Perché non condivido le tesi di  Cristiano Magdi Allam

(ASI) Caro direttore, lo scorso 2 dicembre era a Perugia, il noto musulmano convertito al cristianesimo Cristiano Magdi Allam per la presentazione della sua ultima opera relativa a quella che credo possa ritenersi, senz'ombra di dubbio, una grave campagna diffamatoria nei confronti dell'Islam.

Premesso che la conferenza non credo sia stata organizzata al meglio delle possibilità di occupazione dei posti della già non grande saletta, infatti era più numeroso il servizio di sorveglianza composto da agenti in divisa e in borghese che il pubblico composto da una decina di persone(compresi due bambini), mi chiedo, mentre le sto scrivendo, se non ci siano ulteriori limiti alla decenza e al decoro da superare ancora, dopo aver sentito i contenuti dell'invettiva contro l'Islam scatenata pervicacemente dal nostro in poco più di mezz'ora di tempo.

Le mosse prendevano avvio da una descrizione soggettiva dell'attuale conflitto in Siria in cui l'ISIL, a dispetto delle condanne delle comunità islamiche sparse un po' in giro per il mondo, sarebbe assurto a diretta emanazione e manifestazione dell'Islam. "L'ISIL è l'Islam!" Tuona il novello converso.

Per convalidare al pubblico quanto affermato riportava due citazioni a riprova: quella del vescovo di Irbil, "lo ha detto un vescovo!" (sich), e quella proferita da un prelato ad una conferenza di "Comunione e Liberazione".

Ma non ci trovavamo in una società scientista dove la visione religiosa della storia è accantonata in favore dell'oggettività degli eventi?

Secondo Cristiano M. A., per avvallare la natura di un'entità combattente originata da controversi presupposti religiosi, dovremmo pendere dalla propaganda dell'entità combattente opposta, religiosa...

Ma il meglio doveva ancora arrivare. L'ostracismo della Turchia, Paese NATO che propone di allearsi all'ISIL per scalzare Assad dal Governo della Siria, finalizzato alla negazione dell'ingresso del Paese Turco nella formazione europea, è l'altro slogan politico, condivisibile o meno, sbandierato da Cristiano M. A. nel giro di presentazioni del suo libro.

Credo capirebbe però anche un bambino, come uno di quelli che guardava incuriosito Cristiano M. A., che se è vero che la Turchia finanzia l'ISIL attraverso il trasporto in sicurezza del grezzo mediante convogli di autocisterne clandestine dalla Siria ai porti Turchi, come accadeva al tempo della guerra in Iraq, e la Turchia è un Paese NATO, sia giocoforza concludere che sia la NATO a finanziare l'ISIL mediante una testa di legno che faccia il lavoro sporco per i Paesi del Patto Atlantico, cioè noi...

A meno che non si voglia credere che ad approfittare dei traffici clandestini di petrolio, il cui scopo collaterale è quello di finanziare l'ISIL a oltranza, sia soltanto la Turchia, in un conflitto in cui sono in sostanza impegnati finanziariamente Paesi occidentali.

É però risaputo che gli acquisti di grezzo dall'Azerbaejan da parte di Israele sono drasticamente calati, ultimamente, in favore degli approvvigionamenti del petrolio siriano, dettaglio quest'ultimo omesso dalla fantasiosa scacchiera illustrata da Cristiano M. A., di certo non di poco conto, a mio avviso, trattandosi dell'attività finanziatrice dell'unica vera potenza militare della Regione.

Così come omessi sono i dettagli relativi: ai "mea culpa" dell'amministrazione americana in merito alla creazione del clone di Al Queda; alle tracce rilevate di finanziamenti all'ISIL da parte dei Paesi occidentali allineati; agli arresti degli ufficiali della IDF sorpresi ad addestrare le milizie del'ISIL; alle armi trasportate, per esempio, da un aereo clandestino proveniente dalla Germania e diretto in Turchia e da qui consegnate in Siria; ai dati pubblicati da una ONG inglese che ha individuato e analizzato imponenti trasferimenti di armi pesanti risultati, dalla verifica dei codici seriali, di provenienza americana e a tutti quei riferimenti in grado di presentare una realtà ben diversa da quella creazione strumentale che è l'ISIL.

