(ASI)
Lettere in Redazione - Caro Direttore, ho esorrdito con una frase che ho mutuato dallo scrittore George Orwell che definiva il comunismo sovietico (la 'Fattoria degli animali') come una società di 'uguali' dove qualcuno era privilegiato, cioè, era, 'più uguale degli altri'. Il concetto si adatta bene alla'Giornata della Memoria' che in Italia è diventata una ricorrenza per celebrare solo le persecuzioni subite dagli ebrei tra le due guerre. La storia è storia, anche se solo dopo attente ed incessanti verifiche diventa indiscutibile.
D'altra parte gli storici, nonostante l'ostinato negazionismo sostenuto in Turchia dai regimi che si sono finora socceduti, hanno definito le reali dimensioni del genocidio subito dagli armeni che essi chiamiamo 'Grande Male' (Metz Yeghérn).
Si calcola che complessivamente più di 1.500.000 armeni siano stati soppressi dai "Giovani Turchi" tra la primavera del 1915 e l'autunno del 1916. Un crimine orrendo e di proporzioni enormi che è rimasto impunito e che si cerca di rimuovere come se non fosse mai avvenuto. Naturalmente, né l'Italia e né gli altri Stati europei, per ragioni di opportunità politica, avranno il coraggio morale d'infrangere questa cortina di colpevole silenzio e di riservare anche al popolo armeno un posto nella 'Giornata della Memoria". Nessuno ha il primato del dolore; tutte le sofferenze sono uguali, e tantomeno è l'esclusiva di un solo popolo.
Stando così le cose vien fatto di pensare a quanto sia grande la fortuna di essere ebrei, mentre sembra una sciagura essere armeni.
Sarkis Vanesian
*La fotografia allegata, preciso, si riferisce al genocidio degli armeni
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