlio di Ciro e Khomeini” non può essere un “traditore”, un “rammollito” o un qualcosa del genere. E se al massimo lo sia o lo voglia essere il sistema repubblicano iraniano e’ così forte che ha già pensato a problemi simili per correre ai ripari; se un presidente in Iran non e’ all’altezza la guida suprema, la massima guida spirituale che ha il ruolo di supervisione sulle sorti del paese, ha il potere di esautorarlo. Già una volta agli inizi della rivoluzione un presidente iraniano, Bani Sadr, risultò un individuo poco idoneo e il defunto Ayatollah Khomeini lo esautorò dal suo incarico; e non sbagliò perchè si seppe che Bani Sadr militava nel gruppo terroristico degli MKO e che era “collegato” a potenze straniere.

Morale della favola, se gli americani e gli europei credono che Rohani sia una sorta di cavallo di Troia nella quale nascondersi per poter varcare la difesa iraniana dinanzi alle loro politiche ostili e perchè no anche di guerra, si mettano pure l’anima in pace perchè si sbagliano di grosso.

Obbiettivamente Rohani non e’ il “cavallo” su cui possano scommettere per via della sua personalità e della sua lunga carriera rivoluzionari ma anche, se per un ipotetico d impossibile caso, lui fosse un uomo debole, l’Iran avrebbe modo di difendersi lo stesso.

Io credo comunque che il fulcro del discorso sia un’altra cosa; l’Europa che si trova in una situazione di crisi economica profonda, comprende che le attuali sanzioni contro l’Iran più che l’Iran stesso hanno colpito l’economia del Vecchio Continente. D’altra parte anche le potenze come la Russia e la Cina, ma anche Francia, Gran Bretagna ed Usa, sanno che per loro l’Iran e’ un interlocutore a cui non possono rinunciare; ognuno per i suoi motivi. Alcuni perche’ sanno che in Medioriente ormai l’Iran ed il pensiero e ciò che rappresenta insieme ai suoi alleati e’ un qualcosa di potentissimo. Altri perchè hanno interessi economici. Altri perchè comprendono che l’Iran può aiutare a risolvere crisi regionali e cooperare. Ora l’Occidente in particolare che negli ultimi anni aveva fatto la voce grossa con le sanzioni, arrivando persino a bravate come l’interruzione delle trasmissioni satellitari dei canali iraniani in lingue straniere (come Press TV e Hispan TV), cercava un pretesto per fare qualche passo indietro, allentare le tensioni con l’Iran ma naturalmente non fare brutta figura. Per questo l’elezioni di Rohani viene pubblicizzata come “un grande e radicale cambiamento” ed una sorta di passo indietro dell’Iran, affinchè l’Occidente possa giustificare con esso suoi successivi atti distensivi.

Fine I parte - segue

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