La colpa della Turchia secondo Cristiano M. A. sarebbe unicamente quella di aver preso una deriva islamica, di essersi avvicinata all'ISIL e di trovarsi in Europa per il solo 3% del territorio... e per questo va punita. Certo gli sfuggono le conclusioni di David Graeber della London School of Economics: "Se la Turchia avesse imposto contro i territori dell'ISIS lo stesso embargo assoluto che ha imposto contro i territori curdi della Siria (...) il sanguinoso 'califfato' sarebbe da tempo crollato, e presumibilmente gli attacchi di Parigi non ci sarebbero mai stati." E, aggiungo io, se la NATO avesse imposto alla Turchia di farlo l'ISIL non avrebbe resistito per tutto questo tempo...

Per qualche motivo, a mio avviso, Cristiano M. A., vuole quindi vendere un conflitto religioso in luogo di un confronto che non è nemmeno strettamente politico ma di natura finanziaria dove la posta in gioco è, come sempre, il controllo strategico delle fonti energetiche e delle sfere d'influenza.

Si può quindi parlare, secondo lei, direttore, di pericolo islamico? Quando la Fratellanza Musulmana non regge in Egitto che poco tempo? Quando la coesione islamica non credo sia mai stata più debole di oggi tra paesi sunniti allineati all'occidente come Arabia saudita, Emirati, Qatar e Kuwait, guarda a caso co-finanziatori dell'ISIL, Paesi non allineati e Paesi sciiti...

Sentivo Cristiano M. A. discorrere circa la legittimazione trovata dal fondamentalismo nel Corano per decapitare o uccidere "miscredenti"... Sul Corano sapevo si trovasse scritto anche quanto il musulmano debba rispettare i Popoli del Libro... Addirittura viene riconosciuta la verginità di Maria nonché la figura profetica di Gesù...

Mi domando cosa spinga Cristiano M. A. verso quest'odio viscerale nei confronti della propria passata tradizione religiosa? E di conseguenza se, a seguito di tale odio, sia "ipso facto" la persona meno indicata a parlare dell'Islam al pubblico per mancanza di oggettività?

"A seguito degli attentati di Sousse, il Governo tunisino ha chiuso 80 moschee." Riferisce Cristiano M. A. con enfasi, puntualizzando sulla pena esemplare inflitta all'Islam, in un Paese sostanzialmente islamico.

Non mi convinceva la valenza di questa informazione. Innanzitutto perché in Tunisia ci sono decine di migliaia di moschee, quindi sarebbe come dire che in Italia, per sconfiggere un ipotetico pericolo annidato nei luoghi di culto cristiani, fossero state chiuse 80 chiese, ben poca cosa per ovviare al pericolo anzidetto... In secondo luogo il numero di 80 moschee chiuse si riferisce ad un annuncio rilasciato a caldo dal Governo tunisino in seguito alla strage sulla spiaggia di Sousse... Per farla breve, direttore, delle 80 moschee ne sono state chiuse 42, ma soltanto provvisoriamente, in quanto secondo la regolamentazione del Ministero del culto religioso tunisino erano fuori dal controllo dell'autorità o senza autorizzazione. Vale a dire, rilevando una matrice estremista degli assassini di Sousse, si colpiscono i probabili centri d'indottrinamento addossabili presumibilmente agli imam dei centri religiosi stessi: serviva un capro espiatorio per presentare al pubblico una convincente reazione politica e si è colpito chi non era a posto con le autorizzazioni!

Queste notizie le può trovare chiunque nel giro di qualche minuto approfondendo sulle principali fonti giornalistiche... ma anche su "wikipedia"!  Prima parte - segue

Massimiliano D'Amico - Perugia

 

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