(ASI) La foto che vedete in copertina ci arriva da Ivano Frankivs’k- Città ucraina situata nella parte occidentale del Paese.
Il palazzo di fronte a quell’enorme nuvola nera è il condominio nel quale Galyna R., che ci ha inviato la foto, ha il proprio appartamento. Lei adesso è in Italia, in Toscana, ma gli amici, i parenti, abitano lì, a 700 metri da quel fumo denso e nero. Sono vicini, vicinissimi al pericolo, anzi ci sono immersi. E hanno paura, perché sono dentro una guerra che non hanno voluto. Nessuno vuole la guerra. Neanche il popolo russo, che è sceso in piazza contro un presidente sanguinario e scellerato, che ha invaso un paese sovrano e chiesto un golpe ai militari ucraini per rovesciare il presidente Volodymyr Zelens’kyj liberamente eletto dal popolo ucraino.
“Questa guerra durerà a lungo» e «dobbiamo prepararci»: lo ha detto il presidente francese Emmanuel Macron nel corso di una visita alla Fiera dell’agricoltura di Parigi. Prepararci, è vero, per resistere alle conseguenze economiche della crisi ucraina. Ci chiediamo: soltanto conseguenze economiche o andremo incontro a ben altro?
Una cosa è certa: il popolo ucraino che difende con i denti la propria libertà e il proprio Paese, non può rimanere da solo, come successe nel 1992 alla Bosnia. Chi deve essere isolato in modo netto è Putin che con la sua compagine di balordi, per smania di potere imperialistico, ha creato questa guerra. Tutto il resto è noia, canterebbe Franco Califano, perché la storia incredibilmente si ripete, con il potente di turno nel suo palazzo e i suoi soldati pronti ad uccidere i più deboli, a far piangere le madri, ad infrangere i sogni di intere generazioni. Oggi, più che mai, quanto disse Albert Einstein risulta profetico: “Io non so con quali armi sarà combattuta la Terza Guerra Mondiale – dichiarò infatti l’illustre scienziato – ma la Quarta Guerra Mondiale sarà combattuta con pietre e bastoni”. Niente di più drammaticamente vero.
Francesca Lippi